L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-10-2025

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GIOVEDÌ 10 LUGLIO 2025 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | suo mondo. H a m a i o s s e r v a t o i l suo processo creativo da vicino? Sì, tante volte. Partiva dalla sceneggiatura, studia- va cosa doveva fare il perso- naggio – se era protagonista o meno, che tipo di movi- menti doveva compiere. Poi iniziava con schizzi simili t r a l o r o m a c o n p i c c o l e varianti. Se il regista appro- vava, passava ai dettagli fac- ciali e ai meccanismi interni per dargli anima e movi- mento. Era incredibile vede- re la creatura prendere vita sotto i nostri occhi. Si parla- va di creature, non di arte- fatti, e diventavano parte del dialogo a casa la sera s o p r a t t u t t o c o n m i a m a m m a . L e d i c e v a " H o avuto questa sfida oggi, non so come fare questo movi- mento, devo capire come farlo ridere". La cosa che mi meravigliava era che parla- va di queste creazioni come fossero vive. In casa si respi- rava una sorta di magia. C'è una creatura a cui e r a p a r t i c o l a r m e n t e legato? Tutti pensano subito a E.T., ma in realtà credo che King Kong fosse il suo vero amore professionale. Quel film gli cambiò la vita: lo portò dall'Italia agli Stati Uniti. Lì non creò solo un effetto, ma il protagonista stesso. Poi c'era Pinocchio, che amava visceralmente. Purtroppo, per lo sceneggia- to Rai di Comencini gli fu sottratta la sua creatura ori- ginale. La produzione glielo c h i e s e i n p r e s t i t o , p o i l o copiò, usandolo senza rico- noscergliene la paternità. Fece causa e vinse, ma gli rimase il dente avvelenato. Tanto che l'ultima sua opera pubblicata postuma è una raccolta di 96 tavole dedica- te a Pinocchio. Che rapporto aveva c o n l a f a m a e H o l - lywood? Era molto riservato. Non amava i riflettori né i party. Mia madre, più espansiva, spesso lo sollecitava: "Carlo, cambiati, dobbiamo anda- re". E lui sbuffava. Per lui Hollywood era il suo labora- torio, nulla di più. Era lì che si sentiva a casa. E i rappor- ti con i registi? Molti rap- porti di lavoro diventavano amicizie. Abbiamo avuto tanti ospiti illustri: Jack Lemmon, Jane Fonda, Oli- ver Stone, John Travolta, Sofia Loren, Carlo Ponti. Ricordo in particolare una f e s t a o r g a n i z z a t a d a m i a madre per Oliver Stone: era anche il suo compleanno. A un certo punto, le luci si abbassarono e dal corridoio arrivò la mano meccanica del film La Mano, con una candela accesa tra le dita, m e n t r e t u t t i c a n t a v a m o "Happy Birthday". L a p a s s i o n e p e r l a meccanica era qualcosa che aveva fin da picco- lo? Sì, già da bambino cerca- va di dare movimento agli o g g e t t i . S u o p a d r e a v e v a una bottega di riparazioni, e lui rimaneva incantato dal meccanismo della catena della bici. Quando pioveva, andava sugli argini del Po a c e r c a r e a r g i l l a c o n c u i m o d e l l a r e . L o f a c e v a d i nascosto: mia nonna, che voleva diventasse geometra, gli aveva tolto i colori per dissuaderlo dalla carriera artistica. All'epoca oltretutto d o p o l a g u e r r a n o n c ' e r a m o l t o c o n c u i g i o c a r e soprattutto in una piccola provincia dell'Emilia Roma- g n a q u i n d i l u i p e r p o t e r creare qualcosa andava agli argini del fiume Po e dopo che aveva piovuto scavava perché sotto la terra bagnata riusciva a trovare dell'argil- la. La portava a casa e la conservava in un sacchetto e da lì ha iniziato a fare le pic- cole modellazioni. E questo g l i e l ' a v e v a i n s e g n a t o u n signore che aveva capito il suo talento. C h e i d e a a v e v a d e l digitale e cosa pensereb- be oggi dell'intelligenza artificiale? Lo vedeva come uno stru- mento utile, ma non creati- vo. Diceva: "Se avessi fatto E.T. in digitale, ci sarebbero voluti cinque tecnici diversi. A chi sarebbe andato l'O- scar?". Per lui l'integrità del- l'artista stava nel seguire ogni fase della creazione, dall'idea al gesto finale. E con l'intelligenza artificiale avrebbe pensato lo stesso: è utile solo se serve a poten- ziare l'uomo, non a sosti- tuirlo. Come si è arrivati alla s t e l l a s u l l a W a l k o f Fame? La candidatura l'abbiamo promossa noi, con il sup- porto del Ministero della Cultura e di Cinecittà. Ci siamo chiesti: cosa si può regalare a un artista che ha già ricevuto tutto? La stella ci sembrava il riconosci - mento più simbolico. L'ave- vamo chiesta per il 2024, ma quell'anno è stata asse- gnata a Prince – c'è solo una stella postuma per anno. Avevamo quasi perso la spe- ranza. Poi, lunedì scorso, durante l'annuncio in diret- ta, abbiamo sentito il suo nome: "Carlo Rambaldi, the Italian wizard of special effects". Un'emozione fortis- sima. C'è anche un filo sim- bolico molto bello… Lui è morto il 10 agosto, la notte d i S a n L o r e n z o , l a n o t t e delle stelle cadenti. Ricevere la stella proprio nel suo cen- tenario, in quella data, ci ha dato l'idea di un cerchio che si chiude. Come se la sua creatività avesse trovato una nuova forma per brillare, anche da lassù. NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ "Papà partiva dalla sceneggiatura," racconta Daniela del processo creativo del padre, "studiava cosa doveva fare il personaggio, poi iniziava con gli schizzi. Se il regista approvava, passava ai dettagli facciali e ai meccanismi interni per dare anima e movimento alla sua creazione" CONTINUA DA PAGINA 5 Carlo al lavoro in Italia, a Roma, nel 1958 (Photo courtesy of Fondazione Culturale Carlo Rambaldi) La Medusa di Perseo l'Invincibile, un film del 1962 (Photo courtesy of Fondazione Culturale Carlo Rambaldi)

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