L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-24-2023

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GIOVEDÌ 24 AGOSTO 2023 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | C S i c h i a m a n o CADRE, sono un t r i o d i R o v e r i n miniatura - cia- s c u n o d e l l e dimensioni di una valigia a mano - ed esploreranno la Luna effettuando misurazioni simultanee da più punti. L'o- biettivo della loro missione? Dimostrare che più robot possono cooperare ed esplo- rare insieme in modo autono- mo, limitando al minimo la necessità di un intervento umano. A fare parte del team che si sta occupando di questa mis- sione, il cui arrivo sulla Luna è previsto per la primavera del 2024 nell'ambito dell'ini- ziativa CLPS (Commercial Lunar Payload Services) della NASA, c'è l'italiano Federico Rossi, che dal 2018 è tecnolo- go di robotica presso il Mari- time and Multi-Agent Auto- nomy Group della sezione Robotica del Jet Propulsion Laboratory della NASA di Pasadena. Classe 1988, originario di Cardano al Campo, Varese, prima di approdare all'agen- zia spaziale governativa sta- tunitense Federico ha conse- g u i t o u n a l a u r e a i n Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano, un master in Ingegneria aero- s p a z i a l e a l P o l i t e c n i c o d i T o r i n o e u n d o t t o r a t o d i r i c e r c a i n A e r o n a u t i c a e A s t r o n a u t i c a p r e s s o l a Stanford University. C A D R E , c h e è s t a t o annunciato lo scorso 2 agosto, è un technology demonstration. Che cosa significa? In pratica manderemo tre piccoli robot sulla luna, uno dei robot lunari più piccoli che NASA abbia mai costrui- to (pesano 10kg) e la loro particolarità è che sono alta- mente autonomi; normal- mente quando mandiamo dei Rover su Marte c'è un team di umani che segue tutto, siamo noi ad esempio a dire a l R o v e r d i a n d a r e i n u n determinato punto. Invece con CADRE vogliamo fare una cosa diversa, vogliamo dire a questi tre robot: "Ecco un'aerea, esploratela e man- dateci una mappa". E voglia- mo che i robot lo facciano da soli. Se funzionerà questa tec- nologia potrà essere usata in future missioni scientifiche e per Rover più grandi. Prima di provarla su un Rover di grandi dimensioni, la provia- mo su una missione più pic- cola. Che ordini volete dare a CADRE? Faremo in particolare due e s p e r i m e n t i : i l p r i m o d i esplorazione, vogliamo che i Rover catturino delle imma- gini di un'area con le nostre telecamere per ricostruire il tutto in 3D. Il secondo preve- de l'uso di un radar multi-sta- tico in cui tutti i robot tra- s m e t t o n o e r i c e v o n o immagini e questo ci permet- terà di ricostruire la mappa 3D del sottosuolo. Oltre all'autonomia, che altre differenze ci s o n o c o n l a m i s s i o n e d e g l i a l t r i R o v e r a l momento attivi? Prima di tutto comandia- mo un Rover alla volta. Al momento su Marte abbiamo due Rover, Curiosity e Perse- verance, che non si parlano tra loro e che a 2,300 miglia di distanza tra loro. Quindi questa cosa di avere più vei- coli che lavorano tra loro è un aspetto nuovo. Quali sono i vantaggi di questa autonomia? Ci sono due classi di van- taggi. Il primo è che l'autono- mia permette di fare certi tipi di scienza che non si possono necessariamente fare con gli umani. Questo per via della distanza. Ad esempio Satur- no e Urano sono raggiungibili in decine di ore e serve sem- pre più energia per comuni- care lontano. Se vogliamo osservare un fenomeno tran- sitorio, un fenomeno che dura meno di venti ore, non c'è modo per un umano di osservarlo. Inoltre per comu- nicare, andando più lontano servono antenne sempre più grandi. Anche le antenne a t t u a l i d i 7 0 m e t r i f a n n o quello che possono. Quindi si fa più scienza cercando di aggirare e abbattere la velo- c i t à d e l l a l u c e e l a p o c a b a n d w i t h d i s p o n i b i l e . I l secondo aspetto riguarda il fatto che, con questa autono- mia, servono meno persone nel mission control, il che vuol dire che possiamo impie- gare queste persone su più missioni, possiamo usare meglio i soldi federali per fare altre cose. Cosa penso dell'AI di cui si parla molto ultima- mente ed è una tecnolo- gia che utilizzi? Non ricordo dove ho letto che AI è il nome che si applica a tutti i problemi in computer s c i e n c e c h e n o n a b b i a m o ancora risolto. AI è un insie- me di tecnologie che usiamo anche qui. Per esempio nel- l'homebolt planning & sche- duling che nel settore viene considerato il classico AI, una tecnologia sviluppata negli anni '80, oppure una tecnolo- gia di machine learning e reinforcemnet learning. Su CADRE non stiamo usando questo secondo tipo, che usia- mo però a bordo di Curiosity e Perseverance. Si chiama AEGIS ed è un software in grado di riconoscere rocce interessanti e gli scienziati tramite questo riescono a dire al Rover di prendere dei cam- pioni e scattare delle foto. Questo è un tipo di AI utiliz- zata su Marte. Cosa ti ha stupito di più di questi anni alla NASA? JPL è un posto unico al mondo. Se vuoi andare su Marte, la maggioranza delle persone che sono atterrate su Marte sono quasi tutte qui. La cosa che mi ha stupito di più è quanto aperta la cultura del JPL, quando sono arrivato sono stato accolto anche da persone molto in alto, che mi hanno risposto e si sono resi disponibili. Quindi mi ha stu- pito più di tutto questa voglia di raccontare cosa si fa, di condividerlo. Quale è la tua soddisfa- zione più grande? Questo è più che un lavoro. Il lavoro tecnico è bello però a volte è anche faticoso. In quei casi mi ricordo che stiamo a i u t a n d o g l i s c i e n z i a t i a rispondere a domande fonda- mentali e questo mi motiva moltissimo. Si lavora tanto ma quando poi riesci a man- d a r e s u l l a l u n a t r e R o v e r completamenti autonomi, cosa che non è mai stata fatta prima, è una sensazione bel- lissima. A n c h e t u a m o g l i e , Valentina Ricchiuti, lavo- ra al JPL. Di cosa si occu- pa? Anche lei è un ingegnere e si occupa di contamination control, quindi si assicura che q u a n d o m a n d i a m o u n a space-craft o un Rover in giro per il sistema solare non ci siano dei contaminanti. Ad esempio se vogliamo manda- re uno spettrometro per stu- diare le proprietà della super- ficie di una luna del sistema solare, vogliamo essere sicuri che il sensore sia estrema- mente pulito altrimenti misu- riamo le proprietà della con- taminazione che ci siamo presi a Pasadena o in Florida. Dopo CADRE di cosa ti occuperai? Ancora non lo so. Abbiamo dei progetti fantastici in ballo, tra le varie cose stiamo lavo- rando al sample return, che se approvato aiuterà a pren- dere dei samples su Marte e li porterà sulla terra. Poi c'è un progetto interno che si chia- ma EELS, che sarà un robot serpente progettato per anda- re a esplorare i crepacci su Encelado, una luna di Satur- no. Poi c'è Endurance che è un Rover che se approvato percorrerà migliaia di km sulla superficie della Luna raccogliendo dei campioni per poi riportarli agli astro- nauti che atterreranno sul polo sud della luna. Quando è nata la tua passione per la robotica? La passione per lo spazio l'ho sempre avuta, ho sempre tenuto il naso all'insù, per guardare stelle, aerei o lanci. Quella per la robotica è nata durante gli studi universitari. Ho fatto un semestre all'Uni- versità di Tolosa e lì mi sono i n n a m o r a t o . T r o v a r e u n posto come il JPL dove si può fare robotica per lo spazio è stato fantastico Cosa ti ha fatto inna- morare? Il bello della robotica è che vivi in questo mondo rarefat- to che è nella tua testa, fatto di 0 e di 1, di righe di codice. Poi li metti su un robot e lui si muove in uno spazio reale. È come tenere un piede in due spazi, uno spazio matematico e teorico e uno spazio reale. NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Un rover in sviluppo che fa parte del CADRE della NASA supera una roccia durante il suo primo giro autonomo (Photo Courtesy of NASA/JPL-Caltech) Federico Rossi e la missione per la NASA: tre mini rover sulla luna

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