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un sudore che bruciava la pelle per cui gli operai, tra i quali alcuni "carusi", bambini anche molto piccoli dell'età di 7-8 anni, lavoravano anche nudi, accrescendo un senso di frustrazione per la durezza del lavoro e provocando spes- so azioni a dir poco insane che minacciavano il pudore e l'integrità morale di tutta la comunità lavorativa. Anche le d o n n e l a v o r a v a n o n e l l e miniere, in numero minore ma, proprio perché il lavoro le teneva a stretto contatto con gli uomini, non avevano certamente una vita fuori dalla miniera, normale, non potevano cioé aspirare alla possibilità di costruire una famiglia perché quel lavoro era ritenuto immorale e forse in certi casi era messa a dura prova la loro illibatezza, per cui nessuno poi voleva spo- sarle. Esiste un' ampia e docu- mentata rassegna fotografica di minatori che, anche e prin- cipalmente dati gli stretti cunicoli che dovevano attra- versare per portare in super- ficie le ceste stracolme di zolfo del peso di 35 chili, venivano ritratti e immortala- ti nelle fotografie. Proprio per la angustia dei cunicoli erano preferibilmente impiegati i carusi che, tra l'altro, doveva- no arrampicarsi su per una scala ripidissima fatta di gra- dini molto alti e poco profon- di. Spesso morivano di stenti e venivano sepolti in territori vicini alla miniera senza una lapide che li identificasse – poiché era un reato "vendere" figli così piccoli in cambio di un prestito di denaro che non GIOVEDÌ 18 APRILE 2024 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 13 S ono molte le pagi- n e s c r i t t e s u l l e m i g r a z i o n i d e i s i c i l i a n i v e r s o p a e s i a l t r i a l l a ricerca di un futuro migliore e tra queste ricordiamo "Cuore negli abissi" (editore Gastal- di) pubblicato nel 1949, di Nino Di Maria , nativo di Sommatino in provincia di Caltanissetta, che fu di ispira- zione al film di Pietro Germi "Il cammino della speranza" del 1950. La pellicola, la cui sceneggiatura fu scritta insie- me a Federico Fellini, vinse l'Orso d'Argento a Berlino nel 1951. Quando il regista venne in Sicilia per girare le riprese del film a Favara nella provin- cia di Agrigento, Giuseppe Cibardo Bisaccia ex minatore, gli si presentò e gli recitò una poesia, un canto funebre piut- t o s t o , e i l G e r m i i n c a r i c ò Franco Li Causi di musicarla per farne la colonna sonora. Da quel momento in poi nac- que la famosa "Vitti 'na croz- z a " ( h o v i s t o u n t e s c h i o ) , ambasciatrice musicale della Sicilia nel mondo e con lei le molte versioni del testo e della musica che spesso ne hanno travisato il significato. Il tema del film così come la sua trama riguardava i mina- tori e la loro vita e morte, ed è diventato un vero guazzabu- glio di interpretazioni che sono state cantate da artisti quali Domenico Modugno, Franco Battiato, Gabriella Ferri, Otello Profazio, Rosan- na Fratello, Amalia Rodri- guez, Laura Pausini e tanti altri che non citiamo, i quali, tutti, hanno dato versioni piuttosto allegre dandole un tono piuttosto ilare che non soltanto ha trasformato il senso della "canzone" ma ne ha dato una immagine total- mente diversa dalla sua natu- ra poetica e di canto funebre quale sembra essere stato in origine. La versione allegra, dunque, trattando il tema d e l l a m o r t e e s o p r a t t u t t o della vita grama e terribile dei minatori, non concedeva in origine spazio all'allegria per cui il motivetto arricchito, se possiamo così dire, di ameni trallallallerullallerullallerul- lallerullallà risulta fuorvian- te e inopportuna. N e l l a p r i m a m e t à d e l Novecento erano attive molte miniere per l'estrazione dello zolfo in Sicilia nelle provincie di Caltanissetta, Agrigento ed E n n a . G r a m a , a l i e n a n t e , durissima la vita nel fondo della terra, al buio per ore ed ore con un caldo asfissiante e avrebbero, forse, mai riscat- tato - ma soltanto con una croce bianca per indicare che sotto quel cumulo ci fosse una piccola bara. E non può non venirci in mente la sorte identica, che spetta ad alcu- ni, troppi, migranti che arri- vano dal mare sulle coste della Sicilia, già morti e non identificabili, sia adulti che bambini. Ma non soltanto per loro il funerale si svolgeva in silenzio, senza "tocco di cam- pane", come recita "Vitti 'na crozza", senza benedizione religiosa e senza celebrazione di messa. Forse la vicinanza alle viscere della terra para- gonate agli inferi, data la profondità delle miniere e la presenza di zolfo infiammabi- le che ricordava le fiamme dell'inferno specialmente quando accadeva una defla- grazione all'interno della miniera, teneva ben lontani i parroci delle chiese dal cele- b r a r e l e e s e q u i e a i c o r p i , spesso straziati, di questi poveri lavoratori. Diverse sono state le esplo- sioni al loro interno e non poche le vittime che, come detto prima, non potevano avere nemmeno celebrazioni esequiali. Gessolungo, Castel- termini, sono i nomi di due cave in cui i crolli seminarono morte tra gli operai e i cui parenti, come già detto, non ebbero neanche il conforto d e l l e c e l e b r a z i o n i e d e l l a benedizione della Chiesa. Papa Leone XIII, nella sua enciclica Rerum Novarum, accusa il duro e malpagato lavoro del minatore, dei peri- c o l i p e r l a s a l u t e e d e l l e donne dice ",,,fatte da natura per i lavori domestici, i quali grandemente proteggono l'o- nestà del sesso debole..." ritardando con queste parole il senso di progresso delle donne relegate a esclusivi lavori casalinghi. D i c o n t r o , d a l 1 9 4 0 a l 1946, a Lercara Friddi (Paler- mo) dove si trovavano diver- se miniere, fu parroco Monsi- g n o r F i l i p p o A g l i a l o r o , Vescovo Ausiliare della Dio- cesi di Palermo e dal 1946 fino al 1960, Vescovo di Cal- tanissetta. Illuminato, lo defi- niremmo, in quanto rivolu- zionò completamente il corso d e l l a C h i e s a c h e v o l e v a i minatori condannati a non godere di esequie religiose, non soltanto celebrando i riti esequiali, ma addirittura per officiare per e tra i minatori, il rito della messa ogni setti- mana. La letteratura siciliana con Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia, entrambi della pro- vincia agrigentina dove le miniere erano presenti ebbe- r o c o n t a t t i d i r e t t i c o n i l mondo delle cave. Stefano Pirandello,padre di Luigi era proprietario di una miniera e Antonietta Portolano, moglie di Luigi e figlia del socio del s u o c e r o , s i d i c e i m p a z z ì quando la miniera di famiglia si allagò e pensò che sarebbe iniziata una vita di stenti per la sua famiglia. Luigi immor- talò quell'universo nel rac- c o n t o " C i a u l a e l a l u n a " , breve ma intensa rappresen- tazione di quel mondo. Il padre di Leonardo Sciascia, fu ragioniere in una cava di zolfo di Racalmuto e il fratel- lo Giuseppe, morto suicida appena venticinquenne, del cui gesto lo scrittore non seppe darsi mai una spiega- zione, era direttore di un'altra ad Assoro in provincia di Enna. La Sicilia mineraria, dun- que, nelle vite di grandi scrit- tori ma anche rappresentata nella canzone "Vitti 'na croz- z a " i l c u i t e s t o , c o m e g i à detto, è stato travisato e tra- sformato. Per Giambra Edito- re, proprio quest'anno, è stata pubblicata "La vera storia di V i t t i ' n a c r o z z a / A u t o r i , Misteri, Morte, Miniere" di Sara Favarò, scrittrice, gior- nalista, studiosa di tradizioni popolari che, come scrive nella prefazione il giornalista Giuseppe Lo Bianco, con que- sto volume ha operato "...un risarcimento alla stessa can- zone, Vitti 'na crozza, dispe- razione e morte(agognata), trasformata in una parodia allegra e irriverente..." Sara Favarò, dopo lunghe e approfondite ricerche è arrivata alla radice del testo della canzone che tanto rap- presenta, nel mondo, il popo- lo siciliano, dandone la sua v e r s i o n e c h e , c o m u n q u e , nonostante le varie prove e testimonianze trascritte nel libro, trova ancora dei soste- nitori di tesi differenti. Testo e traduzione Vitti na crozza supra nu cannuni(Ho visto un teschio sopra un cannone) fui curiusu e ci vosi spiari (incuriosito ho voluto chie- dergli) idda m'arrispunniu "un gran duluri (lui mi ha rispo- sto "è un gran dolore) muriri senza tocco di cam- pani" (morire senza suono di campane") Si nni eru si nni eru li me anni (Se ne sono andati, se ne sono andati i miei anni) si nni eru si nni eru un sac- ciu unni(se ne sono andati e non so dove) o r a c a s u a r r i v a t u a ottant'anni (ora che sono arrivati a ottant'anni) c h i a m u l a v i t a e m o r t i m'arrispunni (chiamo la vita e la morte mi risponde) Cunzatimi cunzatimi stu letto (Sistemati, sistematemi questo letto) ca di li vermi su manciatu tuttu (che i vermi mi stanno mangiando tutto) si nun lu scuntu cca lu me piccatu (se non lo sconto qui il mio peccato) lu scuntu all'autra vita a chiantu ruttu(lo sconto nel- l'altra vita con pianto ininter- rotto) SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Bambini lavoratori, i carusi, all'ingresso di una miniera (Photo: Realy Easy Star/Alamy Stock Photo) Vitti 'na crozza