L'Italo-Americano

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GIOVEDÌ 15 MAGGIO 2025 www.italoamericano.org 39 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT In una delle partite più emozionanti di sempre, l'Inter vince 4-3 sul Barcellona e vola in finale di Champions (Ph © Valeria Cantone | Dreamstime.com) STEFANO CARNEVALI nulla di intentato. Sulla strada di Roglic, però, si staglia minaccio- so l'ostacolo rappresentato da Juan Ayuso: lo spagnolo, debut- tante al Giro, verrà sospinto da tutta la forza dei suoi 23 anni e del suo grandissimo talento. Esplosivo e meno tattico, è diventato il capitano della Uae Emirates (orfana di Pogacar). La sua squadra è assolutamente eccellente ma ne andrà verificata l'amalgama e disponibilità a coo- perare in tutte le condizioni (e nelle tappe di montagna). Altro elemento che lo non aiuterà è la presenza di 'solo' due crono brevi (in cui eccelle). GLI OUTSIDER - Alle spal- le del duo potrebbe però esserci spazio per qualche sorpresa. Potrebbe essere la grande occa- sione per Thymen Arensman. Il 25enne olandese sembra pronto al definitivo salto di qualità e, supportato da una Ineos in cerca di riscatto, potrebbe essere un serio contendente. La versatilità e costanza, unite all'abilità nel gestire le lunghe distanze, sem- brano 'armi' di tutto rispetto, in grado di dare del filo da torcere ai suoi avversari. Anche Tom Pidcock vorrà dire la sua. Il bri- tannico - presente su invito, dopo l'uscita dal World Tour - sembra aver trovato le giuste motivazio- ni. Benché su di lui pesino inco- gnite sulla tenuta della squadra, il Giro 2025 rappresenta una delle sue ultime occasioni. SPERANZE AZZURRE - Il nostro movimento spera di otte- nere soddisfazioni da Antonio Tiberi e Giulio Ciccone che a 30 anni è in cerca di una consacra- zione. Difficile immaginarselo 'uomo-classifica', ma la speranza di vederlo trionfare in qualche tappa c'è tutta. Tiberi, invece, parte con l'obiettivo di migliora- re il quinto posto del 2024: lecito attendersi un piazzamento sul podio, ma la sua primavera - con più di un problema fisico - non è stata esaltante. Il portiere Yann Sommer (© Vitalii Kliuiev | Dreamstime.com) L a notte di mercoledì 6 maggio passerà alla storia. Ha segnato il ritorno dell'Inter in finale di Champions (seconda volta in tre anni), e ha visto disputarsi una delle partite più spettacolari e assurde della storia del calcio. Da un lato la solita, lucida follia dell'Inter che - grazie a organizzazione, espe- rienza e forza d'animo - ha avuto ragione di una squadra tecnicamente eccezionale come il Barcellona. Dall'altra la gran- de qualità dei catalani che con un mix di arroganza, inesperien- za ed imprudenza, hanno presta- to il fianco ai Nerazzurri. PARTITA INCREDIBILE - Il 4-3 di questa semifinale di ritorno è scaturito da un'alta- lena di emozioni che ha reso la partita memorabile e incredibile. Nel primo tempo, l'Inter dà la sensazione di avere le idee chia- re: ben messa in campo e orga- nizzatissima, la squadra di Inzaghi resta alta e compatta. Il Barcellona manovra con qualche farraginosità di troppo, ma ha un tasso tecnico pazzesco. Yamal è l'alfiere dei catalani ed è il primo a far correre dei brividi lungo la schiena dei tifosi neraz- zurri. L'Inter tiene botta: il suo centrocampo è vivace e pressan- te e riesce a sporcare il palleggio azulgrana. È sulle fasce che gli uomini di Inzaghi capiscono di poter incidere, in particolare sulla destra, dove Dumfries sem- bra in palla. Le migliori occasio- ni dei padroni di casa partono da ta la situazione, dando il via a quella girandola di emozioni che consegnerà la notte milanese alla storia. L'Inter, stanca e appaga- ta, rientra in campo senza la giu- sta intensità. Il palleggio azul- grana diventa dominante. La tec- nica e il movimento inarrestabi- le, mandano rapidamente 'fuori giri' l'Inter: Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan sembrano le brutte copie del primo tempo e, perso il controllo della zona nevralgica del campo, l'Inter comincia a soffrire. Le occasioni fioccano e solo un mostruoso Sommer (la sua parata sulla conclusione rav- vicinatissima e 'comoda' di Garcia, quando i catalani aveva- no già accorciato le distanze, entra di diritto nel manuale del portiere) impedisce che il Barcellona ribalti la partita. Gli ospiti, tra il 9' e il 15', trovano il pareggio con due azioni molto simili (sfondamento sulla fascia e cross verso il secondo palo) e con le firme di Garcia e Olmo. L'Inter sbanda paurosamente ed è in balia di Yamal che, impren- dibile, viene fermato a ripetizio- ne solo dal gigantesco Sommer. C'è anche il tempo per un rigore dato e poi tolto al Barcellona (per fallo di Mkhitaryan proprio su Yamal, giudicato poi fuori area di qualche centimetro). Gli uomini di Inzaghi sono alle corde e i supplementari - sempre più vicini - paiono l'uni- co modo per provare a rimettere in ordine le idee. Ma al 43' la doccia gelata: un'altra insistita percussione azulgrana sulla sini- stra, consente alle punte catalane di andare due volte al tiro da CONTINUA DA PAG 38 dentro l'area. La seconda con- clusione - di Raphinha - è vin- cente: 2-3. Mancherebbero una manciata di secondi (recupero compreso), ma il Barcellona sce- glie di non amministrare il pallo- ne e - con inspiegabile arroganza ed autolesionismo - seguita ad attaccare a pieno organico. Yamal, al 48', supera 'finalmen- te' Sommer, ma la palla si stam- pa sul palo. L'Inter si getta in un ultimo, disperato contropiede che Acerbi (in posizione di cen- travanti!) finalizza, approfittan- do di una serie di errori da 'mati- ta blu' dei difensori avversari. Il 3-3 getta il Barcellona nel pallone, mentre fa ritrovare ener- gie e cattiveria all'Inter. I cambi di Inzaghi, a differenza di quelli operati da Flick, sono funzionali: i Nerazzurri ritrovano le giuste distanze. Al 9' del primo supple- mentare è Frattesi ad approfitta- re della disorganizzazione della difesa catalana, per infilare il gol vittoria. Dopo, è l'ex Sassuolo che spaventa Szczesny. Il Barca, a un passo dal baratro, si getta confusamente in avanti cercan- do, più con giocate individuali che con la manovra, il gol del pari. Ma Sommer è insuperabile. ORGANIZZAZIONE ED ESPERIENZA - L'Inter elimi- na il fortissimo avversario ed approda in finale. Quanto a talento puro, il Barcellona è superiore ai Nerazzurri ma il cal- cio è imprevedibile e Inzaghi ha impartito una vera e propria lezione a Flick. È vero, l'Inter ha subito molti gol ma ha dimostra- to di poter rispondere colpo su colpo, andando sempre a sfrutta- re (con la giusta dose di fortuna) i punti deboli dell'avversario. TALENTO E TESTAR - DAGGINE - Il Barcellona non si è degnato di 'prendere le misure' dell'avversario. Forti di prolificità e qualità, pretendeva di superare l'Inter con un piano gara immutabile: attacco, pos- sesso e ancora attacco, sacrifi- cando logica difensiva e calcolo. Una scelta disastrosa. E ORA? - Centrare la finale, dopo una doppia battaglia contro un avversario di questa qualità ha evidentemente ricaricato le batterie dell'Inter. Dopo le terri- bili settimane in cui si erano consumati prima il sorpasso in Campionato (del Napoli) e poi l'eliminazione in Coppa Italia (da parte del Milan), l'Inter pare ritrovato. Ha tutto per giocarsi alla pari la finalissima di Champions contro il PSG e ha la convinzione per mettere pressio- ne al Napoli, nel finale di Campionato. Ma è vero che chi è davanti, nelle volate finali gioca temendo di aver tutto da perde- re… lì, ma alcune giocate sorprenden- ti della difesa spagnola tengono in piedi il Barça. Il gol è nell'aria e arriva - meritato - al 21': Dimarco (sin lì meno propositivo di Dumfries) recupera palla, strappandola dai piedi di Olmo. Il suo suggerimento è premiato dalla 'galoppata' di Thuram, che si divora il campo e serve Lautaro per un facile tiro a porta vuota. La reazione degli ospiti non è delle più veementi, ma il solito Yamal, Ferran e Olmo hanno troppa qualità per non risultare pericolosi. L'ottima disposizione della retroguardia nerazzurra e l'altissima concen- trazione di Bastoni & co., però, regge senza particolari affanni. Riprendendo il centrocampo, l'Inter torna a spaventare. Al 45' la difesa catalana mette ancora una volta in mostra - e non sarà l'ultima! - l'inadeguatezza e Cubarsì è costretto a un interven- to disperato che Marciniak (altra serataccia) prima giudica regola- re e poi (con il Var) punisce. Dal dischetto Calhanoglu non sbaglia e San Siro sogna. Il secondo tempo, però, ribal-

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