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GIOVEDÌ 5 S ETTEMBRE 2013 L'Italo-Americano PAGINA 13 Passerella hollywoodiana in laguna: la forza di 'Gravity' attira Clooney e Bullock (e altri 20 film americani) per i 70 anni di Venezia Ad Alfonso Cuarón non serve una struttura narrativa troppo elaborata per conquistare l'attenzione del pubblico: bastano venti minuti di brividi iniziali per catapultare lo spettattore nel cuore del film e attrarlo con la stessa forza di gravità che domina la trama, alla navicella colpita da una pioggia di detriti a cui sono aggrappati George Clooney e Sandra Bullock in "Gravity". La Mostra di Venezia 2013 ha scelto l'ultimo lavoro del regista messicano (che proprio nella kermesse cinematografica della laguna con il suo "Y tu mama tambien" vinse nel 2001 l'Osella per la miglior sceneggiatura e il Premio Marcello Mastroianni) come titolo inaugurale della 70° rassegna. Lo ha fatto senza deludere le aspettative della vigilia e nemmeno il pubblico: i due attori hollywoodiani hanno concesso una lunga e generosa passerella a fotografi e instancabili cacciatori di autografi. I due astronauti rimasti soli in mezzo all'oscurità, senza possibilità di contatto con la Terra richiamano da un lato l'epica di "2001: Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick e dall'altro aprono nuove frontiere espressive per la fantascienza cinematografica. Merito della regia visionaria, del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, del 3d e della computer grafica, delle riprese in assenza di gravità, di telecamere Sandra Bullock e George Clooney in Gravity di Alfonso Cuaron in anteprima mondiale alla Mostra di Venezia che ruotano di 180°, della suspance, del tema della rinascita interiore, della morte, dello spazio metafisico e di scenari mozzafiato, tutti legati e tenuti insieme dal canone hollywoodiano in base al quale l'avventura personale si combina con un mutamento interiore che dal superamento di un trauma radicato nel passato arriva alla catarsi umanistica. Una combinazione che diventa la chiave del successo (e degli applausi in sala) a Venezia. L'anteprima mondiale made in Usa e prodotta dalla Worner Bros, si aggiunge ad altri 20 film statunitensi presentati nella Selezione ufficiale: "Child of God" di James Franco, "The Zero Theorem" di Terry Gilliam, "Under the Skin" di Jonathan Glazer, "Joe" di David Gordon Green, "Parkland" di Peter Landesman, "The Unknown Known" di Errol Morris, "Night Moves" di Kelly Reichardt (presentati per Venezia 70). Fuori concorso come Gravity: "Disney Mickey Mouse 'O Sole Minnie" di Paul Rudish, Aaron Springer, Clay Morrow, "The Canyons" di Paul Scharader, "When Zappa Came to Sicily" di Chrader, "Summer 82" di Salvo Cuccia, "The Armstrong Lie" di Alex Gibney, "At Berkley" di Frederick Wiseman. Nella sezione Orizzonti: Gia Coppola presenta "Palo Alto", Andrea Pallaoro "Medeas", Ti West "The Sacrament", Jonas Cuaron "Aningaaq", il giovane Timothy Sutton "Memphis". Nella sezione Classici-Documentari: "A Fuller Life" di Samantha Fuller, "Double Play: James Benning and Richard Linklater" di Gabe Klinger, "Nice Girls Don't Stay For Breakfast" di Bruce Weber. Il Leone d'oro alla carriera al regista Usa Friedkin: 'Venezia è una casa spirituale' Al regista statunitense William Friedkin è stato attribuito il Leone d'oro alla carriera della 70° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera. Friedkin "ha contribuito, in maniera rilevante e non sempre riconosciuta nella sua portata rivoluzionaria, a quel profondo rinnovamento del cinema americano, genericamente registrato dalle cronache dell'epoca come la Nuova Hollywood. Dopo aver scardinato le regole del documentario con alcuni lavori televisivi impostisi per lo sguardo asciutto, spietato e imprevedibile, Friedkin - ha detto il Direttore Barbera - ha rivoluzionato poi due generi po-polari come il poliziesco e l'horror, inventando di fatto il blockbuster moderno con Il braccio violento della legge (1971) premiato con cinque Oscar, tra cui miglior film e miglior regia, e "L'esorcista" (1973), nominato a dieci Oscar. È stato poi autore di film in anticipo sui tempi co-me "Il salario della paura" del 1977, "Cruising" (1980), "Vivere e morire a Los Angeles" (1985) e "Jade" (1995), presentato a Venezia, alcuni dei quali solo in seguito ampiamente rivalutati come autentici capolavori". Friedkin ha ottenuto di recente un grande successo di critica e pubblico alla Mostra di Venezia 2011 con "Killer Joe", presentato in Concorso. "Venezia, specialmente durante la Mostra, è una casa spirituale per me. Il Leone d'oro alla carriera - ha detto prima di ricevere il premio alla carriera cinematografica e registica William Friedkin - è qualcosa che non mi sarei mai aspettato, ma sono onorato di accettarlo con gratitudine e amore". Friedkin ha ricevuto il riconoscimento prima della presentazione del restauro de "Il salario Il regista William Friedkin della paura" appositamente realizzato dalla Warner Bros. "Lo considero il mio film più personale e il più difficile da realizzare. Sapere che sta per avere una nuova vita al cinema, è qualcosa di cui sono profondamente riconoscente. Il fatto poi – ha detto il regista - che il film abbia la sua prima mondiale a Venezia, è qualcosa che attendo con grande gioia. È una vera resurrezione di Lazzaro".