L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-13-2025

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33 GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2025 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | Q uando gli anti- chi romani si sentivano offe- si, non chiede- vano vendetta agli dei, o almeno non sem- pre. Si affidavano piuttosto a una piccola striscia di piom- bo. Sì: invece di chiedere a Giove di lanciare fulmini, incidevano la loro rabbia su fogli sottili, li piegavano con c u r a e l i s e p p e l l i v a n o i n pozzi, tombe o templi, confi- dando che qualche potere sotterraneo si sarebbe preso cura del resto. Questi curiosi oggetti, noti come defixio o tavolette maledicenti, sono stati rin- venuti a migliaia in tutto l'ex mondo romano e rivelano un l a t o d e l l ' a n t i c h i t à m o l t o meno solenne dei templi di marmo o della poesia epica. In queste minuscole iscrizio- ni, troviamo persone che si l a m e n t a v a n o d i m a n t e l l i rubati, amanti traditori, riva- li in tribunale e sfortuna alle corse dei carri. Il loro tono è a volte vendicativo, a volte pietoso e occasionalmente involontariamente diverten- te, il che ci offre uno scorcio su come erano realmente i Romani: emotivi, meschini, speranzosi e, beh... molto umani. Una defixio era un oggetto s e m p l i c e , d i s o l i t o , c o m e abbiamo detto, un sottile f o g l i o d i p i o m b o d e l l e dimensioni di una cartolina, su cui l'autore incideva un breve testo. Il verbo latino defigere significa "fissare" o " l e g a r e " , e q u e s t o e r a l o s c o p o : i m m o b i l i z z a r e u n n e m i c o , u n a m a n t e o u n rivale. Una volta incisa la maledizione, il foglio veniva spesso piegato, forato con c h i o d i e d e p o s i t a t o i n u n luogo che si pensava colle- gasse i vivi con gli inferi: un p o z z o , u n a s o r g e n t e , u n a tomba o un santuario dedica- to a divinità ctonie come Plu- tone, Persefone o Hermes erano le opzioni più popolari. Molte erano accompagna- te da strane sillabe o "parole mistiche", note come voces m a g i c a e , che si credeva rafforzassero l'incantesimo, ma non lasciatevi ingannare: le defixiones erano ben lungi dall'essere opere di alta lette- ratura, poiché la maggior parte di esse era scritta in un latino o greco goffo e pieno di errori di ortografia. Que- sto suggerisce che probabil- mente provenissero da gente c o m u n e p i u t t o s t o c h e d a scribi professionisti o senato- ri colti, sebbene fosse comu- ne dettarle a maghi specializ- zati nella loro preparazione, quindi chissà quante persone insospettabili vi ricorrevano davvero regolarmente. La pratica era, proprio come le lamentele d'ufficio o le invettive online di oggi, notevolmente diffusa. Uno dei reperti più ricchi provie- ne dalla Britannia roma- na, più precisamente dalla città termale di Bath, l'anti- ca Aquae Sulis, dove più di cento sottili lastre di piombo furono gettate nella sorgente sacra di Minerva Sulis, la dea locale della guarigione, e recuperate secoli dopo. I loro autori erano bagnanti, mer- canti e viaggiatori che usava- no le tavolette per lamentarsi di vestiti, gioielli o monete rubati. "Docimedis ha perso due guanti", si legge in una, "chi li ha rubati possa perde- re la mente e gli occhi nel tempio che tu hai designato". Un'altra supplica la dea di m a l e d i r e c h i u n q u e a b b i a preso un mantello finché non gli venga restituito. Il tono è spesso burocratico, e le liste di nomi che indicano poten- ziali sospetti sono comuni, eppure l'effetto è stranamen- te commovente, per quanto banali siano tutte le richieste. Lungo il Vallo di Adria- no, al Pozzo di Coventina, sono state trovate tavolette simili, a dimostrazione che persino i soldati ai margini dell'impero si fidavano dello s t e s s o m i x d i r e l i g i o n e , magia e frustrazione. L'Italia, naturalmente, ha le sue versioni e alcuni degli esempi migliori provengono d a P o m p e i . L ì , t a v o l e t t e malefiche venivano infilate sotto le porte, nascoste vici- no ai teatri o sepolte nei cor- tili, e il loro contenuto spa- z i a v a d a l l ' a m o r e a l l e rappresentazioni di maledi- zioni; una tavoletta, ad esem- pio, chiede agli dei di "lega- re" una donna affinché possa amare un altro uomo; un'al- tra sperava che un artista rivale dimenticasse le sue b a t t u t e s u l p a l c o . T u t t e mostrano un linguaggio vivi- do e colloquiale, pieno di emozioni e di errori di orto- grafia, una versione incisa di c i ò c h e p r o b a b i l m e n t e s i sarebbe sentito per strada a quei tempi. Più a nord, a Isola Sacra, vicino a Ostia, gli archeologi hanno trovato un esempio più ambizioso di defixio: una lunga lista di ventinove nomi incisi su piombo, un mix di latino e greco, che invocava la rovina di ognuno di loro. Fu sepolta in una necropoli vicino al porto di Roma, un luogo perfetto per raggiunge- re gli spiriti dei defunti. È interessante notare che ciò che i Romani sceglievano di maledire ci dice molto sul loro mondo: alcune tavolette erano atti di "giustizia del povero", che si appellavano agli dei quando la legge for- m a l e f a l l i v a . A B a t h , u n uomo che aveva perso un vaso di bronzo chiese a Sulis Minerva di assicurarsi che il ladro "perdesse sonno, salute e ricchezza" fino alla restitu- zione del denaro. Altre erano guidate dalla gelosia o dalla passione: decine di definizio- ni erotiche miravano a legare un amante, prevenire l'infe- deltà o infiammare il deside- rio. Alcuni chiedevano agli dei di far cadere i capelli a un rivale o di bloccargli la voce prima di un processo, affin- ché "la sua lingua si gonfias- se e le sue argomentazioni fossero dimenticate". Nel mondo dello spettacolo e dello sport, le maledizioni erano particolarmente crea- tive: i corridori dei carri chie- devano che i cavalli della squadra avversaria inciam- passero o che i loro condu- c e n t i d i v e n t a s s e r o m u t i . Alcune tavolette provenienti dal Nord Africa e dalla Gre- c i a s p e c i f i c a n o p e r s i n o i nomi dei cavalli, come per rendere l'incantesimo più preciso. Gli storici tendono a vede- re le definizioni non come prova di una superstizione, ma piuttosto di un conti- nuum che includeva religio- n e , l e g g e e m a g i a , i n u n mondo in cui il confine tra preghiera e maledizione era sottile. E c'era di più, perché per chi aveva poca istruzione o era impotente, una defixio poteva essere l'unico modo disponibile per agire contro l'ingiustizia: quando non si poteva fare causa al vicino o permettersi un avvocato, ci si appellava a Plutone, poiché non costava nulla e agli dei non importava della propria estrazione sociale. Ecco per- ché alcuni studiosi descrivo- no la pratica come "giustizia per i poveri", una liberazione emotiva tanto quanto una richiesta soprannaturale. Lungi dall'essere marginali, queste tavolette occupavano una zona grigia in cui religio- ne ufficiale, pratiche popolari e psicologia personale si fon- devano. In conclusione, le defini- zioni ci ricordano che l'antica R o m a n o n e r a s o l o u n mondo di imperatori e divi- nità marmoree, ma anche di persone comuni che cercava- no di dare un senso alla delu- sione, all'invidia e al deside- rio. Duemila anni dopo, la loro rabbia ci sembra strana- mente familiare, a dimostra- zione del fatto che alcune frustrazioni, come alcuni desideri, non scompaiono mai del tutto. Imprecare come un romano: l'antica arte della defixio Le defixiones venivano spesso incise da "maghi" specializzati (Image created with DALL-E 2) HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI

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