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4 www.italoamericano.com L'Italo-Americano GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2013 Il gioco assurdo del 'what if': quali benefici ci sarebbero per l'Italia se fosse la Germania a rinunciare all'Euro? yuRI seRAFINI Dopo l'ennesimo appello a favore del ritorno alla vecchia Lira - concetto ripetuto ad nauseam da vari pseudo-economisti secondo i quali i Paesi della periferia europea, uscendo dall'Euro riuscirebbero a svalutare la loro moneta e in questo modo, "ma-gicamente", a risolvere tutti i loro problemi senza poi soffrirne le conseguenze - è arrivata una nuovissima teoria che dichiara che, se non fossero i Paesi periferici ad uscire dall'euro, la Germania potrebbe uscirne da sola. Prima di analizzare cosa succederebbe se veramente la Germania tornasse al Marco (magari portando con sè altri Paesi economicamente sani) lasciando l'Euro ai Paesi in crisi - che sbraitano per uscire dall'Euro, inteso come uscita dal dominio teutonico - bisogna fare alcune considerazioni. Come prima cosa, da notare è l'atteggiamento perpetuato dal concetto "o noi o loro". L'assurdità di questa affermazione è rilevata da chiunque accetti il fatto che le leggi dell'economia, come quelle della fisica, devono seguire una determinata logica. Poi il fatto che questi pseudoeconomisti spesso si dilunghino in ragionamenti di complessità divertente quanto assurda, come ad esempio la necessità degli "Eurobond" come unico modo per garantire la continuità dell'unione con la Germania. Questi Eurobond, idealmente, dovebbero aggregare il debito pubblico e in qualche modo anche garantirlo. Sarebbe molto più facile arrivare ad un accordo tramite il quale la Germania accetti di incrementare l'inflazione, a patto che i Paesi della periferia europea la diminuiscano. Ma questo concetto è troppo semplice per essere preso in considerazione. Passando poi all'accusa che la Germania si sia arricchita diventando netto creditore alle spese dei Paesi ora in crisi, come fa notare l'economista tedesco Hans-Werner Sinn in un articolo pubblicato sul "Financial Times", si può affermare che tale accusa è scorretta in qualunque modo la si interpreti. Con l'introduzione dell'Euro, i Paesi del sud Europa hanno visto un afflusso di capitale che ora si è fermato per mancanza di "fiducia", cioé di affidabilità. Visto che quel capitale è arrivato proprio dalla Germania, questo status da "netto creditore" ha causato addirittura un ral- Davvero il ritorno alla cara vecchia Lira e alla svalutazione potrebbe risolvere la crisi in cui versa l'Italia? lentamento dell'economia tedesca all'inizio del duemila, e solo oggi la Germania si trova con i conti nazionali in positivo, conside-rando che il capitale è attirato da un riparo sicuro come la Germania. Infine, l'idea introdotta dai tedeschi stessi, e anche avvallata dal professor Sinn, è che la Germania, assieme ai Paesi più sani, si debba staccare dall'Unione Europea affinché i Paesi periferici possano svalutare la loro moneta in santa pace. E qui si torna sul problema fondamentale: dove sarebbero nascoste le imprese che potrebbero sfruttare la svalutazione della moneta? Ebbene, non esistono, visto che l'Europa non è la Cina. Passiamo ora al "gioco" del "what if", cioè le possibili conseguenze di un'uscita dall'Euro da parte della Germania. Immediatamente, si vaporizzerebbe una parte significativa delle esportazioni dalla Germania, in quanto i maggiori importatori di prodotti tedeschi sono i Paesi europei. In questo caso, la Germania dovrebbe rinunciare a ben lo 0,5% della sua crescita di Pil annuo (prodotto interno lordo). Sembra poco, ma se si pensa che la crescita totale è dello 0,9%, allora significherebbe rinunciare a più della metà della crescita annuale. Di conseguenza avverrebbe il collasso dell'Unione Europea con tanto di crisi globale a traino. Un altro "what if?" è cosa succederebbe se la Germania rimanesse nell'Euro e le sue banche dovessero rinunciare al debito dovuto dai Paesi in crisi. La Fondazione Bertelsmann ha creato un comitato di esperti proprio per analizzare questo scenario. La conclusione è che la crescita economica tedesca attribuita dall'euro è perfino maggiore di quanto la Germania perderebbe se ci fosse un altro "taglio di capelli" (o rinuncia a una parte del debito dovuto se imposto dalla Banca Centrale Europea) a favore dei Paesi in crisi. Ad esempio, se la Germania rinunciasse al 60% del debito dovuto da Spagna, Portogallo, Grecia e Italia, la riduzione del Pil Tedesco sarebbe dello 0,05%, quindi di gran lunga minore alla crescita dello 0,5% attribuito all'Euro. Il grande potere Usa sulle tv mondiali e quello piccolo delle società italiane DOM seRAFINI Per le strade di Budapest gli americani sono scomparsi e di tedeschi nemmeno l'ombra. La città pullula invece di italiani che si incontrano ai mercatini delle pulci, ai bar, ai ristoranti, a fare jogging e shopping. Ovunque tranne che alla fiera audiovisiva Natpe per la tv dell'Europa centrale ed orientale, come se la tv internazionale non riguardasse l'Italia. Americani, canadesi, inglesi e tedeschi si incontrano invece alla sede del Natpe, assieme a francesi ed operatori di altre 23 nazionalità. Oltre 50 stanze accolgono un totale di 152 espositori. Solamente sei società italiane hanno partecipato e tutte sotto l'ombrello Ice di Budapest. Poca la presenza latino-americana (solo 7 espositori), mentre è aumentata quella canadese (9 società). Naturalmente è stata forte la presenza di inglesi (20 società), francesi (12 società) e tedeschi (9 società), mentre ben 26 società americane hanno dominato il parterre come al solito. Gli Usa hanno fatto sentire il loro peso con i visionamenti delle nuove produzioni da parte di tutti gli studio, con l'eccezione di Disney e Sony Pictures. La presenza di nuovi Paesi ha offerto buona indicazione delle nuove tendenze produttive e di vendita anche se è difficile immaginare come società provenienti da India, Cina o Russia possano avere successo, in quanto il loro prodotto audiovisivo non è molto ricercato. Ad esempio, i film di Bollywood non sono adatti al mercato dell'Europa centrale ed orientale, però dell'India potrebbero aver successo i documentari. Stessa cosa per la Russia che ha avuto persino difficoltà a vendere alla Polonia un programma sulla vita di un famoso cantante polacco. Le produzioni turche invece continuano ad avere molto successo a livello internazionale. Si stenta infine a capire come si giustifichi la presenza di ben sei società cinesi. Dirigenti delle società italiane espositrici alla fiera tv, sotto l'egida dell'Ice