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31 GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2025 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | " Mi piace impaurire g l i a l t r i , m a a m o anche avere paura". È con questa frase, pronunciata davanti al pubblico dell'Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles, che Dario Argento ha sintetizzato la sua filosofia di cineasta e spetta- tore. Il maestro dell'horror italiano è stato ospite del museo per presentare la ver- s i o n e r e s t a u r a t a i n 4 K d i Profondo rosso, il suo film del 1975 che a cinquant'anni di distanza continua a eserci- tare un fascino sul pubblico di tutto il mondo. Sul palco insieme a Howard Berger, vincitore di un Oscar per il trucco per il film Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l'armadio nel 2006 e con il quale Argento ha collaborato per la serie Master of Hor- ror, il regista italiano ha rac- contato la sua lunga carriera attraverso aneddoti e curio- sità. "Mi piace stare nella sala b u i a , q u a n d o i l m i o f i l m viene proiettato. Mi siedo in fondo e guardo il pubblico. Vedo ogni reazione, ogni sus- sulto. È un'emozione che non ha uguali". L'evento, organizzato in collaborazione con Cinecittà e parte della retrospettiva dedicata al mago degli effetti s p e c i a l i C a r l o R a m b a l d i , Profondo rosso, girato tra Roma e Torino, è considerato un punto di svolta nel per- corso di Argento: un film che ridefinì il linguaggio del gial- lo italiano e introdusse ele- menti visivi e musicali che sarebbero diventati la sua firma. "Non so se Profondo rosso sia il mio film preferi- to" ha ammesso il regista. "Forse ne ho fatti di migliori. Ma è un film molto composi- to, e penso che per questo sia piaciuto tanto: c'è umorismo, c ' è h o r r o r , c ' è a r t e . E c ' è soprattutto un grande uso della macchina da presa". Quella macchina da presa, per Argento, è sempre stata al centro del suo lavoro. "Pre- ferisco stare sul set, con la mia macchina da presa. È un oggetto vivo, che si muove, respira. È l'unico vero inse- gnamento che mi ha dato Sergio Leone: la camera deve stare al centro, è il centro del film". Argento ha ripercorso i suoi esordi, ricordando come la regia non fosse nei suoi piani. "Non è stato con quel film che ho deciso di diventa- re regista", ha raccontato. "Pensavo che sarei stato sce- neggiatore, che per me era la cosa più bella che potessi immaginare. Poi scrissi L'uc- cello dalle piume di cristallo e mi proposero dei registi m e d i o c r i . M i o p a d r e m i disse: 'Perché non lo fai tu? Sei capace. Hai fatto il creti- no per dieci anni, conosci il cinema dalle sue radici'. Il film andò molto bene, e da lì è cominciato tutto". Da quel momento, il suo linguaggio si è definito per immagini, più che per parole. Profondo rosso segna il ritor- no di Argento all'horror dopo la trilogia dei suoi primi gial- li, e la nascita di due collabo- razioni decisive: quella con i Goblin per la musica e quella con Carlo Rambaldi per gli effetti speciali. "Con Carlo ci s i a m o c o n o s c i u t i a l m i o primo film, e abbiamo lavo- rato insieme fino a Profondo rosso. Era una collaborazio- ne bellissima, piena di strane avventure" ha ricordato. "Sua moglie era una grande colla- boratrice, anche lei appassio- nata di effetti speciali. Una volta, tornando dal set, stava trasportando in laboratorio una cassa di mummie finte e fu fermata dalla polizia, con- vinti di aver trovato dei cada- veri veri". Il sodalizio con Rambaldi è anche un tassello del filo che lega il cinema italiano a Hollywood. Fu proprio grazie a Profondo rosso che Dino De Laurentiis notò il talento di Rambaldi e lo portò negli Stati Uniti nel 1976, dove a v r e b b e l a v o r a t o a K i n g Kong e, qualche anno dopo, a E.T. di Steven Spielberg. Argento ha parlato con affet- to anche dei Goblin, il grup- po che contribuì a definire l'i- dentità sonora dei suoi film. "All'inizio dovevano essere i Genesis o i Pink Floyd a fir- mare la colonna sonora, ma erano impegnati con altri p r o g e t t i . T o r n a i i n I t a l i a molto triste, perché pensavo che la musica più bella in quegli anni venisse dall'In- ghilterra. Poi il mio produt- t o r e m i f e c e a s c o l t a r e u n gruppo di ragazzi appena usciti dal conservatorio: i Goblin. Ogni sera mi faceva- no sentire i pezzi che avevano composto, e capii subito che la loro musica era perfetta". La collaborazione proseguì anche oltre Profondo rosso, fino all'amicizia con George Romero, che affidò ad Argen- t o l a s u p e r v i s i o n e d e l l a colonna sonora di Dawn of t h e D e a d ( Z o m b i , 1 9 7 8 ) . "George credeva molto in me. Mi chiese di occuparmi della musica del film, e lo feci con i Goblin. È stato un bel- lissimo lavoro". Il regista ha poi condiviso p e n s i e r i s u l l a n a s c i t a d i Profondo rosso. "Quando scrivo un film, lo scrivo come u n r o m a n z o , d a l l a p r i m a all'ultima scena. Per Profon- do rosso mi rifugiai in una piccola casa di campagna senza acqua né luce. Ogni mattina andavo lì e scrivevo f i n o a q u a n d o d i v e n t a v a buio. Vedevo i personaggi davanti a me, le mani anda- vano da sole. In tre settimane la sceneggiatura era finita". La prima reazione dei suoi familiari, che erano anche i produttori del film, non fu incoraggiante. "Quando la lessero, non piacque. Mi dis- sero solo: 'Eh…'. Risposi che l'avrei girato lo stesso. E fu un grande successo". A q u a s i c i n q u a n t ' a n n i dall'uscita, Profondo rosso resta un film di straordinaria m o d e r n i t à , t a n t o p e r l a messa in scena quanto per la capacità di mescolare ironia e terrore. L'uso del colore, la musica, le inquadrature geo- metriche e l'ossessione per il dettaglio hanno reso Argento un punto di riferimento per generazioni di registi, da John Carpenter a Nicolas Winding Refn. Nonostante la sua influenza internazionale, Argento ha sempre mantenu- to un atteggiamento distante dalle etichette e dalle analisi. "Non mi interessa spiegare i miei film," ha detto. "Voglio che siano esperienze, non lezioni". In sala con Argento anche Antonio Saccone, presidente di Cinecittà, che ha sottoli- neato il valore della collabo- r a z i o n e t r a R o m a e L o s Angeles: "In un tempo in cui s i g u a r d a s o l o a l p r o p r i o ombelico," ha detto Saccone, " C i n e c i t t à g u a r d a o l t r e e costruisce ponti e sinergie internazionali, come questa c o n l ' A c a d e m y M u s e u m . Dopo le rassegne dedicate a Pasolini, Morricone e Sophia Loren, questa segna la quarta importante collaborazione grazie alla retrospettiva su R a m b a l d i e a l l a v o r o d i Camilla Cormanni. Rambaldi ci ha lasciato un messaggio di straordinaria attualità: l'in- telligenza artificiale e i com- puter più potenti non potran- no mai sostituire la magia del cinema. Con le macchine si può creare tutto, ma non la fantasia". In fondo, anche per Argento, quella magia rimane la misura di tutto. Non la paura in sé, ma il pia- cere di suscitarla e di costrui- re, attraverso luce e suono, un'emozione che continua a vivere, anche mezzo secolo dopo, nell'oscurità di una sala. Dario Argento celebra Profondo Rosso in 4K all'Academy Museum di Los Angeles Dario Argento sul palco con il makeup artist e vincitore del Premio Oscar Howard Berger (©Academy Museum Foundation, Photo by: Randy Shropshire) LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES
