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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2013 www.italoamericano.com 5 Con lo stipendio da neosenatore, l'archistar Renzo Piano finanzierà i progetti dei giovani architetti italiani EMANuELE pONzO Quella del neosenatore a vita Renzo Piano, capostipite di una generazione di architetti e progettista di fama internazionale, non è una scelta dettata da banali logiche propagandistiche e nem- un lavoretto part-time sottopagato. Per cui, per sfuggire alla condanna della precarietà occupazionale, molti laureati italiani fanno le valigie e si trasferiscono in tutti quei Paesi dove un lavoro ben retribuito non tarda ad ar- Il Presidente della Repubblica Napolitano con il senatore a vita Piano meno uno spot di finta beneficenza, ma è un'iniziativa per incentivare e potenziare i progetti dei giovani architetti italiani, attivi nella riconversione delle zone urbane più degradate e logorate dalla mancanza di interventi di manutenzione. Il celebre architetto genovese, nominato il 30 agosto scorso senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha deciso di devolvere l'intero stipendio da senatore, una somma che si aggira sui 13mila euro al mese, a favore di giovani progettisti italiani che più di tutti hanno un sogno da concretizzare, una missione da compiere, un'idea da portare avanti. Il senatore Piano, subito dopo il suo approdo tra i banchi di Palazzo Madama, ha illustrato alla prima carica dello Stato, dopo una serie di incontri, i punti più significativi del suo piano di lavoro, che prevede importanti azioni per rilanciare l'immagine delle città italiane. Un vero atto d'amore nei confronti dell'Italia e un chiaro segnale di fiducia nei riguardi di tutti quei giovani talenti che, nonostante le lauree a pieni voti, sono costretti ad arrangiarsi in un call center o ad accontentarsi di Piano devolverà i 13mila euro mensili da sen. ai giovani architetti rivare come in Italia. Sempre più frequentemente, gli under 30, scelgono Stati che hanno un mercato del lavoro aperto e competitivo, abile nello sfruttare al meglio le capacità individuali dei singoli lavoratori. Tuttavia, c'è anche un'Italia che non si arrende, che lotta e si oppone con fermezza alla mediocrità di un sistema che fa acqua da tutti le parti. E Renzo Piano ne è sicuramente un valido esempio. Proprio per rinvigorire l'immagine dell'Italia nel mondo, tra gli obiettivi dell'architetto che ha inaugurato 4 mesi fa il Muse, Museo delle Scienze di Trento e nelle scorse settimane ha presenziato al vernissage di un altro importante polo espositivo che porta la sua firma, il Pavilion del Kimbell Art Museum, la nuova ala del museo di Fort Worth in Texas (un'area di 9.300 metri quadrati a una cinquantina di metri dalla struttura originaria), troviamo in primis il recupero e la riqualificazione delle periferie. Nonostante i tanti progetti di risistemazione e risanamento messi in atto dalle varie amministrazioni locali, ancora versano in condizioni di degrado e abbandono. Oltretutto, i notevoli cambiamenti architettonici, dovuti alla dismissione delle zone industriali e all'abbandono dei vecchi centri storici, rendono indispensabile una nuova progettazione di riqualificazione urbana. Per queste ragioni, il progettista ligure testimone del design italiano nel mondo, ha più volte sottolineato l'importanza degli interventi di valorizzazione e ottimizzazione negli edifici di in- L'archistar Renzo Piano con il Presidente della Repubblica Napolitano teresse storico, che compongono ed esplicitano la nostra identità culturale. Ma l'attenzione di Renzo Piano, dal 2004 presidente di un ente no-profit che offre borse di studio per finanziare la preparazione accademica degli studenti italiani più meritevoli, si è soffermata anche sulla necessità di ammodernare le nostre strutture scolastiche. In effetti, la maggior parte delle scuole italiane, autorevoli luoghi di aggregazione sociale, necessitano di importanti lavori di ristrutturazione. Considerato che, fin dai tempi antichi, gli edifici scolastici giocano un ruolo strategico di comu- nicazione urbana per la promozione della cultura di un Paese. Senza alcun dubbio, la notorietà di Renzo Piano, che negli anni Novanta ottenne il premio Pritzker dal Presidente americano Bill Clinton, è testimoniata dalle sue grandi realizzazioni, prime fra tutte la scenografica New York Times Tower e il suggestivo Shard London Bridge. D'ora in poi, però, l'orgoglio dell'architettura italiana, sarà apprezzato e ammirato in tutto il mondo anche per la generosità che ha dimostrato nei riguardi di tutti quei giovani colleghi che hanno un sogno da inseguire. Stiamo disperdendo il seme 'costruttivo' di Mattei: con lui si aprivano fabbriche. Oggi si chiudono DOMENICO LOgOzzO Dalle illuminate realizzazioni dei grandi del passato, come Enrico Mattei, vero amico dell'Abruzzo, che da presidente dell'Eni favorì anche la scoperta del metano a Cupello, all'odierna desertificazione industriale con la conseguente emorragia occupazionale. "Abbiamo cambiato in modo mirabile qualcosa in questa regione", disse il 5 dicembre 1966 il presidente del Consiglio Aldo Moro, inaugurando a San Salvo, con l'on. Giuseppe Spataro, il moderno stabilimento della Siv voluto da Mattei. La Società Italiana Vetro (odierna Pilkington) rappresentava il segnale concreto della svolta. Non solo per il territorio dove si decise di realizzare il grande complesso industriale delle Partecipazioni Statali nel maggio del 1962 (cinque mesi prima dell'oscuro incidente aereo in cui morì Mattei) ma per l'effettiva rinascita di tutto il Sud. Per il Presidente del Consiglio era "un primo atto di giustizia, di elevazione umana e sociale". Con l'obiettivo di trasformare sostanzialmente il Mezzogiorno. Non più luogo "assistito", ma in grado di contribuire alla "crescita della vita economica della nazione". Con la Siv nasceva il pri- mo insediamento industriale in un'area dove l'agricoltura aveva rappresentato fino ad allora la maggiore risorsa economica. L'i- tidiano "Il Tempo" del 6 dicembre 1966: "Io vedo il successo di quest'opera". Poi un segno di riconoscimento alto, che oggi è Enrico Mattei, fondatore dell'Eni dea di fondo era quella di far convivere innovazione e tradizione. "In questo amalgama di nuovo e vecchio vi è la sintesi che mostra il Mezzogiorno rinnovato e legato alle sue tradizioni". Moro era ottimista, come emerge chiaramente dalle dichiarazioni pubblicate dal quo- bene ricordare, per chi volle l'industria. "Una parola di ringraziamento per coloro che l'hanno realizzata: Enrico Mattei, che ricordo come fervido e geniale imprenditore e come amico sensibile, l'avvocato Pietro Sette che con tanto impegno si è adoperato per identificare il settore eco- nomico mediante il quale questa ricchezza potesse essere valorizzata". Quasi cinquanta anni dopo si deve con estrema amarezza constatare che l'ottimismo del grande leader della Dc, e l'impegno di Enrico Mattei, non sono stati premiati come loro speravano. Ci sono stati momenti positivi per l'occupazione, ma anche pesantissimi tagli. Diversi passaggi di proprietà: nel 1985 dall'Eni all'Efim, nel 1994 all'inglese Pilkington, nel 2006 ai giapponesi della Ngs. La crisi ha fortemente penalizzato questa e tante altre grandi e piccole industrie sorte successivamente. È triste assistere quasi quotidianamente a chiusure o delocalizzazione di aziende con marchi prestigiosi. Migliaia di posti spariti. In fumo tanti sacrifici. Negli anni Sessanta-Settanta le prime pagine dei quotidiani locali pubblicavano notizie di inaugurazioni di fabbriche e di assunzioni. Oggi purtroppo solo quelle di chiusure. La memoria di ciò che Enrico Mattei ha fatto per l'Abruzzo non va dispersa. Bisogna onorarla con l'impegno di salvare le attività produttive a forte rischio. Fermare la frana e pensare seriamente allo sviluppo possibile.