L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-07-2013

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14 L'Italo-Americano www.italoamericano.com GIOVEDÌ 7 NOVEMBRE 2013 Il comune di Ventimiglia, il più occidentale d'Italia Il centro storico di Zagarolo Vista panoramica di Amantea Ventimiglia, comune ligure di 23.867 abitanti della provincia di Imperia. Terzo della provincia e ottavo della regione per numero di abitanti, durante il periodo estivo vede aumentare la popolazione in modo considerevole a causa del massiccio flusso turistico. La città alla quale spesso ci si appella come "la Porta Occidentale d'Italia", "la Città di confine" o "la Porta Fiorita d'Italia", per essere l'ultima prima del confine francese, intrattiene forti rapporti economico-sociali con la vicina Costa Azzurra. Ventimiglia è divisa in due parti dal fiume Roia, che sfocia nel mar Ligure: una medievale, che sorge su un colle alla sua destra (Ventimiglia Alta) ed è il secondo centro storico della Liguria per estensione dopo Genova, ed una moderna, edificata sulla riva sinistra del fiume a partire dall'Ottocento. Rinomata per il suo clima, le sue spiagge ora ciottolose e sabbiose, ora rocciose e frastagliate, per i suoi siti storici e naturalistici, ospita importanti eventi di richiamo internazionale, quali la Battaglia di Fiori, l'Agosto Medioevale, il Desbaratu e il mercato settimanale del venerdì. Il toponimo deriva probabilmente dalla parola ligure Albom e Intemeliom, ovvero "città capoluogo dei Liguri Intemeli". Le due parole, attraverso la forma latinizzata Album Intimilium si fusero in Albintimilium in seguito Vintimilium che nel Medioevo divenne infine Vintimilia. In epoca recente, a causa della toponomastica poco accurata di certi cartelli stradali, che ne abbreviavano arbitrariamente il nome in XXmiglia, si è diffusa l'erronea credenza che il nome della città derivasse da una distanza stradale, anche perché effettivamente, per una curiosa coincidenza, l'abitato di Ventimiglia dista circa 20 miglia dalla vicina città francese di Nizza, alla cui contea è stata storicamente legata. Tuttavia tale teoria popolare sull'origine del nome non ha alcun fondamento storico. Per il suo celebre personaggio romanzesco, il Corsaro Nero, Emilio Salgari si ispirò a un nobile di Ventimiglia operante nel Mediterraneo. Zagarolo, comune laziale di 17.476 abitanti della provincia di Roma. L'etimologia del nome deriverebbe da sagum (l'attuale saio), la mantella di colore rosso granata usata dagli antichi legionari romani. L'origine del luogo è remotissima. Secondo un'antica tradizione, un insediamento urbano era già presente nell'epoca della monarchia romana e si presume vi trovassero rifugio gli esuli di Gabi, distrutta da Tarquinio il Superbo. Questi formarono il ceppo principale che diede vita alla nuova città. Da antichi documenti, iscrizioni e lapidi poste su edifici pubblici si desume che gli zagarolesi, da tempi immemorabili, si sono ritenuti discendenti dei gabini. Le vestigia di numerosi insediamenti di epoca romana sparsi qua e là intorno a Zagarolo rendono testimonianza di questa sua plurisecolare vicenda storica. Zagarolo si trova 310 metri sul livello del mare su una collina tufacea, estrema propaggine meridionale dei monti Prenestini. La città, a 36 km da Roma, è fiancheggiata da due valloni e circondata da boschi che la fanno sembrare immersa in un mare di verde e il suo aspetto paesaggistico è di rara bellezza. Il centro storico è di origine medioevale e la sua urbanistica, che risale al XVI secolo, è di una regolarità tale che non trova facile riscontro nelle cittadine dell'epoca. L'abitato è dominato dalla grossa mole del Palazzo Rospigliosi, il cui nucleo originario era un castello dei principi Colonna che fino al 1100 aveva funzioni esclusivamente militari. Subì trasformazioni ad opera di Marzio Colonna, dalla metà del '500 fino ai primi del '600, che ne cambiarono l'aspetto originario. Scomparvero le torri merlate, il ponte levatoio e quanto poteva identificarsi con le esigenze di carattere militare del tempo. Sul lato nord vennero aggiunte due grandi ali, all'estremità delle quali due altissime colonne di granito, come ciclopiche sentinelle, sembrano montare la guardia al complesso. Il palazzo fu trasformato in una lussuosa residenza. I locali di rappresentanza ed il piano nobile furono affrescati da manieristi del '500. In questo palazzo trovò ispirazione il Vanvitelli e ospitò Vittorio Alfieri e il Caravaggio. Amantea, comune calabrese di 13.826 abitanti della provincia di Cosenza. Probabilmente nel sito dell'attuale città si trovava l'antica città magnogreca di Clampetia o Lampetia, fondata forse dai Crotoniati sul luogo di un'antica città bruzia distrutta, Clete. Dopo la progressiva scomparsa di Clampetia i Bizantini fondarono, nel sito dell'attuale centro storico, la città fortificata di Nepetia, il cui toponimo viene dal greco antico "nuovo accampamento". Dopo la conquista araba di Nepetia, la città venne rifondata dagli Arabi col nome di Al-Mantiah ("la rocca"), da cui i toponimi utilizzati attualmente: il nome ufficiale, "Amantea", quello usato nel tardo latino ecclesiastico, Mantia, e quello dialettale, 'a Mantia o la Mantia. È una città turistica ed uno dei centri commercialmente e socialmente più animati del Tirreno cosentino, sede di numerose istituzioni culturali che ne fanno un centroperno dell'intera area circostante. Nel Medioevo, era territorio amanteano anche l'attuale comune di Belmonte Calabro: la giurisdizione della Comunità di Amantea sul solo castello di Belmonte decadde solo con la fondazione del castello, nel 1270 circa, su ordine di Carlo I d'Angiò per punire una ribellione degli abitanti. In seguito, nel 1345 la Comunità di Amantea fece ricorso alla regina Giovanna I di Napoli perché sanzionasse il feudatario di Belmonte Pietro Salvacossa che si era appropriato di territori amanteani: con un decreto reginale del 27 maggio la regina delimitò i confini amanteani per la prima volta. Fu solo nel 1811, in età napoleonica, che venne sancita la divisione tra i territori di Belmonte e Amantea, che fino ad allora era esistita de facto. Dal luglio 1937 l'ex-frazione di San Pietro in Amantea ottenne l'autonomia amministrativa che tuttora conserva: il comune perse così un territorio montuoso che andò a costituire il nuovo comune. Per numero di abitanti Amantea è l'undicesimo comune più popoloso della provincia di Cosenza e il ventitreesimo della Calabria, mentre per densità abitativa è il quinto comune della sua provincia. A Palazzo Pretorio di Figline Valdarno torna la grande arte da Paolo Uccello a Vasari NICoLeTTA CURRAdI Torna la grande arte in Valdarno fino al 19 gennaio 2014: il Palazzo Pretorio di Figline Valdarno, in provincia di Firenze, ospita "Arte a Figline. Da Paolo Uccello a Vasari". La mostra è promossa nell'ambito de La Città degli Uffizi ideata dal direttore della Galleria, Antonio Natali, e giunge a Figline per la terza volta dopo due fortunatissime rassegne de- Testa di don Biagio Milanesi del Perugino dicate alle opere del "Cigoli" (2008, circa 4000 presenze) e "Dal Maestro della Maddalena a Masaccio" (2010, oltre 6500 visitatori). Curata da Nicoletta Pons, presenta 25 opere di pittura e scultura fra Quattro e Cinquecento, con l'aggiunta di una miniatura del museo della Collegiata proveniente dalla Confraternita locale di San Lorenzo. Il percorso espositivo sottolinea l'esistenza sul territorio di interessanti pale d'altare che rivelano non solo una qualità degna di chiese cittadine, ma anche la presenza di committenze importanti e significative. Di grande interesse il ritorno in Valdarno di un'opera di Paolo Uccello dal Museo fiorentino di San Marco, mentre in rapporto con i due Angeli figlinesi attribuiti a Bartolomeo di Giovanni, arriveranno dalla Galleria degli Uffizi due scomparti di predella con Storie di San Benedetto. In mostra anche l'Ultima cena di Vasari, ora presso Villa San Cerbone, proveniente dalla collezione Serristori formatasi nello Spedale figlinese a partire dal 1689: collezione dalla quale provengono le quattro Allegorie vasariane che per la prima volta fanno ritorno a Figline grazie al prestito dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Tavole di Ridolfo del Ghirlandaio, Mariotto Albertinelli e Gerolamo Macchietti documentano infine l'arte del Cinquecento sul territorio figlinese e limitrofo. "E Figline fa tre. Mentre tutte le amministrazioni gemono sotto Fino al 19 gennaio in mostra numerose opere normalmente non esposte al pubblico le sferzate della crisi economica e giustamente lamentano la pochezza dei finanziamenti da destinare all'educazione dei cittadini, Figline - ha detto Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi - organizza la sua terza esposizione della collana 'La città degli Uffizi'. Comune coraggioso, ci si potrebbe limitare a dire. Certamente, ma anche intelligente e lungimirante. Comune che dovrebbe essere di modello a tanti altri, per la sua fiducia che il denaro investito nella crescita culturale delle terre, alla lunga, frutti l'evangelico cento per uno". "Sono pienamente d'accordo - ha dichiarato Giampiero Maracchi, presidente dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze - con Cristina Acidini sul fatto che il progetto 'La Città degli Uffizi', curato da Antonio Natali, abbia rappresentato un'ottima opportunità per dare respiro e visibilità ai 'depositi' che in realtà costituiscono una risorsa cui attingere nella costante e doverosa esigenza di rendere disponibile al pubblico lo straordinario patrimonio culturale del Paese. Sono lieto che alla mostra siano presenti opere delle raccolte d'arte dell'Ente Cassa, in una fattiva collaborazione tra pubblico e privato che è auspicabile benvenuta".

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