L'Italo-Americano

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21 GIOVEDÌ 2 MAGGIO 2024 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | N o n a p p e n a metti piede in una trattoria i t a l i a n a , c i s o n o b u o n e probabilità che il tuo sguardo si incolli su un gallo vistoso, colorato e accattivante... pro- prio come vorrebbe qualsiasi gallo degno di questo nome. Ma non ti sta sfidando; è solo un esempio delle iconiche e amate brocche italiane in ceramica con i galli che ador- nano i tavoli e gli scaffali dei negozi di tutto il Bel Paese. Sebbene questi sgargianti contenitori con gallo sembri- n o p a r t e d e l f o l c l o r i s t i c o p a n o r a m a i t a l i a n o t a n t o quanto un bicchiere di vino rosso, non sempre sono stati una parte così intrinseca della cultura della tavola italiana. E come la maggior parte dei tratti distintivi tradizionali, c'è una bella storia da raccon- tare. La storia d'amore dell'Ita- lia con la produzione di cera- miche di alta qualità dura da secoli. Quella che è conosciu- ta come maiolica italiana (o majolica), ovvero cera- mica fatta a mano e squisita- mente dipinta, è ambita in tutto il mondo e rimane una delle più grandi industrie artigianali italiane. Il termine "maiolica" può creare confu- sione, però, basta una breve occhiata alla sua storia! Nel 13° secolo, Maiorca, in Spa- gna, era il punto intermedio del commercio tra l'Italia e il Medio Oriente. In questo periodo iniziarono ad arriva- re nel porto di Pisa bellissime ceramiche dai colori ricchi e con disegni creati con una tecnica specifica. Man mano che le merci si diffondevano nell'entroterra, il fascino cre- sceva e gli artigiani italiani iniziarono a imitare e miglio- rare l'artigianato. Alla fine, questo stile di produzione ceramica risultò uno dei pro- dotti più in voga del Rinasci- mento italiano, e la parola già in uso di "maiolica" rimase. Pensate alle sculture smaltate blu polvere e biancoperlate di Luca della Robbia (1400 – 1482) con i loro bordi color oliva e limone dai toni gioiel- lo, o forse al maestro Gior- gio Andreoli di Gubbio (1465 – 1553) le cui opere in ceramica erano impreziosite da intricati motivi in rosso, oro e blu. Toponimi come Deruta e Orvieto divenne- ro presto mecche della pro- duzione della maiolica e lo sono ancora oggi. Ma torniamo al gallo e alla sua storia. Fu molti anni fa nella rinascimentale Repub- blica di Firenze; le due fami- glie più potenti, i Medici e i Pazzi, erano feroci rivali. Mentre la famiglia Pazzi dete- neva una grande ricchezza e influenza, il più benevolo clan dei Medici ne deteneva anco- ra di più, con grande dispia- cere dei detti Pazzi, che sem- b r a v a n o s p e s s o a g i r e attraverso complotti e omici- di. Giuliano Medici amava le belle feste; non era raro per lui organizzare una festa per gli abitanti del villaggio che lavoravano nelle vaste pro- prietà terriere della famiglia. Fu ideato un sordido com- plotto per convincere Giulia- no a organizzare una festa nel vicino villaggio di Gallina dove i sicari del clan Pazzi si sarebbero intrufolati e avreb- bero sorpreso l'ubriaco Giu- liano e le sue guardie. Dopo aver messo a punto il piano, il gruppo degli assassini si trat- tenne fino al calare dell'oscu- rità prima di avvicinarsi furti- vamente al villaggio. Ciò di cui non tenevano conto, tut- tavia, era il campo pieno di galline e galli addormentati che cominciarono a schia- mazzare e cantare selvaggia- mente quando incontrarono gli intrusi. Svegliati dal cla- more, i soldati di Giuliano raggiunsero gli intrusi e li uccisero rapidamente. Grati per il sistema di sicu- rezza degli uccelli del villag- gio, fu dato l'ordine immedia- t o d i c r e a r e b r o c c h e i n ceramica a forma di gallo che canta. Giuliano organizzò una seconda festa la sera successi- va e regalò a ciascuna delle famiglie di Gallina una broc- ca con il gallo. Questo sim- bolo di buona fortuna, pro- sperità e protezione conserva lo stesso significato dopo tutti questi anni ed è spesso pre- sentato come regalo di inau- gurazione di una casa o di matrimonio. Il motivo del gallo è popo- lare su altre forme di maiolica italiana, ma la brocca rimane la più iconica. Orvieto vanta il suo gallo decorato in rosso o verde, mentre il popolare motivo del drago raffaelle- sco, pensato per benedire i mercanti marinari con i suoi mantici di vento favorevole, potrebbe soddisfare meglio i tuoi gusti. Indipendentemen- te da ciò, qualsiasi stile o modello di questi impertinen- ti galli è gradevole alla vista e pratico, e costituisce un pezzo significativo di autentica arte italiana. Tuttavia, gli eleganti boc- cali con i galli o il motivo di un gallo esuberante come ele- mento centrale delle cerami- che di tutta Italia non sono gli unici ad avere la reputazione di eccezionalità. Un'altra sto- ria di uccelli arriva dalle verdi colline tra Firenze e Siena, che hanno conferito a questa regione unica un'immagine altrettanto iconica del gallo, quella del Gallo Nero, ora orgoglioso emblema della regione toscana del Chianti Classico. L a t r a d i z i o n e p o p o l a r e n a r r a c h e l e r e p u b b l i c h e medievali di Firenze e Siena, costantemente in guerra, alla fine concordarono un metodo per definire i loro confini for- temente contesi. Due cavalie- ri, uno per ciascuna città- stato, partivano all'alba al canto del gallo; nel punto in cui si sarebbero incontrati sarebbe stato il confine. I senesi scelsero per l'onore un gallo bianco, mentre i fioren- tini optarono per uno nero. Pensando che avrebbero otte- nuto un vantaggio con un gallo felice, i senesi coccolaro- no il loro gallo bianco con grano extra mentre si crogio- lava in un caldo e accogliente pollaio. I fiorentini, invece, relegarono il gallo nero in una gabbia minuscola e angu- sta senza cibo per diversi giorni. Crudele, sì, ma ecco il resto della storia. Liberato dalla sua prigione prima che sorgesse il sole il giorno della gara, il Gallo Nero si scatenò in una frenetica corsa mentre correva verso il cibo. Allertato e pronto, il cavaliere fiorenti- no saltò a cavallo e partì in vantaggio grazie al gallo mal- trattato. I due cavalieri si incontrarono nei pressi di Fonterutoli, a soli 12 km dal punto di partenza del ritarda- tario cavaliere senese. Fu fis- sato il confine Siena-Firenze. Da allora lo stemma del gallo nero rappresenta la regione toscana del Chianti (Lega del Chianti), oltre ad essere l'emblema riconosciuto dal 1924 del vino Chianti Clas- sico. Portafortuna e auspicio di protezione, mascotte ricono- sciuta in tutto il mondo, un motivo italiano iconico quan- to i filari di cipressi sulle verdi colline, l'impertinente gallo italiano ha molto di cui vantarsi. La storia dietro le brocche italiane in ceramica con i galli... e altri fatti sui volatili Una brocca a forma di gallo, colorata e tradizionale. Le sue origini sono piuttosto antiche e curiose (Photo: Kevin George/Alamy Stock Photo) SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO

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