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GIOVEDÌ 17 APRILE 2025 www.italoamericano.org 39 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT Nations League: gli Azzurri si fermano ai quarti contro la Germania. Tempo di ripensamenti per la squadra Igor Tudor (© Marco Iacobucci | Dreamstime.com) STEFANO CARNEVALI all'ambiente e, con le 4 vittorie consecutive di febbraio, Motta sembrava aver invertito il corso della propria avventura torinese. Poi il colpo di grazia, rappresen- tato dalle due assurde elimina- zioni in Champions (con la Juve rimontata dal PSV Eindhoven, una squadra inferiore e in crisi nera) e Coppa Italia (contro le riserve dell'Empoli, capaci di espugnare, ai rigori, lo Stadium) a cui hanno fatto seguito lo 0-4 interno contro l'Atalanta e lo 0-3 di Firenze. Se ci si poteva illude- re che Motta fosse ancora in con- trollo della situazione, il peso di queste ultime due batoste ha fugato ogni dubbio. Eppure la società ha atteso fino all'ultimo (durante i 15 giorni della pausa per le Nazionali), prima di annunciare l'esonero dell'allena- tore italo-brasilano. I più infor- mati parlano sia di avvenuti son- daggi per nomi altisonanti (Mancini su tutti), sia di un tenta- tivo in extremis di ricucire i rap- porti tra Motta e lo spogliatoio. NESSUNA IDENTITÀ - Proprio la mancanza di empatia tra l'allenatore e la squadra sem- bra essere il motivo più impor- tante dietro questo fallimento. Motta - fautore comunque di una politica di alleggerimento-ingag- gi dettata dalla società - ha cominciato da subito avallando e favorendo l''epurazione' dei senatori (come Szczesny e, soprattutto, Danilo) e ha gestito lo spogliatoio con poco coinvol- gimento e tanta freddezza, pre- tendendo che tutti i giocatori lo seguissero e anteponessero le esigenze del club alle proprie. Emblematica la continua rotazio- ne della fascia di capitano: non un modo per creare identità, una scelta che può avere senso in piazze più piccole (dove i grandi nomi sono meno numerosi), ma che 'cozza' con il Dna Juventus. RIGIDA IDEOLOGIA - A tutto questo va aggiunta la rigi- dità - quasi ideologica - con cui Motta non ha mai derogato dai propri principi tattici e di gestio- ne della squadra. Un errore grave - forse dettato più dall'inespe- rienza, che da una supposta arro- ganza - ma che gli ha impedito di cercare altre strade più proficue e accettate dal gruppo, una volta acclarato come la sua idea di cal- cio mal si sposasse con lo 'stile- Juve' e, soprattutto, con la rosa a disposizione. TOCCA A TUDOR - La scelta di Igor Tudor è una clamo- rosa 'inversione a U' rispetto alla proposta di Motta. Tudor è juventino nel midollo ed è 'più realista del Re', visto che si è presentato mettendo in chiaro che, per lui, conteranno solo i tre punti. Tudor rappresenta il ritor- no della difesa a 3 e di uno stile di gioco più fisico, 'brutale' e concreto. Tudor rimetterà al cen- tro del progetto Vlahovic, ma dovrà decidere come gestire Muani e la pletora di esterni voluti da Motta. Tudor - che nelle prime uscite ha battuto di misura Genoa e Lecce e ha pareggiato in casa della Roma - avrà come obiettivo principale la qualificazione alla Champions. Solo così potrebbe sperare in una riconferma. Missioni tutt'altro che facili: la lotta per il quarto posto è davvero infuocata e, sulla panchina dell'allenatore croato, incombono comunque le ombre di tecnici del calibro di Mancini, Pioli, Conte e Gasperini. Luciano Spalletti (Ph © Marco Iacobucci | Dreamstime.com) L 'avventura dell'Italia in Nations League termina ai quarti di finale: gli Azzurri escono dopo il doppio confronto con la Germania (1-2 a Milano, 3-3 a Dormund). Una sfida che, vista l'attuale superio- rità tecnica della Mannschaft, ci si aspettava di poter perdere ma che, dopo i 180' di gara, lascia tanto amaro in bocca. RABBIA MILANESE - A Milano l'Italia è stata dominante per tutto il primo tempo: il cen- trocampo azzurro ha controllato il gioco con autorevolezza, approfittando di una Germania sbilanciata e troppo leggera in avanti. Le occasioni sono state molte e solo un Baumann in serata leggendaria ha impedito che i tedeschi andassero al ripo- so con un passivo più pesante dello 0-1 (maturato grazie al gol di Tonali). Nell'intervallo, Nagelsmann ha corretto il tiro, riequilibrando i suoi e dando più peso all'attacco con l'inserimen- to di Kleindienst. La ripresa è così stata maggiormente equili- brata e gli Azzurri hanno pagato le solite distrazioni su calci piaz- zati e palle alte che hanno con- sentito alla Germania di ribaltare il punteggio (gol di Kleindienst e del redivivo Göretzka). Ci ha poi pensato Baumann a blindare il risultato, frustrando gli ultimi tentativi di un'Italia coraggiosa furbo nel servire Musiala che, solissimo ha appoggiato la palla nella porta sguarnita), portandosi agevolmente sul 3-0 (le altre reti sono state di Kimmich, su rigore e di Kleindienst con quel 'solito' colpo di testa che la nostra dife- sa fatica a contrastare). Nell'intervallo - per sua stessa ammissione - il Ct si è fatto sen- tire, dando una scossa alla squa- dra (e correggendo anche i pro- pri errori di formazione). Il secondo tempo ha così visto protagonista un'Italia com- pletamente diversa da quella della prima frazione: con inten- sità e coraggio - complici anche un certo rilassamento della Germania e una prestazione son- tuosa di Kean - gli Azzurri sono rientrati in partita agguantando il 3-3 e arrivando a un passo dal quarto gol, che avrebbe portato la sfida ai supplementari. Tra i rimpianti - oltre ovviamente al primo tempo horror - un netto rigore che l'arbitro Marciniak ci ha tolto (dopo averlo assegnato) su errato suggerimento del Var. COSA RESTA - Dopo que- ste partite, si può affermare che il lavoro di Spalletti stia prose- guendo nella giusta direzione, ma anche che ci sono delle lacu- ne evidenti che è urgente colma- re. Il 3-5-2 è ormai il modulo di riferimento: una soluzione tattica che maschera molti dei nostri limiti ed esalta tante delle nostre qualità. Quando giocato con tutti gli interpreti è davvero un bel CONTINUA DA PAG 38 vedere (l'intensità di Tonali e Barella, le 'sgroppate' di Udogie e Di Lorenzo, le percussioni di Calafiori: tutte situazioni che si realizzano al meglio nel 3-5-2). Il gruppo è sempre privo di stel- le assolute, ma è sempre più composto da calciatori di alto livello, che stanno guadagnando esperienza (internazionale). Finalmente, poi, l'attacco ha ritrovato uno spessore interes- sante: Scamacca è lungo degen- te, ma gli exploit di Retegui e Kean consentono a Spalletti di avere in dote un bottino di gol potenzialmente molto ricco. Mentalmente ci stiamo ritrovan- do: la squadra non è più spaven- tata da sé stessa e gioca con una convinzione che, solo nell'ulti- mo Europeo, sembrava essersi smarrita per sempre. Ci sono però delle questioni da risolvere: non abbiamo un '10' in grado di saltare l'uomo con facilità e di rifinire, ispiran- do le punte centralmente. Il nostro calcio non è prodigo di fantasisti: o nei prossimi mesi qualche talento si consacrerà, oppure Spalletti dovrà conside- rare di giocare col doppio cen- travanti (chiedendo qualche sacrificio a Kean). Basta con i mediani impiegati sulla trequar- ti. L'aspetto su cui, invece, il Ct dovrà lavorare duramente è quello della concentrazione: non si possono continuare a subire gol su palle inattive, non si pos- sono giocare partite 'a metà'. ma poco precisa e fortunata. Ko con rabbia. ITALIA A DUE FACCE - A Dortmund, nella partita di ritor- no, serviva un'impresa per ribal- tare la situazione: solo una volta, infatti, la Germania aveva perso tra le mura del Signal Iduna Park (proprio contro gli Azzurri, nel Mondiale 2006). L'Italia, però, ha approcciato malissimo la par- tita: complici alcune scelte errate di Spalletti (perché, per esempio, far esordire dal 1' Maldini in una gara così delicata?), Donnarumna e compagni hanno assistito - spauriti e impo- tenti - allo show tecnico e di per- sonalità dei tedeschi. La Germania ha approfittato di tutti i nostri errori (clamoroso quello che ha portato al 2-0: in attesa di un corner, tutti gli Azzurri si sono attardati, discutendo tra loro e venendo così sorpresi dall'ese- cuzione rapida di Kimmich,