L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-4-2024

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15 GIOVEDÌ 4 APRILE 2024 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori, il 18 a p r i l e 1 9 0 6 San Francisco fu c o l p i t a d a u n t e r r e m o t o d i magnitudo 7,9. È stato il ter- remoto più significativo di tutti i tempi. Il famoso teno- r e E n r i c o C a r u s o , i n tournée a San Francisco, si esibì nella Carmen poche o r e p r i m a d e l t e r r e m o t o . Scrisse il seguente saggio sulla sua esperienza per una rivista londinese: "Mi chie- dete di raccontare cosa ho visto e cosa ho fatto durante i giorni terribili che hanno visto la distruzione di San F r a n c i s c o . E b b e n e , s o n o stati pubblicati sui giornali americani molti resoconti delle mie cosiddette avven- ture, e la maggior parte di essi non sono stati pubblica- ti. "Ho avuto ragione. Alcuni giornali dicono che ho avuto una paura terribile, che sono impazzito dalla paura, che ho trascinato la mia valigia fuori dall'albergo nella piaz- za, mi sono seduto sopra e ho pianto. Ma tutto questo non è vero. Ho avuto paura, come tanti altri, ma non ho perso la testa. Alloggiavo al Palace Hotel, dove alloggia- vano molti dei miei colleghi artisti, ed era molto confor- tevole. Avevo una stanza al quinto piano e martedì sera, la notte prima della grande c a t a s t r o f e , a n d a i a l e t t o molto contento. Quella sera avevo cantato nella Carmen e l'opera era andata molto bene. Ma che risveglio! Dovete sapere che non ho il sonno molto pesante. Mi sveglio sempre presto e quando mi sento irrequieto mi alzo e vado a fare una passeggiata. Così, mercoledì mattina pre- sto, mi sveglio verso le cin- que, sentendo il mio letto dondolare come se fossi su una nave in mezzo all'ocea- no. Poi, mentre il dondolio continua, mi alzo e vado alla finestra e quello che vedo mi fa tremare di paura: vedo i palazzi crollare, grossi pezzi di muratura cadere e, dalla strada sottostante, sento le grida e le urla di uomini, donne e bambini. Rimango senza parole, pensando di trovarmi in un incubo terribile, e per qual- cosa come quaranta secondi rimango lì, mentre gli edifici c r o l l a n o e l a m i a s t a n z a o s c i l l a a n c o r a c o m e u n a barca sul mare. E durante i quaranta secondi penso a quarantamila cose diverse, t u t t o q u e l l o c h e h o f a t t o n e l l a m i a v i t a m i p a s s a davanti, e ricordo cose bana- li e cose importanti. E allora mi riprendo e chiamo il mio cameriere: arriva di corsa, tutto calmo, e senza alcun t r e m o r e n e l l a v o c e d i c e : "Non è niente", ma mi consi- glia lo stesso di vestirmi pre- sto e di uscire all'aperto. Il m i o c a m e r i e r e m i d à d e i vestiti, non so quali fossero, ma mi metto un paio di pan- t a l o n i e u n c a p p o t t o , m i metto dei calzini e le scarpe, e ogni tanto la stanza trema, tanto che sussultavo e mi sentivo molto nervoso. M i d i r i g o v e r s o U n i o n Square, dove vedo alcuni dei miei amici, e uno di loro mi dice che ha perso tutto tran- n e l a v o c e , m a è g r a t o d i averla ancora. Mi dicono di uscire verso una casa che è ancora in piedi, ma io dico che preferisco restare in un posto dove non c'è rischio di essere sepolto dagli edifici crollati. Allora mi sdraio in piazza per riposarmi un po', e presto comincio a vedere le fiamme, e tutta la città sem- bra in fiamme. Vago tutto il giorno e dico al mio cameriere che dobbia- mo cercare di scappare, ma i soldati non ci lasciano pas- sare. Non troviamo veicoli e q u e l l a n o t t e s i a m o s t a t i costretti a dormire sul duro terreno all'aperto. Poi il mio cameriere riesce a trovare un uomo con un carretto che dice che ci porterà all'Oak- l a n d F e r r y p e r u n a c e r t a somma. Mettiamo i bagagli nel carrello e saliamo dietro. L'uomo monta il cavallo e partiamo: lungo il percorso incontriamo scene terribili, edifici in rovina, e ovunque sembra che ci sia fumo e pol- vere. L'autista non sembra avere fretta, il che a volte mi rende impaziente, perché non vedo l'ora di tornare a New York, dove so che tro- verò una nave che mi por- terà nella mia bella Italia, con mia moglie e i miei figli. Quando arriviamo a Oak- land, troviamo lì un treno che sta per partire, i funzio- nari si prendono cura dei miei bagagli e mi dicono di salire a bordo, cosa che fac- cio molto volentieri".

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