Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/1529444
GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2024 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO L'arte di Nivola reinterpreta l'estetica nuragica: scoprire la preistoria della Sardegna è un viaggio affascinante I l 30 novembre si apre una mostra tra arte contempora- nea e preistoria sarda. Al Museo Nivola di Orani e al Civico Giovanni Marongiu di Cabras, "Sulle spalle dei giganti: la preistoria moderna di Costantino Nivola" è un tributo al dialogo tra il passato ancestra- le e l'arte del Novecento, un viaggio in cui l'artista di Orani si confronta con le antiche tradi- zioni e i simboli della sua terra natale. Questa esposizione è frutto della collaborazione tra la Fondazione Mont'e Prama e la Fondazione Nivola, che hanno unito risorse e visioni per esplo- rare in modo unico l'universo creativo di Costantino Nivola e le sue radici nella preistoria sarda. Anthony Muroni, presi- dente della Fondazione Mont'e Prama, sottolinea come questa sinergia tra musei e istituzioni culturali abbia permesso di costruire una narrazione "plurale ed evocativa, capace di collegare idealmente tutta la Sardegna e di favorire una lettura nuova e inte- grata della nostra storia". Il titolo della mostra evoca non solo le statue di Mont'e Prama ma anche l'immagine medievale dei "nani sulle spalle dei giganti", simbolo della possibilità di vede- re più lontano grazie alla gran- dezza del passato. Costantino Nivola, nato a Orani e divenuto esule negli Stati Uniti negli anni Trenta, ha sempre mantenuto un legame viscerale con la Sardegna. Questo legame ha trovato il suo riflesso più forte nell'arte: scul- ture e rilievi intrisi di richiami mostra è rappresentato dal tema della Grande Madre, figura sim- bolo della preistoria sarda e fonte di ispirazione per Nivola fin dagli anni Cinquanta. Le sue sculture femminili, dai Totem degli anni Cinquanta alle Madri degli anni Settanta, racchiudono il fascino ambivalente delle ante- nate preistoriche, unendo in sé forza e delicatezza, creatività e protezione. Queste sculture cele- brano la fertilità e la resilienza, due qualità che per Nivola rap- presentano l'essenza stessa della Sardegna. Il percorso prosegue con un parallelo inedito tra i pozzi sacri nuragici, che rifletto- no il culto delle acque nella cul- tura sarda antica, e le fontane realizzate da Nivola negli Stati Uniti, in cui l'acqua diventa ele- mento simbolico e architettoni- co. Carl Stein, collaboratore di Nivola, osserva come l'artista amasse "contrapporre l'abbon- danza dell'acqua negli Stati Uniti con la sua scarsità in Sardegna, che la rende preziosa e ne alimenta il desiderio". Le fon- tane di Nivola, come quelle per i college Morse e Stiles all'Università di Yale, non sono semplici decorazioni, ma omaggi alla sacralità dell'acqua, un richiamo alla Sardegna, dove ogni goccia è carica di valore. La sezione finale della mostra a Orani, introduce il tema del- l'arte del costruire, una passione che Nivola eredita dalle strutture nuragiche. Questa figura mitica del "muratore" è una metafora dell'intero percorso artistico di Nivola, che ritrova nei muri dei nuraghi una rappresentazione simbolica dell'identità sarda, fatta di forza, persistenza e comunità. La serie dei Building Blocks, concepita nei primi anni Cinquanta, esplora questo lega- me tra arte e architettura, e lo rende protagonista di molte opere monumentali concepite da Nivola come spazi abitabili, "spazi da abitare" dove l'arte si fonde con la vita quotidiana. Il viaggio si conclude al Museo Giovanni Marongiu di Cabras, sede dei celebri Giganti di Mont'e Prama, dove le scultu- re nuragiche si confrontano con quelle di Nivola in un dialogo che attraversa i millenni. I pasto- ri, i guerrieri e gli artigiani dei bronzetti nuragici sono per Nivola figure mitiche che "conti- nuano ad aggirarsi sulla terra", lasciando la loro impronta nelle sue sculture e nelle sue figure maschili, esili e potenti. La mostra "Sulle spalle dei giganti" invita a un viaggio tra passato e presente, tra storia e leggenda, un percorso che permette di guardare con occhi nuovi alla Sardegna e al suo patrimonio culturale. Particolare di uno dei Giganti ritrovati a Mont'e Prama (© Robatz | Dreamstime.com) alla cultura e all'estetica nuragi- ca, ai simboli della preistoria, alle memorie di un popolo antico che riecheggiano nella sua opera. Formatasi come grafico, Nivola si avvicinò alla scultura nel 1950, a New York, influen- zato da artisti della New York School come Pollock e dal tote- mismo, un filone artistico che evocava i primordi della civiltà. Il suo ritorno in Sardegna nel 1947, dopo la Seconda guerra mondiale, segnò un momento cruciale. Nivola trovò nelle ori- gini arcaiche dell'isola la rappre- sentazione di una forza creativa e vitale. Esplorò i monumenti e i simboli della preistoria sarda, come i nuraghi e i bronzetti nuragici, che lo affascinarono per la loro solidità e semplicità. Sentendosi erede spirituale degli antichi costruttori, decise di incorporare queste immagini nel proprio stile artistico, creandosi un'identità che attinge alla memoria e al mistero. La mostra è un viaggio tra scultura e spiritualità arcaica. Permette ai visitatori di avventu- rarsi nei temi cari a Nivola: le divinità primordiali, la figura femminile sacra, il culto dell'ac- qua, la cultura del costruire. La prima sezione, presso il Museo Nivola, introduce il mito dell'o- rigine secondo Nivola, con opere che rimandano a Gea e Urano, simboli di una spiritualità arcaica che l'artista riprende attraverso un trittico in bronzo degli anni Sessanta. Qui emerge l'influenza delle domus de janas, le "case delle fate", tombe ipogeiche scolpite nella roccia, i cui graffiti continuano a ispirare Nivola negli anni, portandolo a svilup- pare una tecnica unica di incisio- ne su intonaco fresco per le decorazioni pubbliche. Un altro tema affascinante è quello dei menhir, enormi mono- liti risalenti al periodo prenuragi- co, che Nivola interpreta nei suoi famosi sandcast e in sculture come quelle di Piazza Satta a Nuoro. Questi oggetti diventano per l'artista simboli di stabilità e di comunione con la terra, capaci di evocare un'idea di sacralità universale e durevole. Uno dei cuori pulsanti della SEBASTIANO CATTE