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27 GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2025 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | I l Vesuvio ha plasmato l'Italia meridionale per migliaia di anni, n u t r e n d o e m i n a c - ciando periodicamen- te le comunità che si sono insediate sulle sue pendici. I s u o i t e r r e n i f e r t i l i h a n n o sostenuto l'agricoltura fin dalla preistoria, mentre le sue eruzioni hanno lasciato segni indelebili nella storia, nel paesaggio e nella memoria collettiva. Sorgendo all'inter- no della più antica caldera del Somma, il cono moder- no fa parte di una struttura geologica che ha registrato ripetuti cicli di costruzione e crollo. L'eruzione più recente ebbe luogo nel 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale; da allora la montagna è rima- sta in silenzio, ma il silenzio non è mai stato sinonimo di sicurezza. Il monitoraggio continuo da parte dell'Os- servatorio Vesuviano e delle autorità nazionali di protezione civile riflette la consapevolezza che un'altra eruzione è più una questione di tempo piuttosto che una possibilità. Il vulcano sorge all'interno d e i r e s t i d i u n a s t r u t t u r a molto più grande, il Monte S o m m a , l a c u i c a l d e r a s i formò 17.000-18.000 anni fa durante un'imponente eru- zione. L'attuale cono si è svi- luppato all'interno di questo anfiteatro, separato dalla Valle del Gigante. Questa doppia struttura spiega sia la bellezza che la pericolosità dell'area: la cresta esterna incornicia la cima interna, creando la suggestiva e fami- liare silhouette presente nelle innumerevoli immagini del Golfo di Napoli, ma incanala anche i flussi piroclastici d u r a n t e l e e r u z i o n i p i ù importanti. Questi flussi, c o m p o s t i d a g a s c a l d o e materiale vulcanico, sono tra i principali pericoli conside- rati negli odierni piani di emergenza. La storia dà un'idea di ciò che la montagna può fare. L'eruzione del 79 d.C., che seppellì Pompei, Ercolano e altri insediamenti, rimane il classico caso di evento pli- niano, con un'alta colonna eruttiva, pesanti ricadute di cenere su lunghe distanze e ondate devastanti che travol- sero le città in pochi minuti. Quasi cinque secoli dopo, nel 472, un'altra grande eruzione sparse cenere fino all'Adriati- co, raggiungendo Costantino- poli. Nel 1631, il vulcano riaf- f e r m ò l a s u a p o t e n z a c o n un'eruzione pliniana che ucci- se migliaia di persone, rimo- dellò i pendii e lasciò tracce di una possibile attività tsunami nel Golfo di Napoli. Da allora in poi, l'attività divenne più frequente ma meno catastro- f i c a , c o n r e g o l a r i e p i s o d i stromboliani e vulcaniani che continuarono per secoli. L'ul- timo di questi avvenne nel marzo del 1944, quando le colate laviche danneggiarono i paesi sui versanti meridio- n a l i e l a c e n e r e c a d d e s u N a p o l i , m e n t r e l e t r u p p e alleate di stanza in zona docu- mentavano ampiamente l'e- vento. Successivamente, le bocche si chiusero, segnando il più lungo periodo di quie- scenza della storia moderna. Oggi, la scienza e l'osserva- zione aiutano a essere prepa- r a t i i n c a s o d i u n e v e n t o imminente: l'Osservatorio Vesuviano dell'INGV mantie- ne il vulcano sotto costante sorveglianza attraverso reti sismiche, misurazioni GPS, analisi dei gas, termografia e dati satellitari. Le autorità di Protezione Civile hanno map- pato le zone a rischio e svilup- pato strategie di evacuazione che assegnano i comuni nella z o n a r o s s a , o v v e r o q u e l l i direttamente minacciati dai f l u s s i p i r o c l a s t i c i , a c i t t à gemellate in altre parti del Paese. In caso di pericoli, l'e- vacuazione verrebbe ordinata preventivamente, ben prima dell'inizio di un'eruzione, per evitare gli scenari catastrofici del passato. Questo quadro viene aggiornato periodica- mente. L'ultima versione, approvata nel 2024, riflette nuovi dati e una modellazione perfezionata. Le comunità attorno al Vesuvio hanno da tempo accettato il fatto che vivere alla sua ombra implichi un equilibrio tra rischi e benefici. I terreni arricchiti da secoli di cenere alimentano vigneti che p r o d u c o n o v i n i c o m e i l Lacryma Christi, così come frutteti e colture orticole che sostengono le economie loca- li. Città e periferie continuano a espandersi su antiche colate laviche e depositi piroclastici, spinti dalla vicinanza a Napoli e dalla fertilità del terreno. Per molti, rimanere è una scelta pratica, motivata dal lavoro, dal patrimonio storico e dall'identità. I piani di pro- tezione civile sono progettati più attorno a questa realtà che non a contrastarla, trat- tando la coesistenza come un fatto da gestire, non come un'anomalia da correggere. L'archeologia mantiene viva la storia del Vesuvio e della sua gente, anche quando il vulcano dorme. Pompei, che giace sotto metri di cene- re da secoli, sta ancora pro- d u c e n d o s c o p e r t e c h e approfondiscono la nostra c o m p r e n s i o n e d e l l a v i t a u r b a n a r o m a n a . R e c e n t i s c a v i n e l l a R e g i o I X , a d esempio, hanno portato alla luce una "stanza nera" deco- rata con affreschi mitologici, un complesso termale privato utilizzato per ospiti d'élite e fregi dionisiaci che testimo- niano la vita culturale della città. Tracce di una limitata rioccupazione dopo l'eruzio- ne suggeriscono che alcuni abitanti o forestieri siano tor- nati brevemente nel sito, sfi- dando l'immagine tradiziona- le di una fine improvvisa e definitiva. I lavori in corso a Ercolano, Oplontis e altri siti mostrano la diversità delle risposte ai disastri e i modi in cui le comunità si sono adat- tate, ricostruite o trasferite dopo le eruzioni. I l m o n t e v i e n e s p e s s o menzionato insieme agli irre- quieti Campi Flegrei, eppu- re i due sistemi sono distinti: il Vesuvio ha un condotto centrale ben definito, una chiara documentazione stori- ca dei tipi di eruzione e un piano di protezione civile dedicato, studiato apposita- m e n t e p e r i s u o i r i s c h i . I Campi Flegrei, al contrario, sono un sistema calderico con molteplici bocche e un andamento instabile e meno prevedibile; entrambi sono monitorati dall'INGV come parte della stessa rete regio- nale, ma comprendere la dif- ferenza aiuta a evitare confu- sione quando sciami sismici o notizie giornalistiche atti- rano l'attenzione sull'arco vulcanico dell'Italia meridio- nale. I n f i n e , m a n o n m e n o importante, bisogna ricorda- re ancora una volta il rappor- to tra le persone e il Vesuvio, che è sempre stato circolare. Le eruzioni devastano, poi i suoli si rigenerano; le comu- nità se ne vanno, poi torna- no; il monitoraggio migliora, poi la vita quotidiana ripren- de all'ombra del cono. La "storia infinita" del vulcano risiede in questo ritmo, che combina processi geologici misurati su scale millenarie con decisioni umane prese generazione dopo generazio- ne. Scienza, archeologia e pianificazione civile offrono gli strumenti per affrontare il prossimo capitolo con mag- giore consapevolezza rispetto a chi ha vissuto i disastri dell'antichità o gli sconvolgi- menti del XVII secolo. Per ora, la montagna è silenziosa, i suoi pendii verdi di vigneti e punteggiati di borghi, ma il silenzio è temporaneo: convi- vere con il Vesuvio non ha mai significato dimenticare cosa potrebbe succedere, ha s i g n i f i c a t o p r e p a r a r s i a l momento in cui tornerà a far parlare di sè. Il Vesuvio e il Golfo di Napoli: un equilibrio permanente Il Vesuvio, visto dalle strade di Napoli (Photo: Cristina Megale/Istock) GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO
