L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-8-2024

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15 GIOVEDÌ 8 FEBBRAIO 2024 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori, con l'avvicinarsi di S a n V a l e n t i - no, ho pensato a g l i a n n i Q u a - ranta, quando le frecce di Cupido lasciavano facilmen- te il segno sui tavoli della sala da pranzo e, per centi- naia di ragazze italo-ameri- cane, gli "sposi di guerra" diventavano il lato positivo delle nuvole di guerra che incombevano sul loro "fronte interno". Nel libro Italian Priso- ners of War in America, 1942-1946, l'autore Louis E. Kieffer registra la storia di 15.000 prigionieri di guerra italiani catturati in Nord Africa durante i combatti- menti nel deserto e spediti negli Stati Uniti come prigio- nieri di guerra. Dopo che l'I- talia si arrese agli Alleati e dichiarò guerra alla Germa- nia, i prigionieri di guerra l a v o r a r o n o c o n l ' e s e r c i t o come collaboratori del Servi- ce Unites, servendo postazio- ni militari in tutti gli Stati Uniti. I 15.000 cooperatori rimasero fino al loro rilascio, nel 1946. Il testo stesso si basa su interviste con ex pri- gionieri di guerra, le loro famiglie e il personale milita- re statunitense che lavorava con loro. *** La fidanzata americana del signor A. A. venne in Ita- lia nel 1947 e, per la sua luna di miele, trascorse sei setti- mane in visita ai parenti. A n c h e s e l u i n o n d o v e t t e aspettare molto per tornare negli Stati Uniti, la coppia dovette recarsi all'ambascia- ta americana a Genova una decina di volte per firmare tutti i documenti necessari. Il signor E. F. ricorda che quando ritornò in Italia nel 1945 le condizioni erano pes- sime, cibo e vestiario scarsi e lavoro impossibile da trova- re. L'unico punto luminoso della vita erano i ricordi felici degli amici che aveva stretto a P r o v i d e n c e , n e l R h o d e I s l a n d , e d i u n a f a m i g l i a molto affascinante che era stata molto ospitale con lui e i suoi amici. Lui si era inna- m o r a t o d i u n a d e l l e l o r o figlie, e lei di lui, così nel 1947 andò in Italia dove si s p o s a r o n o e , s e t t e m e s i dopo, tornarono in America. L a f u t u r a m o g l i e d e l signor M. C. si recò in Italia nel 1946, e grazie al fatto che era cresciuto a San Giovanni Rotondo, su sua richiesta, furono sposati da P a d r e Pio. Il signor A. M. incontrò la sua futura moglie a Seattle q u a n d o e r a c o n u n ' u n i t à I S U . T e n t ò d i o t t e n e r e i l visto presso l'ufficio consola- re americano a Napoli ma senza successo, così la futura moglie venne in Italia. Fu la prima ragazza americana a visitare la sua città natale, Taurasi, vicino Napoli, e l'in- tera città andò davanti al luogo in cui alloggiava per accoglierla. Si sposarono nella Chiesa di San Marciano nel 1946, alla presenza anche del sindaco. L a f u t u r a m o g l i e d e l signor A. M. lasciò New York per raggiungerlo il 2 maggio 1947 sulla Marine Shark, conosciuta ufficiosamente come La Barca d'Amore, poiché a bordo c'erano oltre 100 donne americane, tutte dirette in diverse città in Ita- lia per raggiungere i loro fidanzati ex detenuti. *** Sal, un ex prigioniero di guerra, divenne un ristorato- re di successo. Era attivo nei circoli musicali e, come pri- gioniero di guerra, aveva un gruppo che si esibiva agli spettacoli dell'USO. L'ho incontrato a San Jose, in California, quando era un membro attivo della Italian- American Heritage Founda- tion, e spesso cantava alla loro festa annuale. Sal morì nel 1989, ma i ricordi felici di lui che cantava canzoni ita- liane permangono. *** Anche prima dell'inizio della campagna di Tunisia, c'erano almeno 250.000 pri- gionieri italiani sparsi fra Inghilterra, Scozia, Egitto, Sud Africa, India e Australia. Gli inglesi chiesero agli Stati Uniti di togliergli dalle mani alcuni prigionieri di guerra, e le due nazioni concordarono che tutti i prigionieri dell'As- se catturati in Nord Africa dopo lo sbarco alleato del novembre 1942 sarebbero stati considerati di proprietà americana. L'esercito ameri- cano mantenne molti prigio- nieri di guerra italiani nelle zone di guerra. Nel settem- bre 1942 ne contava circa 82.000 in Nord Africa e Sici- lia, ma solo 48.000 negli Stati Uniti. Molti dei prigio- nieri di guerra trattenuti in Nord Africa furono infine spediti attraverso il Mediter- raneo per sostenere le truppe statunitensi che invadevano la Francia meridionale nel- l'ottobre 1944. Circa 15.000 prigionieri di guerra italiani furono trasferiti alle autorità francesi per essere utilizzati come lavoratori in Nord Afri- ca. Nel libro leggiamo di Sal Davide, prigioniero di guerra e ristoratore in divenire. Sal, che era salpato da Casablan- ca sul Mariposa, transatlan- tico americano poi trasfor- mato in nave militare, sbarcò a Boston a metà del 1943, e si recò prima a Fort Leonard Wood e poi a Camp Carr, M i s s o u r i , d o v e l a v o r ò i n c u c i n a e f u r e s p o n s a b i l e dell'ordinazione di tutte le s c o r t e d i c i b o . I n a l c u n i campi i prigionieri di guerra si divertivano organizzando gruppi teatrali ad hoc. La Scaletta, il diminutivo di La Scala, metteva in scena spet- t a c o l i a C a m p C r o o k , n e l Nebraska. Dopo Pearl Harbor, 5.000 prigionieri di guerra furono inviati dai campi dell'Arizona e dello Utah a Oahu, nelle Hawaii, dove lavorarono sca- vando le fondamenta per un piccolo ospedale e caricando casse su navi piene di giova- ni soldati americani in rotta verso Iwo Jima. I prigionieri di guerra italiani rimasero alle Hawaii fino al 1946. 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