L'Italo-Americano

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2014 www.italoamericano.com 5 A 83 anni si esibisce ancora a Las Vegas l'italo-americano Dick Contino, il virtuoso 'Valentino della fisarmonica' luCA Dell'AquIlA Sul finire degli anni '40 un virtuoso musicista, cantante e attore italo-americano noto anche come "il Valentino della fisarmonica", conobbe in poco tempo un fulminante succcesso ed un altrettanto rapido e triste declino. Dick Contino, sebbene sia stato dimenticato dal grande pubblico, è considerato tra i migliori accordeonisti di sempre e un prodigio per la velocità dei suoi movimenti sulla fisarmonica. La sua singolare parabola artistica e umana è stata inoltre oggetto di due omaggi d'autore. Lo scrittore losangelino James Ellroy gli ha dedicato un intero racconto intitolato "Dick Contino Blues" in cui la storia vera del musicista che lotta per ri-tornare sulla cresta dell'onda in seguito ad uno scandalo che ha distrutto la sua carriera, si mescola con le trame da romanzo noir care all'autore. Degna di nota è anche l'apparizione in "Pulp Fiction", nel ristorante a tema Fifties, della locandina di Daddy-O, un b-movie del 1958 di cui Contino fu il protagonista, recitando l'improbabile ruolo di un ex-camio-nista che si reinventa cantante rock'n'roll. Nato a Fresno da una famiglia italiana nel 1930, Dick Contino ebbe in regalo dal padre, la sua prima fisarmonica a soli 7 anni. Dopo aver seguito corsi di fisarmonica a San Francisco con Angelo Cognazzo e a Los Angeles con Guido Deiro, capì in fretta che non era capace di concentrarsi sui suoi studi al college decidendo così di dedicarsi alla sua vera passione. Nel '48 gareggiò nell'Horace Heidt's/Philippe Morris Contest, una competizione di giovani talenti trasmessa sulla radio nazionale, riuscendo a vincere il gran premio finale di 5mila dollari grazie alla sua interpretazione della canzone Lady of Spain, che lo portò al numero 47 della classifica dei singoli più venduti di quell'anno. Per Dick si aprì un'epoca di successi: divenne membro permanente degli "Horace Heidt and the Musical Knights" e il suo nome si fece conoscere nei teatri e negli auditorium americani da costa a costa. Fu attore nel B-movie "Daddy-O" del 1958, citato in Pulp Fiction Nel 1954 la sua prima hit, "Yours", arrivò al 27° posto della Pop Chart, fatto piuttosto sorprendente nel mondo del pop, se si pensa che la canzone era un brano strumentale incentrato sui virtuosismi della fisarmonica. Dalle 48 apparizioni all'Ed Sullivan Show ai 4mila dollari a settimana guadagnati all'apice del successo, Dick Contino, aveva le carte in regola per diventare la prima icona pop dell'accordeon e, grazie alla sua bella presenza, era l'unico accordeonista al mondo ad avere una schiera di groupies in grado di competere con quella di Frank Sinatra. In una recente intervista, Contino ha ricordato: "Suddenly I was the teenager idol of America with an accordion, believe it or not." Tuttavia lo scandalo che lo coinvolse dopo lo scoppio della guerra di Corea nel 1950, frenò bruscamente la sua ascesa ed i suoi sogni di gloria. Chiamato a servire in guerra, Contino fuggì da Fort Ord, il campo d'addestramento a cui era stato assegnato nel 1951, in preda ad attacchi di fobia e ansia. Questa diserzione in un'America in piena guerra fredda e caccia alle streghe gli costò 6 mesi di prigione, 10mila dollari di multa e due anni di servizio militare in Corea. Al suo ritorno nel 1954, col grado di sergente, lo scandalo era già stato dimenticato, ma il suo momento di gloria era passato a causa della perdita dei con- Dick Contino, virtuoso della fisarmonica, si esibisce ancora a Las Vegas tratti discografici e cinematografici con Rca e Paramount. Contino riuscì a ritornare sulle scene, ma ad un rango molto più basso, recitando in 4 film di serie B alla fine degli anni '50. Il film Daddy-O, benché egli stesso non lo considerasse grande cinema ("That thing was like a class Z picture") assunse col tempo lo status di cult-movie rappresentando un pezzo dell'iconografia ribelle americana degli anni '50. Neppure le nuove tendenze musicali del tempo favorirono la sua musica. La diffusione del rock'n'roll negli anni '60 relegò l'accordeon ad uno strumento "vecchio stile", con un suono meno vendibile di quello nuovo (per l'epoca) delle chitarre elettriche. A giocare una funzione importante nella ripresa delle sue performances musicali, furono i festival di cultura italiana e i contest di fisarmonica che perpetrarono la leggenda fino ai giorni nostri. Attualmente Dick Contino ha 83 anni e vive a Las Vegas dove si esibisce regolarmente. Fantascienza made in Italy: la lezione cinematografica dell'outsider Margheriti (alias Anthony Dawson) che tanto piace agli americani DARIo MARCuCCI "Le mani sono più importanti della testa secondo me, per fare cinema". Così Antonio Margheriti in un'intervista rilasciata a Luigi De Angelis, al FantaFestival di Roma. Romano, autore di una filmografia pressoché sconfinata, cultore e fautore di quel cinema di genere made in Italy che tanto piace a Quentin Tarantino e a gran parte della critica contemporanea, Antonio Margheriti fu un vero e proprio outsider (proprio così, del resto, è stato definito in un recente documentario a lui dedicato) del periodo d'oro del cinema italiano, quando Ro- ma era seconda solo ad Hollywood in quanto luogo d'elezione della settima arte. Margheriti non fu profeta in patria. Apprezzato sì, ma forse non quanto avrebbe meritato. Fu negli Stati Uniti che il regista trovò il giusto riconoscimento. Conosciuto con lo pseudonimo di Anthony Dawson, venne considerato un pioniere e un maestro della fantascienza. Fantascienza. Un genere che raramente noi italiani abbiamo trattato, e ad essere sinceri, con risultati non sempre incoraggianti. Eppure Margheriti seppe costruire, con incredibili abilità manuali, da vero e proprio artigiano (e qui ci colleghiamo alla Antonio Margheriti, alias Anthony Dawson, pioniere della fantascienza citazione con la quale s'era partiti), atmosfere e scenari surreali, fantasiosi, tremendamente fantascientifici. "Space-Men", del 1960, è il primo film di fantascienza italiano, tutto ambientato nello spazio. Incredibile come nella composizione di alcune sequenze di passeggiate spaziali (preistoriche per gli standard odierni) rammenti il recentissimo "Gravity" con George Clooney. Margheriti realizzava i film per il mercato americano, che accoglieva e ammirava quei piccoli gioielli, perfetti nella loro semplicità; quelle prove di altissimo artigianato nella realizzazione di effetti speciali: l'uso di modellini, trucchi di ogni genere, fondali dipinti, specchi rifrangenti, e così via… La mancanza di tecnologie all'avanguardia e budget sostanziosi stimolava la fantasia del cineasta italiano, fino a trasformarlo in uno dei maggiori esperti di effetti speciali al mondo, per quanto riguarda il cinema fantastico. Si esagera? No. Basti pensare che nel '64 Margheriti venne contattato dalla Metro-GoldwynMayer per supervisionare gli effetti speciali di "2001" di Kubrick! Il regista rifiutò perché all'epoca era impegnato in un suo progetto e perché riteneva La sequenza di "Space-Men" del 1960 che "Gravity"con Clooney tanto ricorda che i suoi "modesti trucchi" (così li chiamava) avrebbero dato il risultato voluto solo se diretti da lui in persona. Gli americani, grandi ammiratori del senso pratico, erano rimasti impressionati dalla capacità di Margheriti, o meglio di Anthony Dawson, di realizzare 4 film di successo (il "Ciclo Gamma Uno") in sole 12 settimane. C'è da scommetterci che oggi sarebbe stato preso e portato di peso ad Hollywood, a far la fortuna delle Major. I riconoscimenti dagli Usa non finirono qui: negli anni '70 fu contattato da Andy Warhol, che chiese la sua collaborazione in "Andy Wharol's Dracula" e "Blood for Dracula", due cult della Factory realizzati in Italia. Antonio Margheriti è scomparso nel 2003 a Monterosi, vicino Viterbo. Il cinema di genere è tornato in auge dopo gli attestati di stima del già citato Tarantino, e il regista è ora considerato uno dei nostri grandi, uno dei padri del cinema di fantascienza, non solo italiano ma tout court. Agli occhi ormai smaliziati di noi spettatori da 3D e miracoli in digitale, i trucchi e i modellini di plastica del "Ciclo Gamma Uno" sembrano ingenui, forse fanciulleschi. Ma non è forse per questo che mantengono intatto quel fascino, e accendono quella voglia di sognare, che poi è il compito che viene affidato al cinema?

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