L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-05-2013

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/222036

Contents of this Issue

Navigation

Page 8 of 23

L'Italo-Americano GIOVEDÌ 5 DICEMBRE 2013 Sfida di alabastro Speranza di marmo Urna cineraria del Maestro di Enomao. Ritrovato a Todi, in località La Rocca, risale al primo quarto del II secolo a.C., è in alabastro e si trova nelle sale dei Musei Vaticani. Sul coperchio è raffigurata una coppia di coniugi distesa su una kline nell'atto di banchettare, scolpita a tuttotondo. Sulla cassa è rappresentata a bassorilievo l'uccisione di Enomao da parte di Pelope. Enomao, signore di Pisa nell'Elide, era solito sfidare i pretendenti di sua figlia Ippodamia in una fatale corsa ai carri, da Pisa all'Istmo di Corinto, durante la quale li raggiungeva e li uccideva trafiggendoli con la lancia. Solamente Pelope riuscì a vincerlo, usando i cavalli ricevuti in dono da Poseidone, o secondo un'altra versione, corrompendo Mirtilo, l'auriga di Enomao, che, con l'inganno, sabotò una ruota del carro del sovrano. L'urna è attribuita al "Maestro di Enomao", legata all'ambito volterrano. Speranza. Marmo di Tino di Camaino del 1320 oggi al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. La Speranza è un frammento di scultura marmorea a tutto tondo che forse proviene dal gruppo scultoreo con le Virtù teologali originariamente poste in tre nicchie sopra la porta est del battistero di Firenze. Furono rimosse nel Quattrocento e sostituite da altre opere. La statua della Carità è oggi al Museo Bardini. Della Fede resta il busto coronato nel Museo dell'Opera del Duomo. La Speranza ha il taglio degli occhi allungato, la bocca piccola quanto il naso, l'ovale regolare del viso, la massa delle ciocche dei capelli che creano onde profonde: sono tutte caratteristiche che rimandano alla scuola senese, testimoniando il felice dialogo tra pittura e scultura in quegli anni, in particolare, riguardo a Tino di Caimano, coi fratelli Lorenzetti. Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Ostensorio pubblico Pulpito del Duomo di Prato. Opera di Donatello e Michelozzo, del 1428-1438. In marmo, bronzo e tessere di mosaico, è collocato sul fianco sudest della cattedrale di Prato (i rilievi originali sono nel Museo dell'Opera del Duomo). Dal pulpito si fa tuttora l'ostensione dell'importante reliquia della Sacra Cintola della Madonna, per Natale, Pasqua, il 1 maggio, il 15 agosto e l'8 settembre, festa della Natività di Maria. Fu studiato in posizione angolare a far da cerniera tra il fianco romanico e la facciata tardo gotica della chiesa, e tra le due piazze in cui si raccoglievano i pellegrini. La scelta del tema dei puti danzanti fu insolita. Alcuni la mettono in relazione ai Salmi dove si invita a lodare Dio con cori e danze di bambini, altri ai cantori danzanti fin dal XIII secolo associati all'Assunzione. www.italoamericano.com Opera anticipatrice Monumento equestre a Simon Bolivar. Opera del 1850 di Giulio Tadolini si trova a Caracas. Con altri 63 artisti, aveva partecipato al concorso indetto a Roma da Bartolomé ministro del Perù, nel 1825, e l'aveva vinto. Il monumento, che apre a un nuovo senso della monumentalità, s'inaugurò solo 34 anni dopo, nel 1859. Il cavallo di Bolivar s'impenna fremente e annitrente, con la criniera agitata e la lunga coda fluente sino a terra. In sella, l'eroe dell'indipendenza delle colonie spagnole d'America, saluta col mantello che gli sventola alle spalle, un immaginario popolo acclamante. Straordinaria è l'energia che si sprigiona da quest'immagine, dove il rigore formale neoclassico si fonde a ricordi barocchi, per affermarsi come un'opera anticipatrice della migliore scultura celebrativa della seconda metà dell'800. 9 Mito espressionista David. Mirko Basaldella si formò artisticamente con il "gusto del mito". Le sue sculture si imposero per il loro volgersi ad un arcaismo "primordiale" e per una carica espressionistica che esprimevano la sua rivolta alla concezione tradizionale e accademica del "bello". Il che però non gli impedì di passare dall'arcaismo ad una sorta di classicismo nutrito da una libera ed originale assimilazione di modi addirittura quattrocenteschi e di giungere ad una concezione di bellezza schiettamente moderna di cui è tra le più significative testimonianze proprio il mirabile bronzo del David (1938, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), una scultura in cui l'espressionismo della prima produzione sembra cedere il passo a una maggiore finitezza ed eleganza formale.

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-12-05-2013