L'Italo-Americano

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GIOVEDÌ 6 MARZO 2025 www.italoamericano.org 35 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT profilo poco appetibile dal punto di vista tecnico (da sempre cen- travanti atipico, con il passare degli anni ha modificato il gioco, prediligendo l'azione lontano dall'area) e la sua potenziale lea- dership non poteva essere certa (e infatti, se si eccettua qualche occasione ad inizio stagione, l'at- taccante iberico non è certamente stato un trascinatore dello spo- gliatoio). La sensazione prepon- derante è che Morata fosse un 'nome' da offrire ai tifosi senza svenarsi (è costato 13 milioni): un'occasione 'dettata dal merca- to'. Discorso simile si potrebbe fare per la cessione-lampo di Kalulu - uno dei protagonisti del- l'ultimo Scudetto - ai diretti con- correnti della Juventus. Non pervenute offerte signifi- cative per Thiaw (la cui involu- zione aveva ragionevolmente suggerito al Milan di provare a cederlo), la difesa andava comun- que sfoltita generando una plu- svalenza. Anche incassando una cifra ridotta e lasciando il com- Un gruppo che non fa squadra: Rossoneri senza prospettive se non si corre ai ripari pleto controllo sull'operazione (prestito oneroso con diritto, per una somma totale di poco più di 20 milioni) alla Juventus. Lo stesso mercato di gennaio, salutato dai più con grande sod- disfazione non dà la sensazione di essere stato suggerito da un progetto di ampio respiro. Le operazioni 'di riparazione' sono andate a sconfessare quanto fatto in estate: l'addio di Morata, fret- tolosamente spedito in Turkish League (un campionato che asso- miglia sempre più a un 'cimitero degli elefanti') e il tentativo di separarsi da Emerson Royal (il cui acquisto - molto oneroso, visto che è costato 15 milioni più bonus - resta uno dei più grandi misteri dell'odierno Milan), che non si è concretizzato solo per l'assurdo infortunio del terzino brasiliano in quella che doveva essere la sua ultima partita, sono indicativi di quanto il mercato estivo non abbia funzionato. Significative anche l'improv- visa cessione di Bennacer (che, nelle sue ultime prestazioni in Rossonero, aveva provato ad assumere atteggiamenti da leader del gruppo) e la separazione da Capitan Calabria (a cui sono stati rinfacciati molti torti e su cui è soprattutto pesata la disastrosa trattativa per il rinnovo contrat- tuale). Ma il Milan sembra aver lavorato con poca lungimiranza anche 'in entrata'. Walker oltre a 'giubilare' Emerson Royal, è arrivato perché nella necessità di abbandonare il Manchester City; Gimenez, centravanti grezzo ma profilo tecnico sicuramente inte- ressante, potrebbe essere un investimento ispirato ma non rappresenta una certezza: è stato pagato non poco e non vanta un curriculum di livello assoluto (di fatto ha segnato solo in Eredivisie). C'è poi Joao Felix, funambo- lo portoghese che, dopo gli exploit di inizio carriera, ha fati- cato a vivere stagioni positive, venendo infine 'fagocitato' nella gigantesca rosa del Chelsea da cui aveva urgenza di fuggire. Sottil e Bondo sono poi stati acquisti last-minute che non hanno innalzato il livello della rosa e che, soprattutto, non pos- sono andare a colmare le lacune 'storiche' del roster rossonero. Non a caso, tutte queste opera- zioni che pure, nell'immediato, avevano dato una 'scossa' a tutto l'ambiente, non hanno risolto i problemi strutturali del Milan. Paolo Maldini (© Ettoregriffoni | Dreamstime.com) PROSEGUE DA PAG 34 STEFANO CARNEVALI S tefano Pioli aveva indub- biamente trovato il modo di rapportarsi col gruppo: oltre ai successi sul campo (su tutti lo Scudetto 21-22), il suo Milan aveva una compattezza e un'identità ben riconoscibili. Il suo ciclo però, nella scorsa sta- gione, era parso giungere alla sua fisiologica conclusione. Complice l'allontanamento di Maldini e Massara dalla società, la sua presa sul gruppo era deci- samente calata. La scelta di sosti- tuire Pioli con Paulo Fonseca era da subito parsa poco ispirata: un allenatore sì 'giochista' e abile con i calciatori giovani, ma con un palmares ridotto e un curricu- lum poco prestigioso, che aveva dato l'impressione di un ridimen- sionamento degli obiettivi rosso- neri. La gestione dell'allenatore lusitano - caratterizzata da alti e bassi nelle prestazioni e nel rap- porto con i giocatori - era culmi- nata con l'esonero alla vigilia della Supercoppa Italiana. Al suo posto un altro portoghese: Sergio Conceiçao, un sergente di ferro che avrebbe dovuto 'far rigare dritto' un gruppo troppo scostan- te e poco dedito al sacrificio. Ma, se si esclude l'exploit della Supercoppa, il rendimento del Milan agli ordini dell'ex alle- natore del Porto, è risultato persi- no più negativo di quello della gestione Fonseca. Due allenatori molto diversi - sia per credo tatti- co, sia per approccio - accomu- nati dal fallimento: segno che, per quanto i problemi in panchi- na non siano mancati, il cuore della questione risieda altrove. UN GRUPPO CHE NON È SQUADRA - I problemi più rilevanti sono in società. Ma sono assolutamente presenti e pesanti anche nel gruppo squa- dra. Che poi, attualmente, di squadra ha ben poco. Se è vero, che la rosa di questo Milan è stata sopravvalutata, è altrettanto vero che avrebbe tutte le carte in regola per ambire a una posizio- ne di classifica ben più soddisfa- cente dell'attuale. I Rossoneri, però, non sono quasi mai riusciti ad esprimere il potenziale e, sconfitta dopo sconfitta, sono caduti preda di una sfiducia tota- le. L'attitudine del Milan, il suo approccio alle partite, è quasi sempre errato. La squadra non ha principi di gioco chiari e rodati, che siano in grado di agire come 'salvagente' nei momenti più dif- ficili: questo è frutto dei tanti cambi in organico e in panchina, così come del poco tempo a disposizione per allenarsi, in virtù di un calendario fittissimo. Ma è anche il risultato di una composizione scriteriata della rosa, che non è stata costruita cercando un giusto mix di gio- ventù ed esperienza e, men che meno, di talento e costanza. E nemmeno perseguendo un equili- brio tra i reparti. Il Milan, così, si è ritrovato del tutto privo di iden- tità e di uno spirito di squadra che spinga ogni singolo a dare il massimo, per sopperire agli erro- ri dei compagni. Questo gruppo, poi, è tremendamente emotivo e fragile: le uniche prestazioni sopra le righe le ha garantite con- tro avversari di altissimo profilo. Quando non era chiamato a 'fare la partita' e, soprattutto, quando, giocando contro pronostico, non aveva la pressione di dover fare risultato ad ogni costo. CARNEFICI E VITTIME - Ci sono stagioni in cui nulla va per il verso giusto: sono capitate anche a squadre ben più forti di questo Milan (si pensi, per resta- re in ambito rossonero, allo scia- gurato biennio 96/97-97/98). Eppure la modalità con cui la squadra di Conceiçao, in tutte le ultime uscite, sta incappando in sconfitte e prestazioni disastrose, ha caratteristiche pressoché irri- petibili. A partire dal clamoroso tonfo di Zagabria, contro la pic- cola Dinamo, nell'ultimo turno del girone di Champions (scon- fitta che ha condannato il Milan ai playoff) - escludendo l'ottima prestazione nei quarti di finale di Coppa Italia (3-1 alla Roma), quando era sembrato che i nuovi acquisti potessero davvero far svoltare la stagione rossonera - il Milan ha sempre giocato in modo sbilanciato e sconclusiona- to, perdendo 5 delle 10 gare gio- cate, subendo 3 espulsioni e regalando almeno 6 gol a causa di incredibili errori individuali. Gli uomini di Conceiçao si sono 'battuti da soli' e i giocatori rossoneri si sono rivelati spietati carnefici di loro stessi, rendendo- si protagonisti di atti di nervosi- smo inconsulti e di giocate disa- strose decisive per le sconfitte subite. Maignan e compagni, però, sono anche vittime di una malasorte che sembra accanirsi e di una serie di cervellotiche deci- sioni arbitrali che hanno contri- buito ad affossare una squadra in difficoltà drammatiche. Il tutto senza neppure provocare una vera e propria reazione degli 11 in campo o qualcosa in più di sterili dichiarazioni post-gara da parte della dirigenza. CHE PROSPETTIVE? - Inutile girarci intorno: il momen- to del Milan è nerissimo, anche perché i problemi e gli equivoci sono talmente numerosi da non far intravedere credibili e rapidi percorsi di risalita. La Coppa Italia potrebbe essere l'ultimo appiglio per Conceiçao e i suoi: vincendola, il Milan riuscirebbe a mettere in bacheca due titoli e si guadagnerebbe l'accesso all'Europa League. Poi ci sareb- be da compiere una nuova rivo- luzione, stravolgendo l'organico e la guida tecnica. Il rischio più grande, dopo stagioni così nega- tive, è quello di 'tagliare' calcia- tori che invece meriterebbero un'occasione in più. Servirà allo- ra una grande freddezza nel com- piere le valutazioni di mercato. Ma, ancor di più, sarà necessario avere un progetto chiaro e cri- stallino, per operare una ricostru- zione coerente: l'unica via per una risalita che non sia un fuoco di paglia. Sérgio Conceição (© Cristiano Barni | Dreamstime.com)

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