L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-11-2024

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17 GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2024 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | C r e c c h i o è u n p i c c o l o b o r g o s i t u a t o i n p r o - vincia di Chieti, n e l l a r e g i o n e dell'Abruzzo, nell'Italia cen- trale, noto per le sue caratte- ristiche storiche ben conser- vate, tra cui il suo suggestivo castello. Fa parte dell'asso- ciazione I Borghi più Belli d'Italia, che ne riflette il carattere pittoresco e cultu- ralmente ricco. Arroccato in una parte dell'Abruzzo che passa dai monti della Maiel- la alla costa adriatica, Crec- chio è circondato da colline ondulate, vigneti, uliveti e frutteti. S e c o n d o g l i s t o r i c i , i n epoca arcaica era conosciuto come Ok(r)ikam e in seguito venne chiamato Ocriculum dai Romani. La scoperta di una villa romano-bizantina nel 1973 ha svelato un tesoro di manufatti di vari periodi, t r a c u i l ' e p o c a o s t r o g o t a , longobarda e bizantina. Durante il Medioevo, in particolare sotto la dinastia degli Angioini, Crecchio fu un'importante cittadella e, nel XV secolo, passò sotto il controllo di diverse famiglie nobili, tra cui i Marzano e i De Riseis. Uno degli edifici storici più importanti di Crecchio è il suo castello del XII secolo, i l C a s t e l l o D u c a l e d i Crecchio. Costruito inizial- mente dai Longobardi nell'- VIII secolo, fu poi di pro- prietà dei Normanni e degli A r a g o n a , c h e l o f e c e r o restaurare nel XV secolo, e poi della famiglia De Riseis. Ma il castello riveste una notevole importanza storica a n c h e i n t e m p i a n o i p i ù vicini: durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, servì come rifugio tempora- neo per il re Vittorio Ema- nuele III d'Italia dopo l'ar- mistizio. Anche il castello fu b o m b a r d a t o d a g l i A l l e a t i durante la guerra e successi- vamente venne ricostruito conservando l'aspetto origi- nario. Oggi ospita un museo che espone reperti abruzzesi bizantini. Ma Crecchio ha altre bel- lezze storico-architettoniche d a m o s t r a r e o l t r e a l s u o castello e, tra queste, spicca- n o s i c u r a m e n t e P a l a z z o Monaco e l'annessa Chiesa di Santa Maria da Piedi. Costruita nel 1581, questa chiesa oggi funge da audito- rium ed è caratterizzata dal suo campanile a vela e dal suggestivo portale in arena- ria, che risale al 1584. Poco sotto il paese, nella Valle e Parco dei Mulini lungo il fiume Arielli, si tro- vano antichi mulini e torchi che un tempo sfruttavano la f o r z a d e l f i u m e . N o t i p e r essere operativi dal 1630, q u e s t i m u l i n i s o n o s t a t i restaurati negli anni '90 e ora fanno parte di un parco che è un tesoro sia naturale che archeologico. Interes- sante infine il Santuario di Santa Elisabetta, patrona di Crecchio, che custodisce preziosi ex voto e una statua lignea della Madonna, testi- monianza dell'abile artigia- nato abruzzese del XIV e XV secolo. L'economia di Crecchio è basata principalmente sul- l'agricoltura, con particolare attenzione ai vigneti e agli uliveti. La regione è nota per la produzione del Mon- tepulciano d'Abruzzo, un vino rosso denso, e del Treb- biano, un ricco vino da tavo- la bianco. Nonostante le sue piccole dimensioni, il paese presenta anche alcune atti- vità commerciali nel settore tessile e meccanico. Quando si parla di diver- t i m e n t i e t r a d i z i o n i , u n a p p u n t a m e n t o c l o u n e l c a l e n d a r i o d e l p a e s e è l a Cena con i Bizantini che si svolge l'ultimo fine setti- mana di luglio. Un mix di r i e v o c a z i o n e s t o r i c a , c o n musica e costumi antichi e buon cibo, è un'esperienza coinvolgente, che collega le delizie culinarie direttamen- te alle radici bizantine del villaggio. A fine agosto Crecchio si veste di festa per la festa di S a n t ' E l i s a b e t t a , l a s u a santa patrona, una celebra- zione che fonde riverenza spirituale e gioia comunita- r i a , c o n f a n f a r e , s t a n d gastronomici ed eventi spe- ciali. Ma l'essenza di Crecchio, così come è tipica di tante città e paesi italiani, è rac- chiusa anche nelle sue tradi- zioni culinarie, profonda- m e n t e r a d i c a t e n e l patrimonio agricolo. I piatti locali rispecchiano questo legame con la terra e presen- tano ingredienti come farina di mais, verdure selvatiche e formaggi regionali. Una spe- cialità natalizia locale sono i calcionetti, piccoli biscotti a forma di mezzaluna ripieni di un dolce di nocciola e frit- ti fino a doratura. Il ripieno è tipicamente costituito da castagne, mandorle, ciocco- l a t o , c a n n e l l a e s c o r z a d i limone, ma alcune varianti incorporano altri ingredienti come nocciole, ceci o frutta secca. Crecchio, ovviamente, è orgogliosa del suo status di città del vino e dell'olio d'oli- va, producendo uno squisito olio extra vergine di oliva e i già citati vini Montepulciano d'Abruzzo e Trebbiano. L a F i e r a d i S a n t ' O r s o a d Aosta è una tra- dizione secolare c h e c e l e b r a l a ricchezza dell'artigianato e del folklore della regione. Si tiene ogni anno il 30 e 31 g e n n a i o e d è u n o d e g l i eventi più importanti del calendario valdostano. L'evento fa risalire le sue origini a oltre un millennio fa (la prima menzione docu- mentata della fiera risale al 1000 d.C.) il che la rende una delle più antiche della regione. Il suo omonimo, S a n t ' O r s o ( n o t o a n c h e come Ursus d'Aosta) è stato un monaco ed evangelista irlandese, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e patrono di Aosta. Poco si sa dei primi anni di vita di Orso: si ritiene provenisse dall'Irlanda e sia arrivato ad Aosta agli inizi del VI seco- lo. Divenne monaco presso l'Abbazia di San Giusto ad Aosta e successivamente fu nominato arcidiacono. Era rinomato per la sua genti- lezza e generosità, soprat- tutto verso i poveri. Ad Orso è attribuito il merito di aver convertito molte persone al Cristianesimo ad Aosta e si dice anche che abbia com- piuto molti miracoli, tra cui la guarigione dei malati e la resurrezione dei morti. Orso era particolarmente noto per la sua gentilezza verso i poveri e la sua generosità nel donare i suoi beni. La fiera inizialmente ini- ziò come un modesto radu- no in cui gli agricoltori e gli a r t i g i a n i l o c a l i p o t e v a n o vendere i loro prodotti: non era altro che un mercato in cui gli artigiani locali com- merciavano i loro prodotti e un momento in cui le perso- ne potevano socializzare e divertirsi. Ben presto, però, divenne una parte impor- tante della cultura aostana. Nel corso dei secoli, la f i e r a s i è e v o l u t a i n u n a celebrazione dell'identità u n i c a d i A o s t a e , o g g i , è un'occasione speciale per mostrare l'artigianato tradi- zionale della regione, tra cui la lavorazione del legno, la tornitura, il vimini, la lavo- razione del cuoio, il ferro battuto, la lavorazione della pietra e il tessile. Ci sono anche numerose bancarelle c h e v e n d o n o c i b o e v i n o locali e per le strade si pos- s o n o a s c o l t a r e m u s i c a e danze tradizionali. Il fulcro della fiera è la Veillà, una veglia festosa che si svolge nella notte tra il 30 e il 31 gennaio. Le strade sono illu- m i n a t e d a l a n t e r n e e s i riempiono di gente che si gode l'atmosfera e la musica tradizionale fino all'alba. U n a r t i g i a n o a l l a v o r o d u r a n t e l a f i e r a d i S a n t ' O r s o ( P h o t o : V a l e r i a Sangiovanni/Dreamstime) Crecchio: l'antico borgo medievale dove trovò rifugio un re Una veduta aerea di Crecchio (Photo: D-VISIONS/Shutterstock) La Fiera di Sant'Orso, la festa più grande di Aosta LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA

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