L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-25-2024

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altrove, vedremmo tutt'altro rispetto all'acqua che bagna le fondamenta dei palazzi storici: "Mentre l'intelligenza artificiale può imitare stili e tecniche, il cuore e l'anima dell'arte – il tocco umano – è insostituibile" dice Secchi. Allo stesso modo, visitare l'I- talia può essere molto più di una checklist da spuntare, tutto dipende dall'atteggia- mento con cui si vive un sog- giorno italiano: può essere un viaggio alla scoperta di sé, u n m o d o p e r m e t t e r e i n discussione le proprie abitu- dini o per comprendere l'ere- dità culturale che un italoa- mericano porta con sè, anche se vive lontano. NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 25 GENNAIO 2024 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | L e foto-passeggiate c h e o f f r e s o n o m o l t o p i ù d i u n corso di fotografia p a e s a g g i s t i c a . Marco Secchi è un fotorepor- ter pluripremiato. Basti dire che il colosso Getty Images concede in licenza esclusiva le sue immagini. Seguire un suo workshop consente di capire la differenza tra vedere e o s s e r v a r e , p e r m e t t e i n p o c h e p a r o l e d i c a m b i a r e atteggiamento nel momento in cui si decide di scattare una foto con il telefonino. Questo sguardo "rigenera- to" che non solo impara a cogliere i dettagli ma cerca di capire cosa c'è dentro quello c h e c i i n c u r i o s i s c e , è u n a lezione che va ben oltre la fotografia. Perché imparare ad andare oltre la superficie, le apparenze, consente di comprendere meglio ciò che ci circonda, il patrimonio ambientale e paesaggistico che ci fa dire ma non capire f i n o i n f o n d o p e r c h é , a d esempio, l'Italia è un Belpae- se. Questa definizione che è diventata un sinonimo della penisola e che ha origini anti- che se è vero che già Dante e Petrarca, i sommi poeti della prima letteratura in italiano, così la definirono nei loro capolavori, nell'Inferno ("del bel paese là dove 'l sì suona") della Divina Commedia il primo e nel Canzoniere ("il bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda et l'Alpe") il s e c o n d o , è t u t t ' a l t r o c h e vuota o stereotipata. Basta guardarsi attorno per vedere con "occhi nuovi" il paesaggio attorno a noi. Spesso capita che proprio i residenti, coloro che dovreb- bero conoscerlo meglio, non riescano a valorizzare il luogo che li circonda e restino sor- presi nel sentire turisti e viag- giatori che decantano aspetti sottovalutati o mai notati prima. Viceversa, i forestieri, che magari immediatamente colgono gli aspetti emergenti di un territorio (per differen- za rispetto ai contesti di pro- venienza), spesso peccano di a p p r o f o n d i m e n t o , c i o è s i lasciano distrarre dal fascino immediato di un paese o una città ma non riescono a com- prenderne altri aspetti. Fare u n a f o t o g r a f i a s i g n i f i c a , almeno nelle lezioni dei gran- di fotografi, pensare, decodi- ficare, tradurre, sentire un luogo e non semplicemente fermarlo dentro un'immagi- ne. Una foto cioè, è molto di più di un semplice click sul telefonino. Secchi dice: "Credo che ogni fotografia dovrebbe rac- contare una storia piuttosto che essere una bella immagi- ne". In altre parole, si tratta di dare sostanza a quello che si vede. Riuscire a compren- dere Venezia o i veneziani durante una passeggiata, ad esempio, diventa un esercizio complicato fino a quando non si capisce che è tutta una que- stione di empatia, di scambio reciproco: solo quando si crea un dialogo interiore con il luogo sarà possibile riuscire finalmente a vedere davvero Venezia e a fotografarla. I suoi ponti, le calli, le gondole, il lungomare romantico, le chiese, gli isolotti, i campani- li, i canali sono così belli e i n e f f a b i l i c h e m i l l e f o t o potrebbero non bastare. Ma in quelle mille foto potremmo riuscire a metterci dentro sol- tanto un paesaggio ovvia- m e n t e d i v e r s o d a V e n i c e Beach o Fisherman's Wharf, ma poco altro, se non siamo riusciti a percepire l'anima magica della laguna. In fondo cosa ci distingue dall'intelligenza artificiale dei nostri telefonini? Con tutte le telecamere e gli algoritmi istallati, i nostri smartphone potrebbero fare foto dieci volte migliori persino senza il nostro intervento. Ma al di là dello scatto perfetto, la foto potrebbe non cogliere affatto l'emozione di un turista che si trova davanti alla magnifi- cenza di Venezia. Un telefoni- no mai riuscirebbe da solo a far vedere quello che vedono gli occhi di chi torna a Vene- zia dopo anni. Quella persona potrebbe persino vedere cose che non ci sono: persone, sguardi, abiti, ricordi lontani, passeggiate in una piazza San Marco deserta mentre è affol- lata di turisti, perché in realtà tra i sestieri sta cercando memorie e sensazioni passa- te. "L'arte – dice Secchi - non riguarda solo il prodotto fina- le ma il processo: l'esperienza umana, l'emozione e il tocco personale che contribuiscono alla creazione di un pezzo. L'idea che l'intelligenza arti- ficiale possa replicare o sosti- tuire la creatività umana sol- leva interrogativi sul valore e s u l l ' u n i c i t à d e l l ' a r t e . L a domanda è: può davvero l'in- telligenza artificiale replicare la profondità delle emozioni umane e le sfumature dell'e- sperienza personale, così spesso al centro dell'arte?". Insomma, è il mondo in cui ci approcciamo al mondo a fare la differenza. Così, se quella passeggiata a Venezia la facessimo con un residen- te, un fotografo del posto o chi l'ha lasciata per trasferirsi L a l e z i o n e e m o z i o n a l e d e l l a f o t o g r a fi a , strumento per scoprire il Belpaese giancarlo.fadin@protravelinc.com Direct: 818-783-0208

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