L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-21-2025

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29 GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2025 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI O ggi esploriamo un caso irri- solto vecchio di secoli: un t e l o d i l i n o , lungo quasi quattro metri, che reca la vaga impronta di un uomo. Alcuni vi vedono il sudario di Gesù, altri un falso medievale brillantemente eseguito. Per secoli, ha susci- tato fede, scetticismo e curio- sità in egual misura. Oggi, la Sindone di Torino rimane uno degli oggetti più studiati, controversi e affascinanti al mondo, forse non tanto per ciò che dimostra quanto per l'infinito mistero che pone. L a s t o r i a d o c u m e n t a t a della Sindone inizia nella Francia del XIV secolo, nella cittadina di Lirey, dove fu esposta da un cavaliere di nome Geoffroi de Charny. Quasi immediatamente, la sua autenticità fu messa in dubbio: nel 1389, il vescovo di Troyes la denunciò come un dipinto e la definì una frode. Verso la fine del XV secolo, la reliquia passò nelle m a n i d e l l a p o t e n t e C a s a Savoia, che la trasferì infine a Torino, dove è rimasta da allora, nella cattedrale cittadi- na. La sua storia scientifica, t u t t a v i a , i n i z i ò m o l t o p i ù tardi, nel 1898, quando il fotografo amatoriale italiano Secondo Pia scattò i primi negativi. Con suo grande stu- pore, la lastra non si sviluppò come una macchia sfocata, ma come un'immagine sor- prendentemente nitida di un volto barbuto. Quella scoper- ta trasformò la Sindone da reliquia regionale a enigma globale, aprendo la porta a decenni di indagini. La prima grande ondata di ricerca moderna arrivò nel 1978, quando un folto team di scienziati americani ed euro- pei costituì lo Shroud of Turin Research Project, o STURP. Per diversi giorni, bombardarono il telo con luce ultravioletta e infrarossa, scattarono fotografie ed esa- m i n a r o n o l e s u e f i b r e a l microscopio. La conclusione f u c h i a r a a l m e n o s u u n punto: l'immagine non era d i p i n t a . N o n s i p o t e v a n o identificare tracce di pigmen- ti, coloranti o pennellate. Il mistero si infittiva ulterior- mente: se non era pittura, cosa aveva prodotto l'immagi- ne? Dieci anni dopo, il caso sembrava sull'orlo della chiu- sura: nel 1988, tre laboratori indipendenti – Oxford, Zurigo e Arizona – effettuarono test al radiocarbonio su campioni di lino. I risultati furono sor- prendentemente coerenti: il tessuto risaliva a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. Per molti scienziati, questo risolse la questione, poiché un'origine medievale ben si adattava alle prime menzioni storiche in Francia. Eppure, non tutti accettarono il ver- detto, con molti critici che sostenevano che i campioni analizzati potessero essere stati prelevati da un bordo riparato, contaminato da fili successivi e secoli di manipo- lazione. Il dibattito non si è mai completamente placato e n u o v i s t u d i c o n t i n u a n o a indagare la questione. Altri indizi sono poi arriva- ti da direzioni inaspettate. Negli anni '70, il criminolo- go svizzero Max Frei raccolse granuli di polline dal tessuto e affermò di aver identificato specie autoctone del Medio Oriente, tra cui piante che fio- riscono intorno a Gerusalem- m e . S u c c e s s i v a m e n t e , n e l 2015, uno studio del DNA ha rivelato tracce di diverse pian- t e e D N A m i t o c o n d r i a l e umano provenienti da diverse regioni, un mix coerente con la lunga storia di viaggi ed esposizione della Sindone, ma n o n n e c e s s a r i a m e n t e u n a prova della sua origine. Le prove sono allettanti ma rara- mente conclusive, lasciando spazio a interpretazioni con- trastanti. Il più grande enigma, tutta- via, rimane l'immagine stessa, un'impronta negativa, visibile nei dettagli se invertita in fotografia, e molto superficia- le, poiché interessa solo le fibre più superficiali del lino. Nessun pigmento o sostanza n o t a p e n e t r a n e l l a t r a m a . Negli anni '70, i ricercatori che utilizzavano gli analizza- tori di immagini della NASA scoprirono che il tessuto con- tiene informazioni tridimen- sionali: una volta elaborato, produce un modello in rilievo di una forma umana, qualcosa che le fotografie normalmente non contengono. Il mistero è rimasto. Sono state avanzate diverse teorie per spiegare come sia stata creata l'immagine: alcu- n e p r o p o n g o n o u n a r t i s t a medievale che ha utilizzato tecniche acide primitive o pol- veri spolverate; altre suggeri- scono reazioni chimiche natu- rali tra un corpo e il tessuto, come una reazione di Mail- lard simile alla doratura del pane. Altri ancora indicano r a d i a z i o n i o e s p l o s i o n i d i energia, idee che sconfinano nel campo delle speculazioni. Nessuno ha riprodotto tutte le peculiari qualità dell'immagi- ne. R i c e r c h e r e c e n t i h a n n o a g g i u n t o u n a s v o l t a . N e l 2025, il designer digitale bra- siliano Cicero Moraes ha uti- lizzato la modellazione 3D avanzata per testare come l'immagine della Sindone corrispondesse a un corpo umano o a un rilievo scolpito. I suoi risultati suggeriscono che l'impronta si adatti in modo molto più convincente a una scultura a bassorilievo che alle curve complesse di un corpo reale. In altre paro- le, se la Sindone è un falso, potrebbe essere stata realiz- zata drappeggiando del lino su una forma scolpita piutto- sto che su un cadavere. Que- sto non risolve il mistero, ma aggiunge un ulteriore tassello a un dibattito che rifiuta di concludersi. Come potete immaginare, le curiosità sulla Sindone abbondano. Una delle più sorprendenti rimane il nega- tivo fotografico di Secondo Pia, l'immagine che rivelò il volto in modo così vivido da sorprendere persino gli scet- tici, ma c'è anche Raymond Rogers, un chimico che una volta propose di datare il telo misurando la perdita di vanil- lina nelle fibre, suggerendo che potrebbe essere più anti- co di secoli rispetto alla data- zione al carbonio, sebbene il metodo sia controverso. I botanici hanno affermato di discernere deboli motivi flo- reali sul telo, forse i contorni di fiori pressati, ma molti discutono se siano autentici o illusioni nella trama. Ogni studio, accettato o contestato, sembra mantenere vivo il dibattito piuttosto che soffo- carlo. Ciò che rende la Sindone di Torino interessante, anche al di là delle questioni di fede, è questa miscela di storia, scienza e mistero. È un caso in cui ogni nuova tecnologia – fotografia, datazione al radiocarbonio, sequenzia- mento del DNA, modellazio- ne digitale 3D – è stata appli- cata alla ricerca di risposte, eppure l'oggetto resiste a una spiegazione definitiva. I cre- denti continuano a vedervi l'impronta del Cristo crocifis- so; gli scettici vi vedono l'abi- lità di un artigiano medieva- l e . T r a i d u e , l a S i n d o n e r i m a n e u n e n i g m a c h e l a scienza non ha ancora com- pletamente risolto. R e l i q u i a o f a l s o , i l s u o potere è innegabile. Esposta s o l o r a r a m e n t e ( d i s o l i t o negli anni del Giubileo, ma non lo sarà nel 2025), conti- nua ad attrarre pellegrini e ricercatori. Per alcuni, è un centro di devozione; per altri, è l'enigma storico per eccel- lenza. In ogni caso, la Sindo- ne ci ricorda che certi misteri persistono non perché man- chino prove, ma perché le prove stesse sono infinita- mente ricche, complesse e aperte all'interpretazione. In questo senso, è più un fasci- colo aperto che un caso risol- to, in attesa della prossima generazione di ricercatori, e della prossima svolta in una storia che dura già da secoli. La Sindone di Torino: reliquia, falso o qualcosa a metà strada? La Santa Sindone, esposta nella cattedrale di Torino nel 2015 (Photo: Daria Trefilova/Dreamstime)

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