L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-19-2023

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19 GIOVEDÌ 19 OTTOBRE 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | I l M a t t a t o i o è i l museo più insolito di Roma. Non può che e s s e r e p a r a g o n a t o all'altro museo unico nel suo genere della città: il Museo Centrale Montemarti- ni di Ostiense, una centrale elettrica degli anni '30, dove i marmi romani del I secolo condividono lo spazio muse- ale con il generatore di cor- rente ancora al suo posto al centro dello spazio museale. Dedicato all'arte contem- p o r a n e a , u n t e m p o l ' a r e a museale era un mattatoio, ora riconvertito in uno dei tanti Musei Civici di Roma, c h e o s p i t a u n a v a r i e t à d i mostre durante tutto l'anno. C o m e s p i e g a i l s i t o d e l museo, originariamente era conosciuto come Mattatoio di Testaccio e fu progettato da Gioacchino Ersoch tra il 1888 e il 1891. Il progetto è considerato tra i più impor- tanti esempi di architettura i n d u s t r i a l e d e l l a c i t t à . I l restauro è iniziato all'inizio degli anni 2000 e il museo è stato inaugurato nel 2006. La particolarità dell'edificio è che archeologi e architetti hanno conservato l'originale deposito dell'acqua, i recinti e gli apparati per la lavorazione dei suini che circondano l'ed- ificio. Parti di esso pendono dai soffitti degli interni dei due grandi spazi della galle- ria. Nel contesto dell'uso s t o r i c o d e l m u s e o , c ' è u n n e t t o t o c c o p o l i t i c o n e l l e mostre nei due padiglioni del mattatoio che Carole e io abbiamo visitato la primavera scorsa. I l v i s i t a t o r e d e v e f a r e attenzione: c'è un carattere m a c a b r o n e l l a s t r u t t u r a . Entrando nel sito attraverso il cancello principale, proprio di fronte al Mercato di Tes- taccio, il visitatore vede per la prima volta - ancora al suo posto, in alto all'esterno del- l'edificio - il trasportatore in ferro, la cui funzione origi- naria era quella di trasportare i maiali già macellati nelle sale di macellazione dove v e n i v a n o p r e p a r a t i p e r i l mercato. Un po' più all'inter- no del parco, il visitatore può vedere gli abbeveratoi e le alte recinzioni in acciaio che costituivano i recinti per i maiali prima della macel- lazione. È triste, sì, ma fa parte della storia industriale della produzione alimentare che è ancora con noi. A sec- onda della prospettiva dello spettatore, la struttura offre uno sguardo affascinante sull'architettura industriale e la lavorazione alimentare del XIX e dell'inizio del XX seco- lo, oppure un triste ricordo della storia della crudeltà sugli animali nel nostro set- tore di produzione alimenta- re, inclusa la macellazione contemporanea degli ani- mali. D u e m o s t r e m e t t o n o a confronto la storia dell'agri- coltura in Italia con l'arte, l'immigrazione e l'ecologia. Le mostre affrontano il riscal- d a m e n t o g l o b a l e , l a p r o - duzione alimentare e lo sfrut- t a m e n t o d i c o l o r o c h e raccolgono i nostri raccolti e macellano i nostri animali; ci r i c o r d a n o l a n e c e s s i t à d i prenderci cura dell'ambiente di fronte al riscaldamento globale. Sfortunatamente, la controparte politica è ancora incline a chiudere un occhio sulle preoccupazioni ambien- tali e lo sfruttamento della manodopera agricola immi- grata e a bassa retribuzione. Nel padiglione ovest si trovava la mostra Puriur- bana, dedicata alle risorse agricole e al territorio esterno al centro cittadino e alle sue periferie, che hanno occupato troppe porzioni di territorio un tempo deputato all'agri- coltura. La mostra estende la sua portata per includere il r u o l o t r o p p o s p e s s o n o n riconosciuto che gli immi- grati svolgono nel lavoro agri- colo: con fotografie storiche di lavoratori e campi alle p a r e t i , i l c e n t r o d e l padiglione espone i primi attrezzi agricoli e gli utensili manuali un tempo utilizzati dai lavoratori. La cosa più istruttiva di t u t t e è c h e u n p a d i g l i o n e espone mappe storiche che mostrano lo sviluppo delle aree suburbane che, negli ultimi due secoli, hanno "col- onizzato" e cancellato le terre agricole di Roma. Il messag- gio è forte: questa "coloniz- zazione" del territorio è stata progressiva ed è avvenuta s e n z a c h e n e s s u n o s e n e accorgesse e senza preoccu- parsi troppo della perdita del patrimonio agricolo di Roma. Nel processo, gli abitanti delle città hanno perso la connessione con il dove e il come viene prodotto il cibo che mangiano. A l l ' e s t r e m i t à d e l padiglione si trova una picco- la barca da pesca, posta a simboleggiare i rischi che corrono gli immigrati nell'at- traversare il Mediterraneo per arrivare in Italia. Per la m a g g i o r p a r t e d i q u e s t i immigrati, "clandestino" è forse la parola più precisa. All'arrivo, molti iniziano la loro vita in Italia come lavo- ratori agricoli a bassa ret- ribuzione, soprattutto in Cal- abria e in altre regioni del sud. Ma gli abitanti delle città e delle periferie che fanno acquisti nei numerosi mercati e n e g o z i d i a l i m e n t a r i d i Roma lo fanno senza pensare all'origine del cibo nè a chi lo raccoglie o lo confeziona. La mostra sensibilizza alla soli- darietà tra gli abitanti delle periferie e delle città, i lavora- tori agricoli e la terra. La mostra nel padiglione est, Terra Animata, unisce immagini di pratiche agricole tradizionali e arte. Contiene esposizioni di prodotti agri- coli, semi, frutta secca, stru- menti e insetti che svolgono un ruolo vitale nell'impolli- nazione agricola. Sono pre- senti fotografie storiche che ritraggono lavoratori e pro- duzioni agricole di epoche precedenti. Accanto a loro ci s o n o s u g g e s t i v e s c u l t u r e astratte che riflettono i nostri spazi rurali e i terreni agri- coli. C'è anche una stanza in c u i v i e n e v i s u a l i z z a t o u n video con attori in una pan- tomima in cui raccolgono prodotti chini a terra, altri- m e n t i n o t o c o m e " s t o o p labor". Mentre il discorso su migranti e immigrati tormen- ta la politica italiana e euro- p e a , s i a P u r i u r b a n a c h e Terra Animata ci ricordano il ruolo centrale, troppo spesso svalutato, che i nuovi arrivati svolgono nelle nostre vite. Naturalmente, va a grande merito dell'Italia il fatto che il Paese è leader mondiale nella p r o d u z i o n e a g r i c o l a p i ù sostenibile e umana. Il Movi- mento Slow Food è stato fondato nel 1989 da Folco Portinari, nato in un piccolo paese vicino a Torino. Porti- nari ha il merito di aver por- tato a un pubblico più ampio i n I t a l i a , e o r a i n t u t t o i l mondo, una maggiore con- sapevolezza sull'ambiente e di aver incoraggiato la pro- duzione locale del cibo che consumiamo, in contrappo- s i z i o n e a l l a p r o d u z i o n e industriale dei nostri prodotti animali e agricoli. Nel 2007 Oscar Farinetti, originario di Alba, aprì il suo primo Eataly a Torino. Oggi s o n o p i ù d i q u a r a n t a g l i Eataly nel mondo. L'obiettivo di Farinetti, come Portinari, era quello di incoraggiare e s o s t e n e r e l a p r o d u z i o n e locale e l'artigianato culinario italiano per promuovere il marchio italiano nel mondo. Più recentemente, un'edi- z i o n e p r i m a v e r i l e d e l l ' E - spresso ha annunciato che nel 2019 Federico Romeri e Nicolò Lenoci hanno fondato Pascol nel Nord Italia. Pre- occupati che il 50% della carne italiana provenga dal- l'estero, Romeri e Lenoci intendono incoraggiare la produzione locale di carne in modo che gli allevatori pos- sano controllare meglio la cura riservata agli animali e all'ambiente. Pascol si con- centra sull'allevamento più solidale degli animali da fat- toria e sull'impatto che l'alle- vamento ha sull'ambiente. All'uscita dalla mostra ho pensato al contenuto delle due mostre nel contesto della storia del Mattatoio e della produzione industriale di carne. Nel secolo scorso c'era poca attenzione al benessere degli animali da allevamento e alla loro macellazione. Ma l ' i n d u s t r i a a l i m e n t a r e i n Italia sta cambiando, e in meglio. L'Italia è tra i leader m o n d i a l i n e l s o s t e n e r e e praticare un trattamento più sostenibile e sensibile degli animali macellati per il con- sumo. A pochi passi dal Matta- toio c'è il Nuovo Mercato di Testaccio, uno dei mer- cati più belli di Roma. In mostra, l'abbondante pro- duzione agricola della regione e il pesce del Mediterraneo. Sugli scaffali sono presenti tutti i rinomati prodotti DOC che contraddistinguono l'I- talia non solo in patria ma nel m o n d o . M a l a m o s t r a a l Museo Mattatoio, con il suo peschereccio naufragato, ci ricorda che c'è un elemento umano nei prodotti che con- sumiamo: i buoni prezzi sono dovuti al basso costo della manodopera immigrata. La m o s t r a e i l v i c i n o N u o v o Mercato di Testaccio, forse non a caso, si commentano a vicenda: se vogliamo man- tenere l'attuale ritmo di pro- duzione, sia in quantità che in qualità, dobbiamo farlo con attenzione all'ambiente e alle persone che raccolgono i nostri raccolti. I n q u e l p o m e r i g g i o d i aprile, dopo un breve ma otti- mo pasto al mercato, Carole ed io abbiamo pensato che una visita nel luogo dove finisce tanta parte della pro- d u z i o n e l o c a l e i t a l i a n a sarebbe stato un giusto com- plemento alla nostra giorna- ta: siamo andati da Eataly, che è a breve distanza dal Piazzale dei Partigiani. Per verificare la precisione del nostro GPS cellulare, abbi- amo chiesto indicazioni a due gentili signori, che ci hanno confermato la strada. Mentre ci allontanavamo, uno dei signori ci ha urlato di riman- do: "Buon Partigiani", io gli ho urlato di rimando: "Sì, Buon Partigiani", mentre tutti ridevamo. La politica in I t a l i a n o n è m a i l o n t a n a , anche quando si chiedono indicazioni a Roma. Il Museo Mattatoio di Testaccio a Roma Una donna fa la spesa al mercato di Testaccio (Photo: Sjors Gijsbers/Shutterstock) e, a destra, L'entrata principale del MACRO, a Roma Testaccio, anche conosciuto come il Museo del Mattatoio (Photo: Valerio Rosati/Dreamstime) LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA

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