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GIOVEDÌ 3 APRILE 2025 www.italoamericano.org 42 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT Il mito di Gigi Riva: Cagliari e la Sardegna non dimenticano le imprese sportive del loro 'Rombo di tuono' SEBASTIANO CATTE S iamo nel cuore di Cagliari, dove il vento porta con sé il profumo del mare e le voci dei pescatori si mescolano ai suoni della città. questi giorni hanno un sapore diverso. Le stra- de si tingono di rossoblù, i colori di una passione che supera il tempo, come l'amore incondizio- nato per Gigi Riva, campione indimenticato diventato il "più sardo dei sardi". Arrivato in Sardegna da Leggiuno, sulle rive del Lago Maggiore, ha portato con sé un bagaglio fatto di talento puro e di un passato difficile. Orfano di padre in giovane età, aveva conosciuto il dolore e la fatica, elementi che avrebbero forgiato il suo carattere e la sua determi- nazione. Con il Cagliari, Riva ha scrit- to pagine indelebili di storia cal- cistica. Lo scudetto del 1970 non è stato solo una vittoria sportiva, ma un evento capace di cambiare la percezione di un'intera regio- ne. In un'Italia dove il calcio era dominato dalle grandi squadre del nord, quel tricolore sul petto dei rossoblù era un segno di riscatto sociale e culturale. In Nazionale, Riva è stato un auten- tico trascinatore. Con 35 gol in 42 presenze, detiene ancora oggi il record di miglior marcatore azzurro. Ma al di là dei numeri, ciò che rimane impresso è la sua dedizione, la capacità di unire un Paese attraverso lo sport. Era l'uomo che scendeva in campo non solo per vincere, ma per rap- presentare qualcosa di più grande di sé. Il suo rifiuto delle offerte delle grandi squadre del nord è diventato leggenda. La Juventus, il Milan, l'Inter: tutte volevano quel sinistro potente, ma Riva rimase fedele alla Sardegna. "Preferirei di no", come il Bartleby lo scrivano nel racconto di Herman Melville, rispondeva a chi cercava di tentarlo con con- tratti faraonici. Una scelta di cuore, di appartenenza, che lo ha reso un esempio di integrità in un mondo spesso dominato dal denaro. Il mito. Per comprendere appieno quello che non può non considerarsi "il mito di Gigi Riva", bisogna immergersi nella Sardegna degli anni '60 e '70. Un'isola ricca di fascino e allo stesso tempo aspra, dove la modernità faceva fatica ad attec- chire. Come ha ricordato lo stori- co Gianluca Scroccu in occasio- ne dell'inaugurazione dell'Anno Accademico dell'Università di Cagliari dedicata proprio a Gigi Riva, era una terra da cui molti fuggivano in cerca di fortuna nel continente o all'estero. L'emigrazione era una necessità, non una scelta e il miraggio di un futuro migliore spingeva i giova- ni a lasciare casa per lavorare nel triangolo industriale Milano- Torino-Genova o in paesi come Francia e Germania. In questo contesto Riva ha rappresentato una svolta, in quanto simbolo di speranza. Il suo talento ha acceso l'entusiasmo di un popolo intero, che si è riconosciuto in lui. La Sardegna lo ha adottato, e lui ha ricambiato con un amore incondizionato. I suoi funerali sono stati una testimonianza toc- cante di questo legame, una scena che ha cementato per sem- pre il posto di Riva non solo nel calcio, ma nella memoria collet- tiva, come eroe che ha dato tutto per una terra non sua, ma che ha scelto come casa. C'è ancora ben vivo il ricordo di migliaia di per- sone hanno affollato le strade di Cagliari, in un silenzio carico di emozione. La bara, portata a spalla dai suoi compagni di squa- dra e da giovani calciatori, ha attraversato la città come in una processione sacra. Il tramonto sul mare ha fatto da sfondo a un addio che era anche una celebra- zione della vita. Gianni Brera, maestro del giornalismo sportivo, aveva colto l'essenza di Riva. Per lui, il cam- pione era "Rombo di Tuono", un eroe che aveva permesso alla Sardegna di entrare nella storia del calcio italiano. "Questa regione rappresentava fino agli anni Sessanta un'altra galassia", scriveva. "La Sardegna aveva bisogno di una grande afferma- zione e l'ha avuta con il calcio". Gianni Mura, altra firma nobile del giornalismo, descriveva Riva come "basaltico", solido e resi- stente come le rocce dell'isola. Un uomo di poche parole, ma di grandi azioni. Un personaggio che sembrava uscito da un romanzo epico, un moderno Ulisse che, dopo aver conosciuto il mondo, sceglie di fermarsi in un luogo e di farlo suo. In tempi più recenti un altro storico contemporaneo, il profes- sor Massimo Baioni, ha analizza- to la figura di Riva nel contesto sociale e culturale dell'epoca. In un suo saggio, Baioni sottolinea come il campione abbia incarna- to un'idea di identità che andava oltre il campo da gioco. La sua scelta di restare a Cagliari, rifiu- tando le sirene delle grandi squa- dre, è vista come un gesto rivolu- zionario, un atto di fedeltà a una terra che lo aveva accolto e amato. Riva è diventato così un mito vivente, un eroe che ha saputo unire passato e presente. Come i nuraghi, le antiche torri di pietra che punteggiano il pae- saggio sardo, ha rappresentato una continuità tra le generazioni. La sua storia è stata tramandata dai padri ai figli, in un racconto che mescola realtà e leggenda. Oggi il suo spirito continua a vivere tra le vie della città, nei campi di calcio dove i bambini corrono dietro a un pallone, nei cuori di chi lo ha visto giocare e di chi ne ha solo sentito parlare. Il mito di Riva è la testimonianza di come un uomo possa diventare simbolo di un popolo, di come lo sport possa trascendere il sempli- ce gioco per farsi storia e cultura. "Il mito è il nulla che è tutto" scriveva Fernando Pessoa in una sua celebre lirica, e Gigi Riva è quel tutto che riempie il nulla lasciato dalla sua assenza. È il ricordo di un tempo in cui i valo- ri contavano più dei contratti, in cui la lealtà e l'onore erano monete più preziose dell'oro. È l'esempio di come si possa sce- gliere la strada meno battuta e trovare la felicità. In un mondo dominato dalla velocità, il suo esempio rimane una bussola per orientarsi. E mentre le onde del mare di Cagliari continuano a infrangersi sulle coste, il nome di Gigi Riva risuona ancora, come un rombo di tuono. A Siculiana, provincia di Agrigento, è stato inau- gurato il museo Astro, acronimo di "Ayrton Senna testi- monianze e racconto delle origi- ni", presso l'antica Torre dell'Orologio di Piazza Umberto I, storico edificio del XVII seco- lo. La mostra raccoglie docu- menti, testimonianze, immagini, opere e cimeli che ripercorrono la storia della famiglia Magro, emigrata in Brasile alla fine dell'800. Il campione, infatti, è discendente di una famiglia di migranti originari di Siculiana, nello specifico Giovanni Magro e Angela Curabba (1851), i cui documenti sono stati utilizzati per tracciare la linea temporale e territoriale che collega Ayrton Senna all'Italia. Non solo. L'iniziativa museale è nata pro- prio dalla scoperta casuale del- l'atto di nascita di Giovanna Magro, bisnonna di Senna (che nascerà in Brasile 84 anni dopo), rinvenuto negli archivi comunali. L'iniziativa, che rientra tra le attività legate al Turismo delle Radici, si inserisce nelle celebra- zioni di Agrigento Capitale della Cultura 2025, consolida il ruolo di Siculiana come luogo di cultu- ra e identità. "L'inaugurazione A Siculiana (da cui partì la bisnonna del pilota) apre il museo dedicato ad Ayrton Senna del Museo rappresenta un omag- gio straordinario alle nostre radi- ci e un ponte che ci unisce a una delle figure più amate della storia dello sport, Ayrton Senna. Qui - ha detto il sindaco inaugurando il museo - celebriamo non solo il legame di Ayrton con la nostra terra, ma anche il valore della memoria, delle origini e del coraggio che hanno segnato la storia della famiglia Magro, emi- grata da Siculiana verso il Brasile. Siamo orgogliosi - conti- nua Zambito - di poter offrire al nostro territorio e ai visitatori un'esperienza unica, che racconta il campione attraverso la lente delle sue radici siciliane, raffor- zando l'idea di uno sviluppo legato alla nostra storia. In que- sto contesto, accogliamo con entusiasmo il Patto di Amicizia tra Siculiana e Maranello, città che ha vissuto con Ayrton momenti indimenticabili di Formula 1. Questo accordo, che si aggiunge al nostro già consoli- dato legame con Imola, crea una rete di valori comuni tra terre che condividono la passione per la storia, la velocità e la memoria". Il un museo-mostra è ricco di emozioni e fotografie inedite scattate dal fotoreporter imolese Marco Isola durante gli ultimi anni di carriera di Senna (1992- 1994). Ci sono poi cimeli auten- tici, oggetti appartenuti al pilota, che permettono di entrare in con- tatto con la sua storia personale. Simbolo della mostra il ritratto di Ayrton Senna del maestro di arte sculture modenese, Alessandro Rasponi. Astro offre inoltre un percorso di visita immersivo: un'esperienza multimediale che trasporta i visitatori nella Sicilia di fine '800, facendo rivivere l'at- mosfera dell'epoca e il legame profondo tra Senna e la sua terra d'origine. La mostra è in questo anche un omaggio alle genera- zioni di emigrati siciliani. Nelle postazioni touch è invece possi- bile interagire con tutto il conte- nuto del museo, dalle informa- zioni storico-archivistiche, alle grafiche, ai contenuti fotografici e video su Ayrton Senna, fino ai contenuti virtuali interattivi sulle monoposto di Formula Uno. A disposizione anche gli schemi hi- tech delle monoposto, graficizza- te come organismi vivi, aperte come tavole anatomiche, dalle quali si possono cogliere parti di telaio, di motore, di sospensioni, trasformando la meccanica in vere e proprie opere d'arte. GIOVANNI ZAMBITO Francobolli dedicati al mito Senna (© Tinamou | Dreamstime.com)