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Matrimoni, nascite, acciacchi e altre primavere. Tanti anni passati, qualcuno era ritorna- to portando notizie lontane. Il paese sempre più vecchio e vuoto di qua, i grattacieli sempre più fitti d'auto di là. Quante cose erano cambiate, quanti amici passati, quante vite trascorse. Ogni Natale carico di preghiere e speran- ze, ogni Natale che nasconde- va tra le luci un volto lontano e sfocato. L'anno prossimo tornerò a casa, chissà se mi r i c o n o s c e r a n n o , p o r t e r ò qualcosa a tutti, una valigia piena di regali. Sì, l'ha scritto, fra un anno tornerà, fra un anno finalmente lo riabbrac- cerò. Lettera dell'editore NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2024 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | D al Giorno del Ringraziamen- to al Natale il passo è vera- mente breve. Il tempo sembra proprio volare man mano che passano gli anni e dicembre sembra sem- pre più corto. Cento cose da fare, cento pensieri. Corrono via mattinate intere e sfuggo- no tra le mani pomeriggi che solo a novembre parevano lentissimi. Giorni frenetici tra le luci intermittenti, le deco- razioni che arredano casa e gli allestimenti festosi nei negozi, tutto scappa veloce nella routine quotidiana, tra la lista dei regali da acquista- re e le ultime consegne da sbrigare in ufficio prima della mezzanotte più luminosa. Sì, eccoci già arrivati alla fine dell'anno! Mille pensieri, mille ricor- di. Doveva essere ben più pesante lo spirito con cui aspettavano l'arrivo delle festività gli emigranti italiani che avevano oltrepassato l'o- c e a n o s e n z a p i ù v o l t a r s i indietro, senza più tornare a casa, dopo quella prima inter- minabile traversata che aveva s p a l a n c a t o u n m o n d o d i aspettative e difficoltà impre- viste. Chissà quanti avrebbe- ro volentieri fatto un passo indietro, avrebbero evitato di partire o almeno sarebbero tornati ogni tanto là dove erano nati, dove li aspettava- n o g l i a n z i a n i g e n i t o r i , i parenti e gli amici dell'infan- zia. Dove la casa, la piazza, la chiesa e una vita di fatiche erano tutt'uno con la memo- r i a . P e r a l t r o , a n c h e q u e i primi anni in America non erano stati certo una passeg- giata. Le terribili miniere, la ferrovia da costruire, il lavoro da elettricista, tutte le matti- ne con le mani ghiacciate a scaricare cassette di pesce, in fabbrica a stampare scatolette di latta, a ordinare file di mele e zucchine sul banco del mercato con un sorriso per tutti i clienti ma tanta fatica nelle ossa, le consegne da fare in fretta, il capo che urla in una lingua che non è mai davvero la propria, la saraci- nesca da tirare su circondati da volti estranei e sguardi torvi. Natale senza i profumi del pane fragrante impastato sul tavolo della cucina, dei dolci semplici che si centellinavano nei giorni di festa ma carichi di quel sapore che riportava i n d i e t r o n e l t e m p o , a g l i sguardi allungati accanto al camino mentre sul fuoco cuo- cevano lenti i ceci e sul tavolo c'era il fiasco del vino che aveva richiesto tanta fatica ma che rincuorava ad ogni sorso. Senza quei muri rugosi che sembravano sempre vec- chi e quei quattro mobili che bastavano per troppe perso- ne. Tutto il paese che sembra- va una sola famiglia. Natale con la messa al freddo in cui l e c a n d e l e r i s c a l d a v a n o i cuori, gli sguardi si incrocia- vano bassi e si pregava per- ché l'anno nuovo fosse gene- roso nei campi. Domani riuscirò a manda- re un po' di risparmi a casa, ad aiutare mamma a compra- r e i l c o r r e d o a l l a p i c c o l a Maria, le medicine per nonna Antonia e a rendere fiero papà che poteva vantare di avere un figlio là in America, dove tutti stavano bene e la vita non era mica come qui in questo paese povero, dove si poteva solo invecchiare di miseria senza realizzare sogni e campando di sudore. Se sapessero la fatica, lo sfrutta- mento, il nodo in gola, le monete che non piovono dal cielo e quanto è pesante sen- tirsi soli sotto questo cielo grigio che al paese non era mai così gelido perché la soli- tudine là non la si conosceva. E p p u r e , a n c h e i n q u e l paese, fra quelle mura che sapevano di vecchio, poche cose e sempre quelle, Natale non era più lo stesso. Dentro quella casa più silenziosa, gli o c c h i s e m p r e s u l l a s e d i a rimasta vuota, tutte le matti- ne alla finestra aspettando il postino che non arrivava mai e quella lettera conservata gelosamente nel cassetto del comò, che si rileggeva mille e mille volte e si riempiva ogni volta di nuovi pensieri e vec- chi ricordi. Lasciava sempre il cuore appesantito, mentre le lacrime calde scendevano di nascosto sul viso. Nulla era stato più come prima da allo- ra, da quando quel pezzo di cuore era partito con in tasca la giovinezza. Anche se le fac- cende erano l'unica distrazio- ne ammessa, il pensiero tor- nava sempre a quel figlio lontano e in fondo alla pento- la un mestolo di minestra era suo. Chissà come stava, se viveva in una casa spaziosa e pulita e le luci della grande città illuminavano a giorno le strade lunghissime e affollate come le stelle del cielo riem- pivano le calde notte estive. Un raccolto dopo l'altro, u n i n v e r n o d o p o l ' a l t r o . L'attesa del Natale, gli emigranti e la nostalgia di casa giancarlo.fadin@protravelinc.com Direct: 818-783-0208