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appartenuti a Emerico Amari e Franca Florio. Giurista, politi- co, giornalista, studioso di eco- nomia, studioso di filosofia e protagonista con altri del movi- mento politico liberale durante i l R i s o rg i m e n t o i t a l i a n o , i l primo; "Regina di Palermo", così chiamata e da tale amata dai palermitani, Unica, Divina da Gabriele D'Annunzio, Stella d'Italia dal Kaiser Guglielmo II, la seconda. E non soltanto: a l t r i c a p i e r a n o a n c h ' e s s i appartenuti a nomi blasonati e altisonanti. In quelle "pezze" erano racchiusi quattro secoli di storia della famiglia, della sua famiglia, che aveva conser- vato a futura memoria i propri abiti e una miriade di accessori quali scarpe, borse, cinture, cappelli, ventagli. Insomma, un patrimonio culturale visto attra- verso la lente del costume, rivelatrice della moda – dove moda sta per modo di essere, di vivere, di mostrarsi – delle varie epoche. Gabriele Arezzo di Trifiletti, raffinato Marchese e gentiluomo, appartenente a una delle famiglie più nobili e antiche della Sicilia, i cui stem- mi sono raffigurati in una delle sale del castello di Donnafuga- t a n e l r a g u s a n o , d a q u e l GIOVEDÌ 11 LUGLIO 2024 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 13 È proprio vero che l'abito non fa il m o n a c o c o m e r e c i t a u n a n t i c o p r o v e r b i o ? N o n daremmo per certa questa affer- mazione perché, alla luce delle esperienze, non sempre si rie- sce a distinguere se la verità corrisponde alla realtà. Spesso c i s i l a s c i a i n g a n n a r e d a l l e apparenze per essere smentiti dopo accurate frequentazioni sulla corrispondenza, appunto, tra abito e persona. Ma il caso di cui sto per trattare parla pro- prio di abiti e accessori che hanno fatto, nell'arco di alcuni s e c o l i , l a r a p p r e s e n t a z i o n e vivente dell'identificazione del- l'abbigliamento con la persona. Mi riferisco a due tra le più antiche casate nobiliari della provincia ragusana, e precisa- mente gli Arezzo e gli Amari e vale proprio la pena di raccon- tare un po' della loro storia. Gabriele Arezzo di Trifiletti, uno degli ultimi eredi di cotan- to casato, nasce nel 1949 e muore a Palermo il 21 marzo 2021. Ha fatto in tempo a fare acquistare la sua collezione di abiti e accessori che consta di circa 5.000 pezzi – dal 1700 ai p r i m i d e c e n n i d e l 1 9 0 0 – e creare appositamente il Mudeco ( m u s e o d e l c o s t u m e ) d a l Castello di Donnafugata, dal 1982 proprietà della città di R a g u s a , c h e n e c u r ò p o i u n imponente restauro. Ma è interessante la storia di questo patrimonio capitato in mano al marchese Gabriele Arezzo di Trifiletti. Eccola: Nel 1984 muore il padre del marchese e nel sorteggiare l'e- redità di famiglia tra lui e il fra- tello, conservata tra la villa di Marina di Ragusa, La Castella- n a e i l C a s t e l l o Ve c c h i o d i Ragusa Ibla, nell'aprire i bauli quelli toccati in sorte al fratello contenevano argenteria e ogget- ti preziosi mentre i 408 spettan- ti a lui erano pieni di vestiti e accessori, frutto di una conser- vazione plurisecolare attuata senza sosta dalla famiglia. Pos- siamo immaginare la delusione specialmente nel periodo di crisi in cui si trovava: il matri- monio andato in frantumi e una figlia, unica compagnia, alla quale garantire un futuro quan- t o m e n o s e r e n o . G l i a m i c i Rosario La Duca e Gaetano Basile, il primo docente univer- sitario, il secondo giornalista, autore di teatro, enogastronomo e narratore, entrambi appassio- nati divulgatori della cultura siciliana, lo convinsero di avere t r a l e m a n i u n t e s o r o , n e l momento in cui aprirono insie- me le casse e vi trovarono tra gli abiti e gli accessori, alcuni momento si è dedicato alla catalogazione e al completa- m e n t o d e l l e c o l l e z i o n i c o n aggiudicazioni alle aste di abiti o accessori di cui non era in possesso, fino all'acquisto della collezione nel 2015, da parte del comune di Ragusa. Faceva- no parte del "tesoro" compreso nei 408 bauli, autografi di per- sonaggi celebri e illustri come Albert Einstein, Giacomo Leo- pardi, Dumas e Silvio Pellico. Adesso e già da tempo, tutto questo interessante materiale si trova al Mudeco nel Castello di Donnafugata, visibile quasi tutto – alcuni reperti sono con- servati nei magazzini dello stesso – ed è una delle attrazio- ni più interessanti del maniero. Una visita attenta può far sco- prire una porta segreta, invisi- bile che conduce a una delle t o r r i d e l c a s t e l l o d a c u i s i d o m i n a i l p a r c o , p r o s s i m a tappa di un restauro da parte dell'amministrazione comuna- le. Ma le sorprese non sono finite: nelle sue segrete si tro- vano strumenti che testimonia- no l'arte manufatturiera degli artigiani che hanno reso questo luogo unico nella sua bellezza e fucina di continui ammoder- namenti. La collocazione del castello consente di avere un'esatta idea delle campagne e del paesaggio circostanti dove si possono ammirare scene agresti, alberi di carrubo e ulivo tra i filari di m u r e t t i a s e c c o c h e a p o c a distanza del borgo che porta lo stesso nome Donnafugata, si trova un ipogeo funerario che racconta una lunga presenza umana in tempi lontanissimi. Di contro, nonostante il suo a s p e t t o i n d u c a a d a t a r l a a diversi secoli precedenti, la costruzione è invece una son- tuosa dimora del tardo '800 e che un tempo faceva parte dei possedimenti della ricca fami- glia Arezzo De Spuches. 2500 metriquadri di sontuosità con una facciata in stile neogotico con due torri ai lati che lascia- no sorpresi i visitatori e la ricerca dell'origine del nome Donnafugata trova la sua rispo- s t a n e l l a f u g a d e l l a r e g i n a Bianca di Navarra, vedova del re Martino I d'Aragona, che era prigioniera del conte Bernardo Cabrera che voleva sposarla, ambendo di più al titolo di re che alla sua mano. Ma questa è soltanto una delle ipotesi sul nome del Castello, molto fanta- siosa e perciò accattivante, ma considerando il fatto che la sua costruzione è successiva alla leggenda non del tutto accetta- bile. Un'altra ipotesi la dà una libera interpretazione del termi- ne arabo che la vuole "fonte della salute" che in siciliano si tradurrebbe Ronnafuata. Un'al- tra ipotesi ancora racconta di un episodio di uccisione trami- te soffocamento di una donna da cui donna affucata, che si tradurrebbe, appunto, in Don- nafugata. I n s o m m a , c o m e t u t t i i castelli che si rispettano, anche se per questo non si parla di fantasmi, la fantasia ci è com- plice e possiamo immaginare che per le numerose stanze e corridoi magari al calar della sera, si accendano tutte le luci, si dia inizio alle danze e tra gli invitati, tutti rigorosamente in c o s t u m e , c o n u n o d i q u e l l i donato del marchese di Trifilet- ti, si possa immaginare di vede- re danzare Donna Franca Florio nel suo splendido abito di vel- luto nero rappresentato dal Bol- dini nel suo famoso ritratto e con al collo la lunghissima col- lana di perle, dono del marito Ignazio, in cerca di perdono per i suoi continui tradimenti. SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO La tradizione siciliana attraverso la moda: la mostra del Castello di Donnafugata Alcuni dei vestiti esposti al Castello di Donnafugata, donati da Gabriele Arezzo di Trifiletti. In basso a sinistra, la bellezza gotica dell'edificio (Photos: Maudanros/Dreamstime)