L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-21-2023

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www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE 2023 Due o tre giorni al Massimo E s e r i u s c i s s i m o per un attimo a dimenticare la s t o r i a d e l l a costruzione del Teatro lirico di Palermo Vit- t o r i o E m a n u e l e , m e g l i o conosciuto come Massimo e ci affidassimo alla fantasia di improvvisati investigatori per dipanare la matassa, per risolvere l'enigma della iscri- zione sul frontone dell'in- gresso? E basterebbero Due o tre giorni al Massimo per scoprire l'arcano che dal 16 maggio 1897 – data della sua inaugurazione – ai nostri giorni incuriosisce (o afflig- ge?) buona parte dei paler- m i t a n i e d i c h i u n q u e n e abbia una profonda curio- sità? Ebbene, per le edizioni Etabeta, in "Due o tre giorni al Massimo", si sono cimen- tati Gianni Andrei, Antonio C a p i t a n o , M i c h e l a n g e l o Capitano, Giovanni Cassiba, Renato Collodoro, Alessan- d r o L a P o r t a , C r i s t i a n o L e o n e , D o m e n i c o R i z z o , M a r i a n n a S c i b e t t a n e l l a gustosa ricerca dell' autore della frase incisa a caratteri in bronzo che accoglie il pub- blico in cima alla solenne scalinata del teatro e che così r e c i t a : " L ' a r t e r i n n o v a i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l'av- venire". Frase lapidaria e contem- poraneamente monito che già di per sé prepara a un i n t r i g a n t e r a c c o n t o d e l l a n a s c i t a d e l M a s s i m o , d e i suoi protagonisti dell'epoca della costruzione e, attraver- so i racconti degli autori che affondano nella storia reale della edificazione dell'impo- nente edificio ma con quel tanto di fantasia che li rende avvincenti e quasi verosimili, si sviluppano delle teorie – avvolte talora da una sottile i r o n i a e i n s i e m e d a u n a nostalgica ricerca di verità – plausibili e alle quali, almeno a una di esse, vorremmo cre- dere. Ciascun autore ha svilup- p a t o i l p r o p r i o r a c c o n t o facendo riferimento, appun- to, a fatti davvero accaduti o probabili mischiandoli a per- sonaggi che sono realmente esistiti e che fanno parte della reale storia di Palermo, ma trattandoli con semplici artifizi letterari che, al mas- simo, potrebbero rappresen- tare i loro avatar – diremmo oggi – di quelli che furono i protagonisti del tempo. Il gioco della scrittura è davvero intrigante perché parte dal presupposto di un invito da parte di una paler- mitana trapiantata a Roma, Vittoria è il suo nome che, per amore della propria città di nascita e alla ricerca del diario della bisnonna Teresa, decide di indire un concorso, tramite un annuncio su un quotidiano cittadino, per trovare, attraverso dei rac- conti, l'autore della frase posta sul frontespizio del più grande teatro lirico d'Italia e terzo d'Europa dopo l' Opéra National di Parigi e la Staat- soper di Vienna. Il tutto dovrebbe accadere in due o tre giorni al massi- mo. "Le parole sono alla base di ogni manifestazione del- l'uomo, sono pietre miliari e sono ponti, sono letteratura e arte, le parole sono l'intrec- cio di tutte le facoltà dell'uo- mo. Le parole sono l'incanto che sublima il pensiero. Le parole quelle incise, scolpite nella pietra, dette o scritte, sono contrapposte al silen- zio, sono storia". Sono parole di Vittoria da cui si può capi- re il perché affida alla narra- zione, al concorso, la rispo- sta alla domanda sull'autore dell'incisione sulla facciata del teatro Massimo. Il libro si articola tra visite negli spazi della sua infanzia, t r a a m i c i z i e e l u o g h i d e l tempo passato dando al let- tore la possibilità di scoprire – o riscoprire – monumenti, paesaggi, case nobiliari e personaggi nei quali la pro- tagonista viene magicamente proiettata come in sogno. Ma il clou delle pagine è rac- chiuso nell'esposizione delle varie teorie dei concorrenti scrittori che, alla fine, se sve- leranno l'arcano, se daranno un nome e quello vero, rice- veranno un cospicuo premio. N o n s o n o m o l t i s s i m i g l i autori che rispondono all'ap- pello ma i loro racconti, tra il vero e il fantasioso, narrano di una Palermo che fu, senza nostalgia, ma accompagnan- do il lettore in luoghi e per- sonaggi alcuni dei quali real- mente esistiti e facenti parte della storia della città. Non mancano le sottolineature per l'amore verso Palermo e verso il suo teatro, la sua costruzione che viene rac- contata senza immaginazio- ne con documentazione sto- rica anche se a volte roman- zata. A f a t t i m a i a c c a d u t i s i intrecciano storie rielaborate di avvenimenti reali, di per- sonaggi frutto di costruzioni mentali, di proiezioni di sé. A v o l t e u n r a c c o n t o p u ò assumere i contorni di un giallo e non mancano le cita- z i o n i l e t t e r a r i e c o m e , a d esempio, "Il sogno è l'infinita ombra del vero"(Giovanni Pascoli) oppure il protagoni- sta precipita in una direzione onirica soprattutto se si pre- sta attenzione alle coinciden- ze in cui la musica del Fal- s t a f f d i V e r d i , o p e r a rappresentata all'inaugura- zione del 1897, viene perce- pita in contesti fuori dal tea- tro ma significativi rispetto alla narrazione. N o n m a n c a n e a n c h e i l r a c c o n t o p r o p r i o d e l l a c o s t r u z i o n e , d e l l a s t o r i a degli architetti Giovan Batti- sta Filippo Basile, del figlio Ernesto succedutogli alla sua m o r t e e d e l l e i m p r e s e costruttrici Giovanni Rutelli e Alberto Machì. E sono cita- te anche le statue dei due leoni rappresentanti l'uno la Tragedia a opera di Benedet- to Civiletti, l'altro la Lirica a opera di Mario Rutelli auto- re, tra l'altro, della quadriga in bronzo di Apollo, in cima all'arco di trionfo che sor- monta l'ingresso del teatro Politeama, mentre la coppia di cavalli posta lateralmente al cocchio è di Benedetto Civiletti. Non poteva mancare un riferimento alla lingua sici- l i a n a c h e v i e n e u s a t a i n diverse parti dei racconti ma b e n t r a d o t t a n e l l e n o t e a margine, così che sia com- prensibile a tutti il significa- to di ciò che si legge e insie- m e s i a c o n s e r v a z i o n e e memoria delle proprie radici anche linguistiche. T r a l e p a g i n e t r a s p a r e anche lo stupore dell'ignoto, della sua scoperta che non d à r i s p o s t e m a g e n e r a domande. E fa crescere, e fa commuovere dove non è la polvere che inumidisce gli occhi. Quella polvere che ancora oggi si frappone tra il visitatore del teatro e i ricor- di che anche una sfida lette- raria può suscitare. L a s t o r i a d e l M a s s i m o racconta della volontà del- l'amministrazione cittadina del tempo di costruire un tempio dell'arte per il quale fu necessario abbattere un intero quartiere per fare spa- zio ai suoi settemilasettecen- totrenta metriquadrati in cui si sviluppa l'edificio. La deci- sione di abbattere conventi, c h i e s e , a b i t a z i o n i n o n f u però, ovviamente, gradita a tutti e perfino una monaca che viveva all'interno del convento poi demolito, rifiu- tandosi di andar via – narra la tradizione - continua ad a g g i r a r s i t r a l e m u r a d e l palazzo, per dar atto alla sua maledizione di disturbare chiunque non credesse alla sua storia. Non c'è soluzione, dun- que, dai racconti che sono il frutto di ricerche storiche, certamente, ma avvolte da un amore e da una curiosità che non cesserà mai di esse- re non soltanto tra i palermi- tani ma anche tra coloro che si imbattono nella lettura d e l l ' a n o n i m a , l a p i d a r i a frase. Soltanto la fantasia può dare risposta a chi cerca l'autore della frase. Pirandel- lianamente, quindi, può dirsi che gli autori potrebbero essere Uno, nessuno, cento- mila. LIFE PERSONAGGI RECENSIONI STORIA Una statua di Giuseppe Verdi al Teatro Massimo di Palermo (Photo: Ioana Grecu/Dreamstime) e, nel riquadro, il "padre" del Massimo, Giovan Battista Filippo Basile (Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Cantagalli - L'illustrazione popolare, Fratelli Treves Editori - Milano, 1891. Public Domain)

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