L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-3-2024

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www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 3 OTTOBRE 2024 GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO PERSONAGGI P alermo, città dai mille colori, dai mille sapori, dai m i l l e p a l a z z i nobiliari, dalle mille chiese, dai mille monu- menti; multiculturale, porto sicuro per stranieri di qua- lunque razza, di qualunque provenienza, di qualunque fede religiosa. Insomma, un mercato a cielo aperto inten- dendo come tale la possibi- lità di scambi di beni mate- riali e immateriali, quindi di idee, costumi, usi, abitudini e, in poche parole, tutto ciò che si definisce cultura. Ma dal mercato in senso lato ai mercati reali, il passo è breve. Potremmo anche dire che già l'Agorà dei Greci era, in parte, anche un mer- cato nella sua accezione più vasta in quanto ci si incon- trava, si discuteva di politica, di arte, di cultura e anche di a f f a r i . C o s ì c o m e a c c a d e ancora oggi nei mercati di tutto il mondo. Allora vedia- mo quali sono i mercati sto- rici della capitale della Sici- lia, della città metropolitana, g i à a c c o g l i e n t e p e r o g n i scambio sia esso commercia- le che culturale. Nei secoli, infatti, ognuno di loro ha assunto caratteristiche pecu- l i a r i i n b a s e a l l a p r o p r i a destinazione. Così quello di Ballarò che sorse fuori le mura della fortezza punico- romana e oggi è uno dei più grandi e con parecchie vie di accesso, copre un vasto terri- torio fatto di negozi, botte- ghe, bancarelle, taverne, car- retti di venditori ambulanti. Nel quartiere dell'Alberghe- ria, di origine medievale e nel cui territorio si trova Bal- larò, vi furono insediati i ribelli di Centuripe e Capizzi per ordine di Federico II. Già il suo nome svela la sua ori- gine araba: segel-ballareth, o v v e r o s e d e d i f i e r a . M a un'altra ipotesi vede il suo nome derivare dal villaggio agricolo Bahara (oggi Baida, collina a sud est del capoluo- go siciliano) dove i mercanti si rifornivano dei prodotti ortofrutticoli. Nei secoli il m e r c a t o s i è s e m p r e p i ù allargato divenendo davvero esteso e vi furono fatte perfi- no delle opere per ampliare le strade, in origine molto strette, per consentire il pas- saggio dei grossi carri colmi di mercanzie. Nel tempo e nello stesso quartiere dell'Al- bergheria dove prima si tro- vava il letto del fiume Mal- tempo, sorsero - ma oggi non più in uso - dei piccoli mer- cati vicino ai quali veniva p r o d o t t o d e l l ' o l i o e u n riscontro tangibile si ha nella toponomastica: via Trappe- tazzo, così denominata per la presenza di un trappeto. Sviluppatosi nella parte alta del quartiere detto degli Schiavoni (Harat-as-Saqali- bah) e sorto fuori le mura come i cinque quartieri che costituivano il "Borgo", sorge il Capo, Caput Seralcadi che era il luogo in cui i musulma- ni che costituivano la mag- gioranza degli abitanti del quartiere dopo la conquista dei Normanni, erano dediti alla gestione dei commerci e le loro case erano spesso adi- bite anche a botteghe. Nel XV secolo avvenne l'espan- sione del mercato che com- p r e n d e v a a n c h e i m a c e l l i dopo che la Bocceria Grande (Vucciria) fu trasformata in mercato ortofrutticolo. L'in- gresso principale si trova ancora oggi a Porta Carini in cui tuttora resiste l'antico portale, e lungo il suo asse principale si trovano tutt'og- g i g r a n d i b a n c h i c o n u n a g r a n d e v a r i e t à d i p e s c i e molluschi; e poi ancora frut- ta, verdura, ortaggi di stagio- ne (un tempo, grazie alla sua vicinanza con i giardini che si trovavano a ridosso del quartiere) e quant'altro stuz- zica il palato con i suoi pun- genti odori e con le voci dei venditori che ancora oggi non lesinano l'abbanniata ( s o r t a d i c a n t i l e n a p e r magnificare il proprio pro- dotto, per spingere a com- prarlo. Insomma, una forma primitiva ma efficace di pub- b l i c i t à , a s s o r b i t a d a g l i A r a b i ) . N e l v i c o l o d e l l e Chianche, così chiamato per via dei venditori di interiora cotte di animali macellati, si trovavano le botteghe dei macellai e ricorrendo sempre a l l a t o p o n o m a s t i c a , l a Chianca era il ceppo dell'al- bero sul quale si affettava la carne. Nel tempo i macelli vennero trasferiti altrove e nel vicolo dei Sanguinazzai non si confezionavano più i salsicciotti fatti col sangue degli animali macellati (san- guinaccio). Ne ho appena accennato ma, poiché l'abbanniata era ed è comune a tutti i com- mercianti di tutti i mercati, è bene approfondirne la cono- scenza. Sapere vendersi bene è un'arte e quella dei com- mercianti dei mercati che oltre alla qualità delle merci devono reclamizzare anche il b u o n p r e z z o , d e v e e s s e r e davvero efficace poiché la concorrenza è tanta in quan- to le botteghe, i banchi di vendita, sono uniti, quasi, uno all'altro. L'etimologia è d i v a r i a i n t e r p r e t a z i o n e : deriva dal latino "bannum": bando, editto, annuncio pub- blico? Oppure dal gotico: "bandwo", segno, segnale? O forse dal siciliano: "banna", luogo? Sono tutte possibilità opinabili. Rimanendo nei luoghi del centro storico della città, il mercato che si incontra è quello della Vucciria. Anche questo è molto vasto e i suoi confini sono costituiti da via Roma, una delle principali arterie della città, Piazza San Domenico dove si trova i l P a n t h e o n d i P a l e r m o , c o r s o V i t t o r i o E m a n u e l e ovvero il Cassaro, fino ad arrivare in prossimità del Castello a mare. Il suo centro principale è costituito da Piazza Caracciolo, così chia- mata in onore del suo Vicerè, Caracciolo appunto, che nel 1783 abbellì il mercato con portici e botteghe in muratu- ra. Il suo nome, Vucciria, deriva da Bocceria, in fran- cese boucherie, ovvero mer- cato del macello e della ven- dita della carne. In seguito, e l i m i n a t a l a m a c e l l e r i a , divenne mercato di verdure, ortaggi, frutta e in seguito si unì al quartiere delle Logge, il Garraffello, dove si erano insediati i mercanti genovesi, pisani e catalani. Oggi vi si trova, nella Chiesa di Santa Eulalia dei Catalani in via Argenteria Nuova, l'Istituto Cervantes di chiara naziona- lità spagnola. Le strade all'interno del mercato, prendono spesso n o m e d a g l i a r t i g i a n i c h e svolgono la loro attività e così vi si trova via Macchero- nai dove un tempo si trova- vano le botteghe di chi pro- d u c e v a p a s t a f r e s c a ; n o n manca via dei Coltellieri, di facile interpretazione; via dell'Argenteria e anche qui la comprensione è facile; in via dei Pannieri si producevano panni. Anche nella parte setten- trionale di Palermo si trova un mercato, Borgo Vecchio, anch'esso piuttosto e ben frequentato data anche la s u a c o l l o c a z i o n e q u a s i a ridosso del Teatro Politea- ma. Arriva fin quasi al porto e tra i suoi prodotti alimen- tari: frutta, verdura, carne, pesce spiccano grandi banchi colmi di appetitose olive che, in mostra in cumuli pirami- d a l i , s o n o s o r m o n t a t i d a peperoncini rossi, da rametti di rosmarino, da spicchi d'a- glio a seconda della tipolo- g i a . N o n m a n c a n o , p e r ò , diverse officine meccaniche o della lavorazione artigiana- le del legno e del ferro. Il vero spirito di Palermo si trova nell'energia vivace dei suoi mercati Un pescivendolo al mercato Ballarò, a Palermo (Photo: Yulia Grigoryeva/Dreamstime)

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