L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-5-2025

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centinaia tra cortometraggi e documentari. Non c'è la sua opera però in eredità è rimasto il suo know how nuovo e creativo, quel seme innovativo e ori- g i n a l e c h e h a g e n e r a t o m o l t o d e l c i n e m a c h e è seguito a lei. Senza dimenti- care che lavorò a Napoli, tutt'altro che una periferia se la città fu con Torino uno dei due centri italiani di pro- duzione cinematografica fin dagli inizi, dal quel lontano 1896 quando il 4 aprile i corti dei fratelli Lumière furono proiettati in antepri- ma al café-chantant Salone Margherita. Lettera dell'editore NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE 2025 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | È curioso pensare c h e s i s a p p i a c o s ì p o c o d i Elvira Notari, al punto che il suo stesso nome risulta pratica- mente sconosciuto alla mag- gioranza delle persone. Nata nel 1875 e cresciuta nella Napoli del primo Novecento, esattamente in quella città colorata e vivace dei clichè più radicati nell'immagina- rio internazionale, è stata la prima regista del cinema ita- liano ma anche una delle prime persone a creare un ponte artistico con gli italia- ni d'America. Fu lei, con la sua narrazione così autenti- camente realistica e popola- re, a consolare le nostalgie delle migliaia di immigrati lontano da casa e al contem- p o a c r i s t a l l i z z a r e q u e l l a memoria classica delle Little Italy che oggi ci sembra così retrò e piena di stereotipi ma che allora era una narrazio- ne del reale. Sinceramente è un gran p e c c a t o c h e s e n e s a p p i a poco o nulla e che sia andata quasi completamente perdu- ta la sua vasta cinematogra- fia, assolutamente incredibi- le per i tempi, per i mezzi a disposizione, per essere fatta da una donna. E' come se a tutti i libri di storia del cine- m a i t a l i a n o m a n c a s s e i l primo capitolo. Questa lacuna un po' col- pevole, di cui il grande pub- blico si accorge a 150 anni dalla nascita della pioniera grazie alla 82° Mostra del Cinema di Venezia e al docu- mentario diretto da Valerio Ciriaci "Elvira Notari. Oltre i l s i l e n z i o " , d o v r e b b e f a r riflettere. E' il racconto di un cinema che pecca di sana autoreferenzialità, di cono- scenza e valorizzazione di sé, delle proprie origini ed evo- luzioni. Perché se è vero che i red carpet sono così gla- mour e cool, è anche vero che non sono piume e pail- l e t t e s a s o p r a v v i v e r e a l tempo. Il patrimonio comu- ne fatto di tecnica cinemato- grafica, racconto, empatia con il pubblico, coinvolgi- mento, storytelling e costru- zione dell'immaginario con- d i v i s o c h e t a n t i a u t o r i e autrici lasciano in eredità a chi fa cinema, è sicuramente un bagaglio meno luccicante ma decisamente più pesante e prezioso. Eppure, tanti, troppi nomi sono miscono- sciuti nonostante meriti evi- denti. Fa viceversa piacere che il grande palcoscenico della M o s t r a d i V e n e z i a a b b i a accolto e soprattutto messo s o t t o i r i f l e t t o r i i l v a l o r e aggiunto da Notari all'arte cinematografica italiana. Non solo perché è come aver ritrovato una tessera man- cante dal puzzle in fondo a un armadio ma perché rende merito e dà spazio al cinema fatto dalle donne. Notari, in epoche non sospette, fu arti- sta ma anche imprenditrice, f e d e l e o s s e r v a t r i c e d e l l a realtà, forse persino capace di anticipare il futuro filone del Neorealismo, e coraggio- sa avventuriera se è vero che come una moderna distribu- t r i c e a p r ì i l s u o u f f i c i o oltreoceano per rivolgersi a un pubblico decisamente più ampio di quello casalingo (nel 1925 Dora Film aprì un ufficio a New York su Mul- berry Street di Little Italy). L'eredità artistica e cultu- rale della pioniera nel muto, di una delle prime cineaste a l i v e l l o m o n d i a l e e d e l l a prima regista del cinema ita- liano, un'arte d'avanguardia e tutt'altro che consolidata ai tempi in cui produsse anche molto artigianalmente le sue opere, è di prim'ordine. Per- ché il suo non fu un lavoro di maniera. Notari fondò una Scuola di arte cinematografi- ca, dove insegnava una reci- tazione naturalistica in con- trasto con lo stile teatrale delle famose dive dell'epoca. Inoltre la sua innovazione fu anche tecnica. In un'intervi- sta video del 1979 il figlio Eduardo sottolineò: "Noi fummo i primi a mettere un cantante sotto lo schermo che si sincronizzava con le immagini". Non solo. Se in tutti gli altri film muti del- l'epoca, le scene erano di solito seppiate e gli esterni in azzurro, tutti i suoi film erano colorati a mano foto- gramma per fotogramma. I suoi "avveniristici" effetti speciali che raccontano un approccio sperimentale e imprenditoriale, sono una testimonianza assolutamen- te preziosa anche se troppo è andato perduto di quanto p r o d u s s e t r a i l 1 9 0 6 e i l 1930, dato che solo pochi frammenti restano dei suoi 60 lungometraggi e delle È di Elvira Notari il primo capitolo che manca ai libri di storia del cinema italiano (e non solo)

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