L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-7-2023

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29 GIOVEDÌ 7 SETTEMBRE 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | L a domenica del 12 maggio del 1957, la Ferrari guidata d a A l f o n s o d e Portago esce di strada durante la storica gara automobilistica Mille Miglia, travolgendo e uccidendo 11 spettatori, tra i quali 5 bam- bini. Il pilota spagnolo e il suo co-pilota, il giornalista americano Edmund Nelson, persero la vita sul colpo. Una bufera si abbattè sulla casa automobilistica e su Enzo Ferrari, che in seguito venne imputato di omicidio colposo e lesioni personali (assolto poi il 26 luglio 1961 per non aver commesso il fatto). La tragedia della competi- zione di Brescia è al centro del film Ferrari, presentato in anteprima mondiale alla 80° Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola, diretta d a M i c h a e l M a n n , u s c i r à nelle sale americane il 25 dicembre. A fianco di Adam Driver, che dà il volto a Enzo Ferrari e a Penelope Cruz che ha il ruolo della moglie Laura Ferrari, c'è anche l'attore ita- liano Giuseppe Bonifati. L'at- tore interpreta Giacomo Cuo- g h i , m a n a g e r e a m i c o d i lunga data di Enzo Ferrari, una figura chiave nella sua vita perché fu proprio lui a consigliare all'imprenditore modenese di partecipare alle Mille Miglia. La sceneggiatura del film, che Michael Mann ha scritto insieme a Troy Kennedy Mar- tin, è ispirata al libro di Brock Yates, "Enzo Ferrari – The Man and the Machine". Il regista di Heat, Collateral, e L'Ultimo dei Mohicani, lavo- rava a questo progetto da circa vent'anni. Attore ma anche autore, regista e drammaturgo, Giu- seppe Bonifati è anche poli- glotta – parla sei lingue – e quella con Michael Mann per lui non è la prima volta su un set hollywoodiano. Nel 2017 infatti debuttò sul set di Tutti I Soldi Del Mondo di Ridley Scott, nel ruolo di Giovanni Iacovoni. Giuseppe, come è nata questa esperienza lavora- tiva? C'è stato un primo provi- no, seguito da un call-back a Roma dove ho conosciuto Michael Mann personalmen- te. Ho capito che era andata bene dallo sguardo che mi h a n n o f a t t o i t r e c a s t i n g director. Come si è preparato per il ruolo? Si dice che Giacomo Cuo- ghi e Enzo Ferrari non si fos- sero mai dati del tu, anche se erano molto amici fin dall'in- f a n z i a . M i c h a e l M a n n m i aveva dato dei materiali su di lui, ne ho fatto tesoro anche se poi ho cercato di trovare la mia strada. Il film non ha un intento documentaristico quindi ho avuto delle libertà nel costruire il personaggio. C o m e s i è s e n t i t o a recitare a fianco di un gigante come Adam Dri- ver? Un gigante in tutti i sensi! Adam Driver è davvero molto alto. La prima volta l'ho visto durante il table-read, che sembrava a tutti gli effetti un primo giorno di riprese per- ché c'erano già microfoni e telecamere. Le sedie erano s i s t e m a t e c o n i n o m i d e i nostri personaggi, la mia era tra quella di Adam Driver e Penelope Cruz. Mi sono tro- vato sempre a mio agio con entrambi durante le prove. Molto spesso eravamo solo noi e Michael Mann. Cosa ha assorbito da attori di quel calibro? Sicuramente vederli lavo- rare è stato come partecipare a una vera e propria master- class. Oltre al fatto che Adam Driver è umile e affabile. Che tipo di regista è Michael Mann? Mi è rimasta impressa una scena di gruppo con tantissi- m e c o m p a r s e , a M o d e n a davanti al teatro Storchi. C'e- rano quasi 40 gradi. Abbia- mo fatto circa 50 take, siamo andati avanti fino a sera. Mann ha questa tecnica che in un certo senso si basa sullo sfinimento artistico. Ti fa arrivare dove vuole lui in questo modo, perché dopo un certo numero di prove si libe- ra qualcosa di diverso dai primi ciak. Ridley Scott come era invece? Era molto più istintivo. Mi diceva: "Give me your lines", anche prima di iniziare a girare la scena. Scott si affida m o l t o a l l ' i s t i n t o , m e n t r e Mann è molto meticoloso, p u n t i g l i o s o . S e v e d e u n a mano in tasca che a lui non va bene, la nota a 200 metri di distanza. Che differenza ha tro- vato a lavorare per regi- sti americani rispetto a quelli europei? Gli americani hanno un a p p r o c c i o m o l t o d i r e t t o , molto schietto. Non ci sono compiacimenti. Tutti dicono che Michael Mann è partico- lare come regista, io l'ho tro- vato molto diretto, sa benissi- mo quello che vuole. Ti porta nella direzione che lui si è prefissato, anzi ci si va insie- me, lui ti guida. H a q u a s i e s c l u s i v a - mente scene con Adam D r i v e r e u n p a i o c o n Penelope Cruz. Con lei come è andata? Anche con lei è stato molto piacevole, abbiamo parlato in spagnolo. La cosa divertente è che il macchinista, grande fan di Penelope Cruz, aveva un tatuaggio che la ritraeva e la Cruz quando lo ha saputo ha voluto vederlo a tutti i costi. Lui era così emozionato che è quasi svenuto. Giuseppe, è nato e cre- sciuto a Castrovillari in Calabria, ma vive e lavo- ra in Danimarca da quasi 15 anni. Cosa l'ha portata in Nord Europa? I o e m i a m o g l i e , c h e è ungherese, moltissimi anni fa abbiamo aperto un teatro nel n o r d d e l l a D a n i m a r c a e avviato la nostra compagnia. Poi, da tre anni, ci siamo tra- sferiti nel sud del paese e abbiamo fondato un teatro all'interno dell'aeroporto di B i l l u n d c h e è l a c i t t à d e i Lego. Andiamo molto spesso i n t o u r n é e i n E u r o p a m a anche nel mondo, siamo stati in Venezuela, in Costa Rica, in California. Lo spettacolo si chiama Fly Me To… e prende il nome in base alle capitali in cui andiamo. Lo scorso otto- bre abbiamo portato il nostro spettacolo teatrale alla Santa M o n i c a P l a y h o u s e d i L o s Angeles, che ovviamente è d i v e n t a t o F l y M e T o L A . Siamo rimasti due settimane i n v a c a n z a e c e n e s i a m o innamorati. Santa Monica mi è rimasta nel cuore. Un teatro all'interno dell'aeroporto? S ì , è u n a c o s a u n i c a a l mondo. Si chiama The Flying Theater. I primi due anni sono stati una sorta di pro- getto pilota duranti i quali abbiamo sperimentato, ora stiamo allestendo un teatro fisso in maniera da poter fare gli spettacoli lì, perché al momento li facciamo ai gates, all'arrivo bagagli, nei vari ter- minal. Sorprendiamo i pas- seggeri di tutto il mondo, che passano per l'aeroporto, con esperienze artistiche uniche. I primi li facevamo durante i voli. Come le è venuta que- sta idea? Ho allenato la mia testa a creare idea sempre nuove e originali. È come allenare un muscolo. Non mi accontento mai e appena faccio qualcosa, sto già pensando a cosa fare dopo. Le piacerebbe avere una carriera negli Stati Uniti? A Los Angeles abbiamo dei contatti con l'aeroporto di Santa Monica dove c'è una r e a l t à d i a r t i s t i c h e s o n o molto interessati al nostro p r o g e t t o . L ' o b i e t t i v o a l momento è quello di venire un paio di mesi l'anno in California ed esportare il for- mat anche lì. Quando ha capito che voleva fare l'attore? Non ho mai fatto altro. Ho fatto danza moderna dagli 8 ai 14 anni. Il primo ingaggio l'ho avuto proprio a Castro- villari grazie a un insegnante che era un allievo di Alessan- dro Fersen, un drammatur- go, attore e regista teatrale italiano. Successivamente ho studiato alla Civica Scuola Paolo Grassi di Milano e mi sono perfezionato all'Accade- mia Nazionale D'Arte Dram- m a t i c a S i l v i o D ' A m i c o a Roma. Poi come drammatur- go mi sono formato nel Nord della Danimarca. Ora come ti dicevo siamo a sud, con il nostro Teatro Volante. Pensa che io e mia moglie, che è la produttrice creativa del pro- getto, ci siamo anche sposati in aeroporto. L'attore italiano Giuseppe Bonifati al fianco di Adam Driver nel film 'Ferrari' Bonifati in una scena di Tutti i Soldi del Mondo, di Ridley Scott (Photo courtesy of Giuseppe Bonifati) LIFE PERSONAGGI RECENSIONI ARTE

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