L'Italo-Americano

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 16 GENNAIO 2014 www.italoamericano.com 5 'America primo amore' di Mario Soldati: diario di viaggio originale e autentico del sogno novecentesco del Nuovo Mondo DARIO MARcuccI Quello di Mario Soldati, scrittore torinese scomparso nel 1999, è uno dei diari di viaggio più affascinanti e sinceri del Novecento italiano. Affascinante, perché vi si descrive, proprio attraverso i vispi occhi di un giovane migrante, quell'America che negli anni '30 era per gli europei, molto più che un segno sulla carta geografica, la promessa e l'opportunità di un nuovo inizio; e sincero, perché di quell'aura mitica e quasi allegorica che aleggiava sul Nuovo Mondo, nella prosa di Soldati non v'è traccia, e ogni descrizione, ogni suggestione, ogni istante è immortalato con una vena realistica che ha pochi eguali nella narrativa di viaggio. Il diario si intitola "America primo amore" (1935), e racconta l'esperienza statunitense dello scrittore, consumatasi tra il '29 e il '31, principalmente a New York, dove Soldati usufruì di una borsa di studio alla Columbia University. Visse la Grande Mela (con qualche puntata a Chicago e dintorni); tenne corsi di storia dell'arte italiana e letture della Divina Commedia; tornò in patria per alcuni dissidi con gli accademici del posto, e dall'avventura cavò questo breve, meraviglioso testo, che ci regala uno spaccato originale e autentico di quell'America al tempo tanto sognata, ma vissuta solo da pochi. Non è il diario di un professore in trasferta, come sarà l'America amara di Cecchi, né quello di un giornalista inviato, come il De America di Piovene. "America primo amore" è il resoconto di un progetto migratorio interrotto, la narrazione di un giovane entusiasta che "voleva diventare americano" (così diceva), che sbarcava a New York su un bastimento carico di gente più o meno disperata. E proprio con lo sbarco si apre il libro di Mario Soldati, definendo a piccole pennellate l'esperienza rivelatrice e liberatoria del profilo della città che, dopo setti- Lo scrittore torinese Mario Soldati scomparso nel 1999 mane di navigazione, finalmente e impercettibilmente si compone nella nebbia: l'apparizione dello skyline più famoso del mondo! "Nessun arrivo è così prepotente", ci dice lo scrittore. E noi gli crediamo. Poi il clamore, gente che briga su e giù per il bastimento, tutti a trascinarsi appresso i bauli pesantissimi portati dall'Italia, tutti a gridare "Neviorche! Neviorche!", mentre le autorità americane si presentano per le pratiche burocratiche da sbrigare. E già all'arrivo, Soldati comincia la sua opera di demistificazione, di normalizzazione del sogno americano. "Qualcuno indicava un punto nero nella nebbia e diceva che era la Statua della Libertà. Ma noi si trovava più divertente fermarsi a guardare le innumerevoli anitrelle selvatiche che circondavano il bastimento". Nessun pregiudizio, nessuna celebrazione del mito Usa, ma allo stesso tempo nessuna polemica. Soldati apre il suo diario di viaggio con un piglio quasi umoristico, leggero, tutto improntato su una schiettezza giovanile che rende la lettura più divertente e scorrevole che mai. La New York che trova voce nel libro è quella ruggente dei '30s; quella del proibizionismo e dei bar clandestini, dei gangster, del crollo di Wall Street e della disoccupazione, dell'esplosione del cinema sonoro, dell'immigrazione e delle lotte sindacali. America primo Amore: "...Tutti a gridare Nevaiorche! Nevaiorche!" Ed è la New York che fa da sfondo alle vicende del giovane letterato, raccontate in prima persona; le avances insistite ad una ritrosissima ragazza texana, a bordo di un taxi che sfreccia di notte sul ponte di Brooklyn; la folla vociante del subway, in metropolitana, che si accalca nei vagoni mimando una sorta di "grande abbraccio collettivo"; la scoperta del jazz dal vivo, nei locali dei bassifondi di Harlem… un ritratto vivido e vivace di una America sempre vissuta, mai immaginata. Uno dei brani più spassosi del libro è dedicato all'analisi dei rapporti generazionali tra gli italo-americani (un capitolo si intitola proprio Italo-Americani): gli immigrati di seconda generazione, forti del potersi fregiare della mitica dicitura "Born in the Usa", vedono di malocchio i padri, beffandoli della loro incapacità di infilare la lingua tra i denti per pronunciare il -th. Ecco che "the" diventa "de", "than" diventa "den"… e quella lingua tra i denti diventa uno spartiacque generazionale di profondità insondabili. È tuttavia nel ritorno in Italia, alle proprie radici, che Mario Soldati vede e descrive il compimento perfetto del movimento migratorio; un movimento ciclico per il quale si desidera e si rimpiange sempre quello che si perde…ora l'Italia, ora l'America. Una vita dedicata al giornalismo: Lino Manocchia dall'Abruzzo a New York tra divi di Hollywood e 5 presidenti degli Stati Uniti ROBERTA DI SANTE "Qui Lino Manocchia da New York". Con questa celebre frase che richiama il grande amico e collega Ruggero Orlando, il giornalista Rai Lino Manocchia ha voluto aprire il primo incontro di presentazione del libro "Lino e il microfono", edito da Artemia, che si è tenuto a Giulianova, città natale dell'autore. Un testo molto apprezzato, che ripercorre un'intera vita votata al giornalismo, nel corso della quale, in qualità di corrispondente Rai da New York, Lino Manocchia ha intervistato i più grandi divi di tutti i tempi. Ora queste interviste sono state raccolte dalla casa editrice Artemia in un libro dall'indubbio va- Lino Manocchia e Ruggero Orlando lore giornalistico e culturale, che è stata presentato nel capoluogo abruzzese. Ad aprire la serata evento, il presidente dell'Accademia culturale internazionale "San Giovanni Crisostomo", Giuseppe Del Zoppo, da sempre impegnato a sostenere la cultura nelle lettere, nelle scienze e nelle arti promuovendone lo studio e la conoscenza, e che già la scorsa estate ha insignito l'autore con il celebre Premio culturale organizzato dall'Accademia. Sono quindi seguiti gli interventi della preside delle classi accademiche, Maria Elena Cialente, del presidente del Circolo della Stampa Abruzzo, Marcello Martelli, del giornalista e caro amico dell'autore, Ludovico Raimondi e di Goffredo Palmerini, componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo. Quel che con chiarezza emerge sfogliando le pagine di "Lino e il microfono" è sicuramente la grande professionalità e umiltà dell'autore, nonché la sua immensa passione che, ancor oggi alla veneranda età di 92 anni, lo porta a scrivere e collaborare con quotidiani, riviste e giornali online italiani e statunitensi. Emerge la caparbietà di un uomo che, pur di vivere facendo ciò che ama, ha avuto il coraggio di mettersi in gioco e abbandonare amici e affetti per approdare dall'altra parte del mondo, come racconta in apertura del suo libro: "Ai primi del mese di marzo del 1946, abbandonai sogni, vanità e speranze che stavo costruendo nel mio lido natìo. Ero diretto, a bordo del Saturnia, verso il nuovo Continente che col tempo, mi avrebbe costruito un futuro carico di sorprese, novità, e la realizzazione di quel sogno accarezzato sin da ragazzo: vedere il grande ovale di Indianapolis". L'America, come lui stesso scrive, lo ingoiò letteralmente e gli aprì le porte del successo: le esperienze alla Rai, i giornali, i programmi televisivi e radiofonici. Tramite la "Voice of Lino Manocchia con Paul Newman con cui condivideva la passione per i motori America" intervistò ben cinque presidenti degli Stati Uniti, numerosi campioni dello sport e icone del mondo del cinema hollywoodiano. Fino ad arrivare ad essere il più giovane reporter inviato dalla Rai al 50° anniversario dell'Oscar Award di Hollywood. Ma la sensazione che si prova al termine della lettura di questo libro è quella di avere tra le mani la storia di un altro personaggio dalla vita tutt'altro che statica: Lino Manocchia, capace di arrivare con la sua intraprendenza e la sua ironia laddove altri hanno fallito. Al suo microfono nessuno è riuscito a sottrarsi, neppure uno schivo Paul Newman che, con il giornalista, condi- videva la grande passione per i motori e la velocità. Manocchia con Sophia Loren

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