L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-18-2025

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GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE 2025 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Anche la Mostra di Venezia saluta il suo Leone d'oro Robert Redford, un 'mix di rigore, intelligenza e grazia' " Chi è il terrorista, uno stato che commette un genocidio o chi si ribella a tutto questo arrivando anche ad atti estre- mi?". L'essenza del cinema poli- tico di Robert Redford si potreb- be riassumere in questa frase tratta dal film La regola del silenzio – The Company You Keep (2012). Robert Redford si è spento nel sonno il 17 settembre 2025, all'età di 89 anni, nella sua casa di Provo nello Utah. Premio Oscar come Miglior regista nel 1981 per Gente comune, pellico- la che vinse altre quattro statuette inclusa quella di miglior film, Redford ha ottenuto una sola nomination per le sue doti atto- riali, come non protagonista nel film La stangata (1974). È stato un gigante del grande schermo, attraversando sei decenni di cultura cinematografi- ca. Nel 1978 fondò il Sundance Film Festival, per dare spazio e voce al cinema indipendente. Tra i tanti film passati, contribuendo alla consacrazione dei loro regi- sti, non si può non partire da Le iene, la prima opera di Quentin Tarantino, senza dimenticarsi degli altrettanto celebri Clerks (1994) di Kevin Smith, The Blair Witch Project (1999) di Daniel Myrick e Eduardo Sánchez, Little Miss Sunshine (2006) di Jonathan Dayton e Valerie Faris, fino al più recente Whiplash (2014) di Damien Chazelle, trionfatore a Sundance e vincito- re poi di 3 Oscar. Potrà non aver vinto chissà quali/quanti premi (ed è un mistero) ma i film che ha inter- pretato e/o diretto, hanno segnato la settima arte, ed è davvero dif- ficile se non impossibile, trovare qualcuno/a di cui non facciano parte nel proprio cine-bagaglio, a cominciare dalle pellicole recita- te a fianco dell'amico Paul Newman, Butch Cassidy (1969) e La stangata (1973), entrambe dirette da George Roy Hill. Robert Redford è passato dal western (Ucciderò Willie Kid, Corvo rosso non avrai il mio scalpo!) al romanticismo di Come eravamo (1973), al fianco di Barbra Streisand, e La mia africa (1985) con Meryl Streep, entrambi diretti da Sydney Pollack. Ma è il Redford politico quello che ha davvero lasciato il segno, con quell'epica trilogia che lo vide protagonista in tre indimenticabili opere: Il candida- to (1972, di Michael Ritchie), I tre giorni del Condor (1975, di Sidney Pollack) e Tutti gli uomi- ni del presidente (1976, Alan J. Pakula), dove interpretò il gior- nalista del Washington Post, Bob Woodward, la cui inchiesta con- dotta insieme al collega Carl Bernstein (Dustin Hoffman), portò allo scandalo del Watergate e alle successive dimissioni dell'allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. Negli anni a venire Redford spazió su tutti i generi possibili, senza dimenticare il suo grande amore, la politica. Fu lui a porta- re sul grande schermo L'uomo che sussurrava ai cavalli (1998), dall'omonimo bestseller di Nicholas Evans. Più autentico, delicato e rabbioso, Il vento del perdono (An Unfinished Life (2005), diretto da Lasse Hallström e tratto dal romanzo di Mark Spragg; qui Redford è un uomo burbero segnato dalla per- dita del figlio. Il suo fragile equi- librio sarà messo a dura prova con l'arrivo dell'ex-nuora Jean (una bravissima Jennifer Lopez). Al loro fianco, Morgan Freeman. La morte di Redford ha inevi- tabilmente fatto sobbalzare tutto il mondo della settima arte e non. Messaggi di cordoglio sono giunti da ogni angolo del globo. In prima linea la Biennale di Venezia, che nel 2017 omaggiò l'attore americano con il Leone d'Oro alla carriera insieme alla collega Jane Fonda, dei quali fu presentato in anteprima Our Souls at Night - Le nostre anime di notte (sez. Fuori Concorso), diretto da Ritesh Batra. In quell'occasione, il direttore arti- stico della Mostra, Alberto Barbera, sintentizzò al meglio la sua presenza nel mondo cinema- tografico con queste parole: "Robert Redford ci ha accompa- gnato attraverso cinquant'anni di storia americana con una combi- nazione di rigore, intelligenza e grazia che resta insuperabile". Prima ancora del prestigioso riconoscimento, Robert era venu- to in laguna in occasione della 69. Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per l'anteprima mondiale di The Company You Keep - La regola del silenzio (2012), presentato fuori concorso. Una nuova avvincente storia tra gli anni della contestazione, il nuovo potere politico e i media. Difficile slegare Robert Redford dalla politica. Il suo cinema ne è stato molto intriso. Chissà se fosse stato un 40- 50enne di oggi, cosa avrebbe detto della sua America, e non di meno come si sarebbe comporta- to e in che modo avrebbe agito. Tra le sue ultime pellicole, Leoni per agnelli (Lions for Lambs), diretta e interpretata da lui stes- so, al fianco di Tom Cruise, Andrew Garfield e Meryl Streep. È lui dare rughe e saggezza al professor Stephen Malley, alle prese con la disillusione di uno dei suoi più promettenti studenti. Le sue parole paiono un monito non solo per i giovani, ma per chiunque si trovi in que- sto mondo. Malley vuole parlare a quattr'occhi con lo studente. Vuole un confronto diretto. Vuole capire perché abbia scelto la strada della minor (nessuna) resistenza. "Tanto non cambierà mai nulla a prescindere da quello che farò", sentenzia il giovane, sottolineando poi, "Ci siamo fatti furbi, e non vogliamo più morire per quegli st****i". Malley però non è uno sprovveduto. È uno che è stato obbligato a fare la sporca guerra del Vietnam, e una volta tornato in patria, ha mani- festato contro il suo stesso governo, rischiando in prima linea davanti ai manganelli. "Voi oggi volete stare il più lontano possibile dal mondo reale. E que- gli st****, ci campano sulla vostra apatia. Ci campano sulla vostra deliberata arroganza. Ci elaborano le strategie, valutano quante volte riusciranno a farla franca". Caro Robert Redford, adesso che non ci sei più tu a ispirarci, cosa facciamo? Che ne sarà di noi e di tutti quegli "agnelli"?... LUCA FERRARI Robert Redford a Venezia per ricevere il Leone alla carriera (Ph courtesy Federico Roiter)

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