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GIOVEDÌ 17 APRILE 2025 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 13 M olto prima dell'avven- t o d e i c r i - s t a l l i d i quarzo, dei d i s p l a y d i g i t a l i o d e g l i s m a r t p h o n e c o n G P S , g l i antichi romani andavano già in giro con dispositivi p e r s o n a l i p e r l e g g e r e i l tempo. Non stiamo parlando di orologi in senso moderno, ovviamente, ma svolgevano una funzione sorprendente- m e n t e s i m i l e : f o r n i v a n o informazioni, conferivano a c h i l i i n d o s s a v a u n c e r t o livello di raffinatezza e funge- vano da collegamento porta- tile con il mondo esterno. Compatte, eleganti e sor- prendentemente complesse, l e m e r i d i a n e p o r t a t i l i romane erano l'accessorio per eccellenza per i primi che a d o t t a r o n o l a t e c n o l o g i a nell'antichità. Q u e s t i g a d g e t p o r t a t i l i divennero popolari – o virali, se vogliamo usare il gergo contemporaneo – durante il tardo Impero Romano, principalmente dal II al IV secolo d.C. Anche se ne sono sopravvissute solo una dozzi- na circa, riescono a offrirci un'interessante panoramica sulle ambizioni tecnologiche e le abitudini culturali dell'é- l i t e i s t r u i t a d i R o m a : Meghan Bartels, scrivendo sullo Smithsonian Magazine, le ha descritte come l'equiva- lente romano di un iPhone: piccole, scintillanti, impo- nenti e più legate al prestigio sociale che all'utilità quoti- diana. Il principio alla base di una meridiana è semplice: l'ombra proiettata dal sole si sposta su una serie di indici orari con il passare del gior- no, ma trasformarla in uno strumento funzionale e por- tatile ha posto sfide significa- tive. Innanzitutto, le meridia- ne devono essere calibrate in base alla latitudine del luogo in cui vengono utilizzate, poi- ché l'angolazione del sole nel cielo cambia a seconda della geografia. Per superare que- s t o p r o b l e m a , a r t i g i a n i e matematici romani idearono ingegnosi meccanismi rego- l a b i l i – a l c u n i c o n d i s c h i rotanti, altri con anelli– che permettevano all'utente di a l l i n e a r e l o s t r u m e n t o i n base alla propria posizione. A l c u n i d e g l i e s e m p l a r i sopravvissuti contengono iscrizioni che fungono da guide geografiche, per così dire "bigliettini" incisi che elencano le città e le relative latitudini, sebbene non sem- pre con la precisione che la geografia moderna richiede- rebbe. Lo storico Richard J.A. Talbert, che ha pubbli- cato un affascinante studio s u q u e s t i s t r u m e n t i i n "Roman Portable Sundials: The Empire in Your Hand", spiega che gli elenchi delle latitudini incisi sulle meridia- ne riflettono la mappa men- tale dell'impero del proprie- t a r i o , r i v e l a n d o c o m e i Romani visualizzassero il Dal punto di vista estetico, le meridiane portatili erano relativamente semplici: pic- coli dischi di bronzo o gruppi di anelli, abbastanza compat- ti da stare nel palmo di una mano o appesi a una cintura. Ma il loro funzionamento era t u t t ' a l t r o c h e s e m p l i c e : i modelli spesso includevano due o tre parti che dovevano essere ruotate o inclinate a seconda del periodo dell'an- no e della latitudine; Alcuni usavano dei fori per dirigere i raggi di sole su superfici cali- brate, mentre altri si affida- v a n o a g n o m o n i ( p i c c o l i pioli) le cui ombre si muove- vano su scale incise. Bisogna- va sapere se era mattina o pomeriggio, era necessario un cielo sereno, non erano utili in caso di pioggia e a mezzogiorno poteva essere difficile capire se il sole stesse sorgendo o tramontando. Nonostante la loro eleganza, erano tutt'altro che intui- tivi, almeno per gli standard moderni. Non necessitavano di batterie, ma chiedevano molto ai loro proprietari. La misurazione del tempo r o m a n a e r a d i v e r s a d a l l a nostra. Il giorno e la notte erano divisi in dodici ore, ma p o i c h é l a l u c e d e l g i o r n o variava con le stagioni, un'o- ra in inverno poteva durare solo 45 minuti, mentre in estate si estendeva fino a 75. I Romani ereditarono questo sistema dagli Egizi e rimase in uso per secoli. Non esiste- vano fusi orari standardizzati e nessun orologio che suo- n a s s e a m e z z o g i o r n o : i l tempo era fluido, locale e connesso al percorso del sole. Regolava rituali, procedi- menti legali e vita pubblica, ma senza la puntualità minu- to per minuto che la moder- nità avrebbe poi imposto. Nonostante queste diffe- renze, i Romani avevano una profonda attenzione per il tempo. Centinaia di meridia- ne in pietra sono state sco- perte in tutto l'ex impero – 36 solo a Pompei – che spes- so venivano installate in cor- tili, giardini o spazi pubblici. Le meridiane portatili, d'altra parte, erano rare e tutt'altro che strumenti alla portata del c i t t a d i n o m e d i o , p o i c h é erano costose da produrre e richiedevano un elevato livel- lo di alfabetizzazione e com- p r e n s i o n e s c i e n t i f i c a p e r essere utilizzate. Per questo motivo erano strettamente associate all'élite sociale: senatori, studiosi, diplomati- ci e ricchi mercanti. Ciò che è particolarmente significativo è che alcuni di questi dispositivi potrebbero non aver funzionato poi così bene: errori nelle liste di lati- tudini incise, approssimazio- ni nelle calibrazioni o persino difetti di progettazione pote- vano comprometterne la pre- cisione. Ma proprio come un costoso orologio da polso meccanico di oggi, la preci- sione non è sempre stata la chiave perché, più che indi- catori del tempo, erano pla- n e t a r i i n m i n i a t u r a – l a p r o v a c h e i l p r o p r i e t a r i o comprendeva i movimenti del cielo ed era collegato alle reti di conoscenza dell'impe- ro. E r a n o i n c i r c o l a z i o n e diversi modelli. Il cosiddetto "quadrante a disco" richiede- va all'utente di ruotare un disco interno in base al mese, quindi posizionare lo stru- mento in modo che un'om- bra cadesse sulle linee orarie. La versione "a quadrante ad anello" prevedeva un sistema di anelli, uno dei quali conte- neva un foro stenopeico che permetteva alla luce solare di colpire gli indici delle ore all'interno. Questo modello poteva essere ripiegato, ren- dendolo ancora più portatile e attraente per i viaggiatori. Esempi sono stati trovati in luoghi lontani come la Gran Bretagna, la Spagna, la Gre- cia e l'Egitto, a dimostrazione del loro fascino pan-imperia- le. In effetti, al di là della loro funzione, le meridiane porta- tili sono importanti per aiu- tarci a comprendere come gli antichi romani immaginasse- r o l o s p a z i o e i l t e m p o , entrambi strettamente con- nessi alla grandezza – geo- grafica e culturale – del loro Impero. Anche la datazione di que- sti dispositivi si è rivelata complessa: la maggior parte sono orfani archeologici, rin- v e n u t i s e n z a u n c o n t e s t o chiaro; non possono essere datati al carbonio-14 e le loro iscrizioni non sono sempre facili da interpretare. Gli stu- diosi si basano sulle caratte- ristiche stilistiche, sul meto- do utilizzato per scrivere la latitudine e sulla menzione di alcune città – come Costanti- nopoli, fondata nel 330 d.C. – per stimarne l'età. Come molti dei gadget tecnologici odierni, le meridiane romane erano in egual misura stru- mento e giocattolo, status symbol e strumento scientifi- co. Non sempre funzionava- no perfettamente, ma dimo- stravano che i loro possessori apprezzavano l'innovazione e la conoscenza. E, forse anco- ra più importante, permette- vano di portare con sé un pezzo dell'impero – con tutta la sua raffinatezza e portata – direttamente nelle proprie mani. Lo smartwatch dell'Impero Romano: le meridiane portatili Una meridiana portatile, probabilmente simile a quelle usate dai Romani (Photo: Penywise/Dreamstime) HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI