L'Italo-Americano

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27 GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2024 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | P ossiamo chiamar- l e " c a s e d e l l e fate" o "case delle s t r e g h e " , s e vogliamo. In Sar- degna, invece, sono conosciu- te come Domus de Janas, e s o n o l ' u l t i m o t e s o r o a d essere ufficialmente proposto per l'inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO per il 2025. L'iniziativa, intitolata Arte e Architettura nella Preistoria della Sardegna: le Domus de Janas, comprende 26 com- plessi monumentali che spa- ziano dal Neolitico medio all'età del Rame ed evidenzia- no il sistema culturale che caratterizzò la Sardegna fino all'inizio dell'età del Bronzo. Questo periodo è noto per due specifici fenomeni archi- t e t t o n i c i , l ' i p o g e i s m o e i l megalitismo, simboli della ricca civiltà prenuragica del- l'isola. L a n o m i n a s i b a s a s u diversi criteri, come delineato dalla Convenzione per la pro- tezione del patrimonio cultu- rale e naturale del 1972, che si concentra sul contributo unico dei siti all'ipogeismo e al megalitismo mediterraneo ed europeo. Le Domus de Janas, spesso definite nel f o l k l o r e ( c o m e a b b i a m o accennato nel titolo) come le dimore delle piccole fate, sono la memoria storica della Sardegna, rispecchiando i s i s t e m i d i c r e d e n z a d e l l e comunità preistoriche. Dietro la candidatura troviamo il C e n t r o S t u d i I d e n t i t à e Memoria - Sardegna, e la rete dei Comuni Domus de J a n a s , c h e c o m p r e n d e 3 7 paesi e frazioni. La proposta sarà sottopo- sta all'esame degli organi consultivi del Comitato del Patrimonio Mondiale prima di essere valutata nel 2025 dal Comitato della Conven- zione del 1972. Il ministro dei B e n i C u l t u r a l i G e n n a r o Sangiuliano ha spiegato che le Domus de Janas sono "una testimonianza storico-cultu- rale di eccezionale valore uni- versale", sottolineando la ric- chezza del patrimonio sardo. Questa iniziativa, ovviamen- te, vuole preservare questi antichi siti, ma anche garan- tire che venga riconosciuto il loro significato nel contesto più ampio della storia umana e dello sviluppo culturale. Ma cosa sono queste case delle fate quasi magiche? Ebbene, prima di tutto, non sono case delle fate, ma piut- tosto dei morti. Sì, le Domus de Janas sono tombe scavate nella roccia, che risalgono a un periodo che va dal 3400 al 2 7 0 0 a . C . , i n l i n e a c o n i periodi del tardo Neolitico, del Calcolitico e della prima età del bronzo, inclusa la cul- t u r a d e l l a c a m p a n a . L e D o m u s , c o m e q u e l l e d i Anghelu Ruju vicino ad Alghero, Montessu vicino a Villaperuccio e Sant'An- drea Priu a Bonorva, sotto- lineano l'ampia portata e la raffinatezza delle società pre- nuragiche in Sardegna. A dif- ferenza della Gallura, dove per le sepolture si preferiva- no i circoli megalitici, il resto d e l l a S a r d e g n a v e d e v a l e Domus de Janas come parte integrante della tradizione sepolcrale, con alcuni siti che ospitavano ben 38 tombe. La loro creazione viene attribuita alle popolazioni di San Ciriaco attraverso le cul- ture di Ozieri, evidenziando c o n t i n u i t à e d e v o l u z i o n e nelle pratiche funerarie nel corso dei millenni. Sebbene i dettagli specifici sulla cultu- ra di San Ciriaco siano l i m i t a t i a l c o n t e s t o d e l l e Domus de Janas, sappiamo che la gente ha contribuito allo sviluppo iniziale di que- ste strutture. Sappiamo di più, però, della cultura di Ozieri, che fiorì tra il 3200 e il 2800 a.C., periodo in cui le domus divennero più diffuse e sofisticate nella progetta- zione. Agli Ozieri, infatti, viene attribuita l'espansione e l'elaborazione delle Domus de Janas, inclusa l'introdu- zione di elementi architetto- nici e motivi decorativi più intricati, probabilmente uno specchio della loro accresciu- ta preoccupazione per l'aldilà e d e l l o r o p i ù p r o f o n d o rispetto per i morti. Lo sviluppo e il perfezio- n a m e n t o d e l l e D o m u s d e Janas sembrano illustrare una continuità nel trattamen- to rituale e spirituale della morte: nel tempo, le pratiche associate a queste tombe si sono evolute, riflettendo i cambiamenti nelle strutture sociali, nelle credenze e nelle interazioni con l'ambiente. La loro complessità architet- tonica, inclusa la somiglianza con le case dei viventi, sugge- risce la credenza in un aldilà in cui i bisogni fisici e spiri- tuali dei defunti rispecchia- vano quelli dei vivi ed erano in grado di connettersi con il mondo dei vivi. Le decorazioni scolpite nelle pareti - spirali, zig-zag e c o r n a d i t o r o - p o r t a n o profondi significati simbolici: l e s p i r a l i p o s s o n o e s s e r e interpretate come simboli del ciclo di vita, morte e rinasci- ta, che riflettono la compren- sione neolitica della conti- nuità tra questo mondo e il successivo. I motivi a zig-zag possono rappresentare l'ac- qua, elemento vitale per la vita e la rigenerazione, sim- bolo del viaggio dell'anima e della sua purificazione. Le corna del toro sono spesso associate alla forza, alla ferti- lità e al divino, indicando un ruolo protettivo sui defunti e, forse, un collegamento al culto del toro, comune nelle antiche religioni mediterra- nee. Le false porte, presenti in circa 20 tombe in tutta l'iso- la, esemplificano ulterior- m e n t e q u e s t o c o m p l e s s o panorama spirituale e religio- so, poiché probabilmente servivano come passaggi sim- bolici tra il mondo dei vivi e il regno dei morti, un concetto presente in varie culture anti- che. Non erano pensate per un uso fisico ma per consen- tire all'anima di entrare e uscire dalla tomba, facilitan- d o l a c o m u n i c a z i o n e e l e offerte da parte dei parenti viventi. È interessante notare che conosciamo anche le pratiche di sepoltura all'interno delle Domus: i defunti, ad esem- pio, erano spesso dipinti con ocra rossa, una pratica diffu- sa in varie culture antiche per simboleggiare il sangue della vita e un possibile desiderio di resurrezione o rinascita. L'inclusione di oggetti perso- nali, strumenti e gioielli con i morti sottolinea la convinzio- ne che questi oggetti sarebbe- ro stati necessari o utilizzati n e l l ' a l d i l à . C o m e i n a l t r e civiltà antiche, questa pratica non solo mostrava rispetto e cura per i defunti, ma serviva anche come riconoscimento dello status, della professione o della storia personale dei loro cari, garantendo la pre- servazione della loro identità e memoria. Questi aspetti delle Domus de Janas evidenziano una comprensione piuttosto sofi- sticata della morte e dell'al- dilà durante il Neolitico in Sardegna: lungi dall'essere un semplice luogo di riposo finale, queste tombe erano progettate come dimore eter- ne per i defunti, dotate di protezioni e collegamenti simbolici al divino. Questa relazione tra progettazione architettonica, pratiche di sepoltura e decorazioni sim- boliche rivela una cosmologia c o m p l e s s a c h e c e l e b r a l a natura ciclica dell'esistenza e onora la transizione dalla vita alla morte e oltre. Attraverso la loro costru- zione, le decorazioni e i ritua- li che ospitavano, le Domus de Janas offrono una finestra sulla vita spirituale e quoti- diana degli antichi abitanti della Sardegna e rivelano una società profondamente legata al suo paesaggio e ricca di espressioni simboliche. Que- sti siti rimangono splendidi esempi delle capacità archi- tettoniche e artistiche dei sardi preistorici ma ci aiuta- no anche a comprendere le loro complesse cosmologie e il modo in cui navigavano a t t r a v e r s o i m i s t e r i p i ù profondi della vita e della morte. La Domus de Jana nella necropoli di Montessu (Photo: Valentina Furnò/Dreamstime) Le "case delle fate" della Sardegna potrebbero entrare a far parte del Patrimonio UNESCO L'entrata della Domus de Orcu (Photo: Rodolfo Baldussi/Dreamstime) SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI

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