L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-6-2025

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27 GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2025 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | S i chiama Liliana il documentario che raccoglie la testi- monianza di Lilia- n a S e g r e e c h e ripercorre, tra immagini di repertorio e interviste attuali, l'arresto, la deportazione e l'ultimo addio al padre della senatrice a vita. In occasione della Giornata della Memoria, il documentario è stato pre- sentato con la presenza del regista Ruggero Gabbai pres- so l'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles in un incontro m o d e r a t o d a H i l a r y H e l - stein, direttrice del Los Ange- les Jewish Film Festival. "La Giornata della memo- ria ci ricorda il passato per guardare al presente e al futu- ro, affinché quello che è acca- duto non si ripeta mai più" ha dichiarato la Console Raffael- la Valentini. "In questa occa- sione, il Consolato Generale e l'Istituto Italiano di Cultura presentano un documentario sulla vita di una donna straor- dinaria: la senatrice a vita Liliana Segre, una delle ulti- me memorie viventi della tra- gedia dell'Olocausto. Dobbia- m o e s s e r l e d a v v e r o g r a t i p e r c h é h a s c e l t o d i n o n dimenticare il suo dolore e di condividere la sua storia con noi, plasmando le coscienze, educando generazioni e forti- ficando la nostra memoria collettiva". "Abbiamo fatto il film per questo, perché molte cose Liliana non le aveva mai rac- contate" ha spiegato a L'Ita- l o - A m e r i c a n o il regista Gabbai. "Oltre al repertorio della sua deposizione e della vita da Auschwitz, ci sono delle considerazioni attuali che Liliana ha fatto sulla sua vita anche dopo Auschwitz. In più abbiamo coinvolto i suoi figli che per la prima volta vediamo in un film. Una pre- senza fondamentale per capi- re il trauma delle seconde generazioni e questo è un aspetto importante del film". Si ricorda il suo pri- m i s s i m o i n c o n t r o c o n Liliana Segre? Ho conosciuto Liliana nel 1995 quando abbiamo iniziato a fare l'archivio della fonda- zione Spielberg che sarebbe arrivata da lì a poco in Italia. Abbiamo da subito deciso di fare il nostro archivio, antici- pando l'archivio di Spielberg, c o n u n a s e n s i b i l i t à t u t t a nostra, tutta italiana. E così abbiamo ricavato 400 ore, d a l l e q u a l i è n a t o i l film Memoria che poi è anda- to alla Berlinale nel 1997 e che Freccero mandò in onda sulla Rai in prima serata. Quel film ha segnato un po' l'inizio di tutto perché dopo Primo Levi nessuno aveva dato spazio a testimonianze dirette e filma- t e . C o n i l f i l m M e m o r i a aprimmo un po' la stagione dei sopravvissuti e delle loro testimonianze. L'idea di questo docu- m e n t a r i o q u a n d o s i è concretizzata? Si è concretizzata nella pri- mavera del 2023 quando ho incontrato i figli di Liliana e ho detto loro: "Bisognerebbe fare un film su vostra madre"; la mia idea era di fare una monografia solo su di lei. Innanzitutto perché sta bene, è lucida ed è anche una sena- trice molto conosciuta. Inoltre avevamo visto che nell'archi- vio della memoria c'erano dieci ore di materiale della sua testimonianza ed erano cose incredibili che lei raccon- ta in maniera molto precisa e puntuale. Ho capito che non s i p o t e v a n o t e n e r e q u e l l e testimonianze in un cassetto quindi abbiamo iniziato a montare il materiale d'archi- vio di Liliana e nel settembre 2023 abbiamo iniziato a gira- r e l e i n t e r v i s t e a P e s a r o . Abbiamo ultimato le riprese n e l l u g l i o 2 0 2 4 , p r o p r i o prima del Festival del Cinema di Venezia. C ' è q u a l c o s a c h e è emerso durante le ripre- se del documentario che non si aspettava quando ha iniziato il progetto? No, io mi aspettavo assolu- tamente di fare un film del genere, anzi in fase di mon- taggio ho avuto difficoltà per- ché avevamo del materiale sia di archivio che filmato da noi che era esplosivo. Sapevo che era un materiale di grande qualità. Lei ha raccontato tutto, si è data con una gene- rosità incredibile e devo solo ringraziarla per la fiducia che mi ha dato. Conosce Liliana Segre da moltissimi anni. Che rapporto avete oggi? Abbiamo un rapporto di grande amicizia, quasi fami- liare. Sia con i figli che con lei ci sentiamo un giorno sì un giorno no anche per raccon- tarci le cose del mondo ma anche le nostre cose private. Si è stabilito un rapporto di empatia, di fiducia ma soprat- tutto di amicizia. Lei ha rapporto perso- nale con questo argomen- to? Sì, io ho perso dei familiari ad Auschwitz. La sorella di mia nonna con suo figlio che aveva tre anni e il marito sono stati uccisi appena arrivati ad Auschwitz. Io ho vissuto e studiato a New York, che è una città molto ebraica e lì sono entrato in contatto con molti figli di sopravvissuti e anche con dei sopravvissuti, dunque mi sono interessato all'argomento. Ho letto tutto quello che si poteva leggere e penso di aver sviluppato una mia sensibilità e un mio tocco sull'argomento. Come si è tradotto que- sto aspetto sul documen- tario? Nel voler dare la massima importanza e spazio alla testi- monianza diretta dei soprav- vissuti ma anche nel cercare di non far mai vedere delle foto di morti. Per me ci deve essere un po' di leggerezza, di umiltà e soprattutto una certa sensibilità che purtroppo in molti altri lavori di altri registi sull'argomento non risconto. Prima accennava all'a- spetto del trauma delle nuove generazioni. Come è stato inserito nel docu- mentario? I o d i s t i n g u o s e m p r e i l piano dei sopravvissuti, che sono testimoni diretti della storia perché con i loro occhi hanno visto quello che è suc- cesso nel buco nero del '900 che è stato la Shoa. E poi c'è di conseguenza il piano del figlio di un sopravvissuto, al quale spesso queste cose sono tenute nascoste per non tra- smettere il dolore. C'è una frase nel film che mi com- muove molto, quando Liliana racconta di come i figli già da piccoli le abbiano chiesto cosa f o s s e i l n u m e r o s u l l a s u a pelle, e lei diceva che avrebbe risposto quando sarebbero stati più grandi. E dopo un momento di pausa dice: "I figli non devono mai essere così grandi". Q u e s t o è u n t r a u m a che appartiene anche a lei. Come si manifesta nella vita di tutti i giorni? È un trauma invincibile, fatto di silenzio, un trauma dove il figlio si sente respon- sabile per la sofferenza del genitore e molto spesso si ribaltano i ruoli, è il figlio che protegge il genitore. A causa di questo trauma delle secon- de generazioni ad esempio la figlia Federica non voleva parlare, infatti non aveva mai parlato né ai giornali né alla televisione. Sono riuscito a convincerla perché non era possibile che l'unica figlia femmina non parlasse. E ha fatto un'intervista eccezionale raccontando di come abbia scoperto tutto a 13 anni quan- do ha letto i diari scritti dalla m a d r e . L a s t e s s a e t à c h e aveva Liliana quando è stata deportata. "Da quel giorno non sono più stata la stessa" ha detto la figlia. Questo ti fa capire come il trauma sia pas- sato in linea matriarcale. A Los Angeles presentato il documentario su Liliana Segre Ruggero Gabbai, regista del docu-film Liliana (Photo courtesy of Forma International) LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES

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