L'Italo-Americano

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31 GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES D opo aver lavo- r a t o c o m e C e l e b r i t y F a s h i o n & Lifestyle Mat- chmaker per Armani, Versace e Dolce &Gabbana tra Londra e Milano, Lucio Di Rosa sen- tiva il bisogno di creare qual- cosa che nascesse dalla sua unicità. Sharon Stone, sua cliente e anche grande amica, un giorno gli disse: "Perché non fai a Los Angeles la stes- sa cosa che hai sempre fatto a Milano?". Nel capoluogo lombardo infatti Di Rosa, terminate le s f i l a t e d i m o d a , a p r i v a l e porte di casa sua invitando le clienti a cena da lui. "Amo cucinare e loro si svagavano". Mi racconta Di Rosa. "Ho capito che anche negli Stati Uniti dovevo puntare sul con- cetto di ospitalità italiana all'interno di un ambiente che non fosse un ufficio, ma una vera e propria casa". Da questa idea è nato lo showroom LDR2022, aperto a West Hollywood e arredato esclusivamente con marchi italiani, da Fornasetti, a Flos e Dr Vranjes. Un luogo che Di Rosa, proprio per come è stato concepito, non ama definire showroom. "La sen- sazione è quella di essere accolto in una casa dove ti accomodi in salotto e ti viene offerto un caffè". Qui Di Rosa, come fatto in p a s s a t o p e r J e s s i c a A l b a , Salma Hayerk, Uma Thur- man, Hillary Swank e molte altre, sceglierà l'abito che le attrici di Hollywood sfogge- ranno in occasione di red car- pet, eventi e gala. Le celebrities si affida- no a figure professionali come la sua per la pro- pria immagine. Qual è il processo creativo nella scelta di un abito e degli accessori per un evento pubblico? Non è semplice. Se parlia- mo del red carpet degli Oscar in genere le attrici chiedono che l'abito abbia un riferi- mento al personaggio che hanno interpretato nel film che è candidato. Se poi so che a loro piace qualcosa in parti- colare faccio scelte mirate. Cosa prende in consi- derazione oltre al fisico, per trovare l'abito giu- sto? Principalmente la perso- nalità. Subito dopo considero le zone di sicurezza che ogni celebrity ha, perché ci sono delle parti che scoprono sen- tendosi più o meno a loro agio. Ad esempio Helen Mir- ren è molto aperta a qualsiasi mia proposta. Altre attrici sono più conservatrici. Un limite che le è stato imposto? A volte mi capita di dover dire di no alle case di moda quando mi chiedono di far sfilare Angelina Jolie e io so che non è possibile, perché lei non vuole. Sapere quali sono i loro limiti mi ha per- messo di mantenere vivi i rapporti con molte di loro in tutti questi anni. Una delle celebrity alla quale è più legato è Sha- ron Stone. Come è nata la vostra amicizia? Ci siamo conosciuti all'e- vento per il decimo anniver- sario dalla morte di Gianni Versace a Los Angeles nel 2007. Ricordo che mi colpì moltissimo perché durante la prova del suo abito, la sarta c e r c a v a i n t u t t i i m o d i d i sistemare una catenella d'oro c h e d o v e v a s o s t e n e r l e i l decolté, ma non ci riusciva. Sharon le ha levato l'ago di mano, ha dato un punto e in mezzo secondo si è sistemata il vestito. Ci siamo fatti uno sguardo d'intesa e da lì è ini- ziata la nostra amicizia, fatta di confidenze e di telefonate a tutte le ore. V e r r à a v e d e r e l o showroom? Sì. Lei ama dipingere e vuole vedere lo spazio per poter realizzare un quadro apposta per me. Me ne aveva regalato uno già per la casa a Milano. Scegliere l'abito per u n a d o n n a , a i u t a r l a durante il fitting, osser- vare la sua fisicità e capi- re la sua personalità… Le celebrities si mettono a n u d o c o n l e i i n t u t t i i sensi. Quale è stato uno dei momenti di intimità vissuti con un'attrice che ricorda in particolare? Quando Angelina Jolie mi c o n f e s s ò c h e B r a d P i t t l e aveva fatto la proposta di matrimonio. Non lo sapeva ancora nessuno! Ricordo che chiuse la porta e mi disse che d o v e v a d i r m i q u a l c o s a . Temevo ci fosse qualcosa che non le andava bene e invece mi sussurrò: "Brad propo- sed!". Di quale abbinamento è più fiero? Ce ne sono diversi. Uno s i c u r a m e n t e è q u e l l o p e r Lady Gaga ai Golden Globes del 2016, fatto in sole 24 ore. L'ispirazione veniva da una foto in bianco e nero di Grace Kelly che la stessa Gaga mi aveva mandato. Abbiamo realizzato un abito di velluto nero ripescando dettagli da collezioni precedenti, come il corsetto e i fianchi imbottiti e aderenti. Quale è stato quello più difficile da realizza- re? Un abito beige che Drew Barrymore ha indossato per i Golden Globes nel 2010. L'a- bito aveva due elementi che io chiamavo "porcospino" perché si trattava di cannucce di vetro che simulavano l'ef- fetto del porcospino, uno sulla spalla e uno sul fianco. Due giorni prima di partire, uno dei sarti di Versace si è girato e per sbaglio ha fatto cadere un porcospino che è andato in mille pezzi. Abbia- mo dovuto farne un altro in tempi strettissimi che è venu- to anche più grande al punto che Drew non riusciva ad appoggiare il gomito. È difficile trovare un abito che unisca la perso- nalità dell'attrice con lo stile dei marchi? Dipende, ad esempio ad Angelina piace il vintage. In questi casi, pur di acconten- tare il talent vado a cercare negli archivi delle sfilate per trovare qualcosa che possa essere la rilettura moderna dell'identità della casa di moda unita alla personalità della celebrity. D u n q u e n o n v a n n o necessariamente usati abiti delle collezioni più recenti? N o , a d e s e m p i o l ' a b i t o b i a n c o c o n u n a p i e g a s u l collo rosso fuoco che Angeli- na Jolie indossò per i Golden Globes nel 2012 era un abito di Gianni Versace, nato nero e con la piega bianca. È stato rivisto in chiave moderna in diverse varianti e lei scelse quella con la piega rossa per- c h é e r a i l p e r i o d o i n c u i amava mettere il rossetto rosso fuoco. Quale celebrity non ha ancora vestito e che vor- rebbe vestire? Julianne Moore. Mi piace moltissimo come attrice e poi ha dei colori stupendi, una pelle candida e occhi glaciali. Per lei sceglierei dei velluti sul viola, verde smeraldo o verde foresta. L a p a s s i o n e p e r l a moda è nata dall'amore per il marchio Versace. Come mai proprio Versa- ce? È nata quando avevo circa 12 anni. Abitavo a Forte dei Marmi sopra la boutique di Versace che quindi avevo sempre sotto gli occhi. Ado- ravo i colori, le stampe, le atmosfere di Miami, così ho iniziato a interessarmi al brand che nei primi anni '90 stava vivendo il suo momen- to d'oro con Gianni. I l t r a g u a r d o p i ò importante che ha rag- g i u n t o p e r i l m a r c h i o Versace? Oltre ad aver vestito Ange- lina Jolie per il suo matrimo- nio, direi aver vestito Michel- le Obama per l'ultima cena di Stato con un abito in maglia di metallo con un colore svi- luppato apporta per lei, il rose-gold, perché le maglie in metallo di Versace sono sem- pre state nere, in argento e in o r o . D i e t r o l e m a g l i e d i metallo c'è un lavoro pazze- sco perché gli anellini vanno agganciati uno per uno. Alla fine la decisione di Michelle Obama doveva essere fatta tra quel vestito e un altro. Q u a n d o s c e l s e i l n o s t r o , Donatella non ci poteva cre- dere! Essere arrivati alla Casa Bianca con un abito Versace è stato incredibile. A proposito di Dona- tella Versace con la quale ha lavorato per 14 anni, quale è stata la cosa più preziosa che le ha inse- gnato? Uno dei suoi insegnamen- ti, che conservo tutt'oggi, è certamente questo: never take a no as an answer. Lucio Di Rosa (sopra) ha lavorato per molto a Milano e Londra, ma ora la sua casa è Los Angeles (Photo courtesy of Lucio Di Rosa) Lucio Di Rosa, lo stylist italiano più amato dalle celebrities di Hollywood

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