L'Italo-Americano

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14 L'Italo-Americano www.italoamericano.com GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2014 La villa acquistata da George Clooney a Laglio Il ponte sul fiume Metauro di Mercatello sul Metauro Laglio, comune lombardo di 957 abitanti della provincia di Como. Si estende sulla sponda occidentale del Lago di Como ad un'altitudine di 202 metri e si snoda lungo il tracciato dell'antica strada romana. Il comune ha ricevuto una certa notorietà da quando il popolare attore statunitense George Clooney vi ha comprato Villa Oleandra nel 2002 dalla famiglia Heinz e Villa Margherita nel 2004. L'attore trascorre nel paese rivierasco tutte le estati. Sul versante del Monte Colmegnone sopra la frazione di Torriggia si trova la famosa caverna del "Buco dell'Orso", raggiungibile a piedi in circa un'ora e mezza all'interno della quale furono rinvenute numerose ossa fossili di Ursus spelaeus. Il Buco dell'Orso è costituito da tre laghetti sotterranei e altri ambienti in parte inesplorati, ed è ricco di concrezioni calcaree e di acqua sorgiva. All'imbocco di una strada che serviva ad unire gli antichi centri abitati del territorio vi era invece un crocifisso in legno. Era un artistico crocifisso a misura d'uomo, realizzato a Ortisei dagli artigiani della Val Gardena. Fu donato, negli anni che seguirono la Prima Guerra Mondiale, e posto nel prato, poi spostato per la costruzione della via Regina nuova che ha interrotto l'antica mulattiera. Curioso monumento si trova poi al cimitero: è del XIX secolo ed è a forma di piramide. La piramide è alta venti metri, in marmo grigio, un enorme medaglione di marmo con l'effigie, in bassorilievo, di Joseph Frank sulla facciata, medico appartenente ad una famiglia di medici d'origini austriache, docente all'Università di Pavia ed allievo del Volta. Il mausoleo a forma di piramide avrebbe dovuto sorgere a Como nell'area del Tempio Voltiano ed accogliere le spoglie di Alessandro Volta ma fu bocciato dai comaschi. Joseph Frank decise di erigere ugualmente, a Laglio in riva al lago, una piramide che imitasse il colosso funebre di Caio Cestio in Roma. Il parroco fu tutt'altro che benevolo nei confronti della Piramide, ma suo malgrado dovette benedirla. Mercatello sul Metauro, comune marchigiano di 1.478 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino. L'origine di questa cittadina, posta sul corso del fiume Metauro e alle soglie dell'Appennino, risale al XII secolo avanti Cristo per opera degli umbri (si trovava al confine tra Umbria ed Etruria). In epoca romana Augusto la inserì nella Regio VI Umbria. Distrutta durante le invasioni barbariche, fu ricostruita dai Longobardi nel VI secolo e dedicata a San Pietro col nome di Pieve d'Ico. Posta dapprima sotto la giurisdizione di Città di Castello, entrò a far parte della Massa Trabaria, nel IX secolo. Il piccolo borgo fu dichiarato libero e indipendente dai pontefici Celestino II e Alessandro III (XII secolo), sotto il diretto controllo del Papa. Nel 1235 Papa Gregorio IX propone di radunare la popolazione dei sette castelli che circondavano Mercatello nel territorio della pieve, che diventa così un comune fortificato ed acquista il suo nome attuale (dai numerosi mercati che vi si svolgevano). Nel 1437 Mercatello venne incorporata nel ducato di Urbino; dal 1636 entrò a far parte della Diocesi di Urbania come Vicariato, e quindi dello Stato Pontificio. Il territorio di Mercatello è quasi interamente montano, vi si svolgono le tradizionali attività agricole, retaggio di una tradizione mezzadrile, ormai scomparsa, che è all'origine del paesaggio agrario così come oggi si presenta. La coltura del bosco ceduo, dal taglio al trasporto alla carbonificazione, è parte integrante di queste attività e oggi conserva ancora una notevole vitalità. Le case coloniche, in cui spesso si evidenzia la tipologia della cascina toscana, sono sempre magnificamente inserite nell'ambiente sia per la collocazione che per i materiali e fanno parte integrante di esso. Particolarmente interessanti i due nuclei storico-culturali di Castello della Pieve e Sant'Andrea in Corona. Nel centro si sono sviluppate diverse attività artigianali e della piccola industria. L'amenità del paesaggio e la ricchezza di monumenti e opere d'arte esaltano la vocazione turistica di Mercatello, favorita dalla presenza di ristoranti e agriturismi. L'abitato collinare di Nova Siri Nova Siri, comune della Basilicata di 6.655 abitanti della provincia di Matera. Situato sulla costa jonica, si divide in Nova Siri paese, o centro (in dialetto u paìse), e Nova Siri Marina, o scalo (in dialetto a marine). Dista 75 km da Matera e 139 km dal capoluogo di regione Potenza. La posizione del centro antico (castello) evidenzia una precedente funzione di avamposto militare e civile forse di origine romana o, più probabilmente, bizantina, a presidio delle coste ioniche, durante l'età delle scorrerie dei saraceni, la cui funzione è attestata dalla torre cavallara presente sulla costa. L'antico nome Bollita (la cui origine è discussa poiché potrebbe derivare o dall'antico Boletum presumibilmente ovvero dalla forma ovoidale della collina che richiamerebbe alla mente il cappello del fungo porcino (boletus edulis o dalla presenza di polle d'acqua sorgive, richiamando l'antico senso di acqua che bolle) venne abbandonato in favore della denominazione attuale per la presenza in questo territorio della città di origine greca Siris. La cittadina nella seconda metà dell'800 fu centro di un gruppo risorgimentale affiliato alla Giovine Italia di cui un esponente fu Pietro Antonio Battifarano, che partecipò all'impresa garibaldina. Sotto il profilo urbanistico l'abitato iniziò a svilupparsi nella seconda metà del XX secolo, prima sulla collina orientale in cui era posto il cimitero antico poi, dagli anni settanta del Novecento, soprattutto lungo l'asse viario che collegava il centro con la stazione ferroviaria e la frazione Marina. Nova Siri Marina ha conosciuto, da allora, un notevole sviluppo demografico divenendo una nota stazione balneare che attira villeggianti non solo dai paesini dell'entroterra lucano e calabrese, ma dal resto d'Italia e dall'estero. L'essere situata nel cuore dell'antica Magna Grecia, tra Taranto e Crotone, in un'area unica sotto il profilo storico e di facile accesso rende agevole la visita dei vicini siti archeologici di Policoro, con l'antico sito di Heraclea, Metaponto di Bernalda antico centro culturale magnogreco, Matera con il sito Unesco delle chiese rupestri. Dalle rive della Senna a Firenze, in mostra 12 capolavori impressionisti FABRIZIO DEL BIMBO Firenze ha ospitato nella Reggia di Palazzo Pitti una preziosa rassegna di pittura impressionista: 12 capolavori dal Museo d'Orsay. Lo straordinario evento è frutto di uno scambio fra i due importanti istituti museali francese e italiano. Il Museo d'Orsay, nel segno della reciprocità, ha prestato i 12 capolavori a seguito dell'importante contributo della Galleria d'arte moderna alla realizzazione a Parigi, presso il Museo de l'Orangerie dal 10 aprile al 22 luglio scorsi, della mostra "I macchiaioli des impressionistes italiens?": diciannove capolavori dei maggiori protagonisti del movimento toscano, oltre al prezioso Album lo Zibaldone di Telemaco Signorini, sono usciti per 3 mesi dalla galleria fiorentina, l'istituzione che possiede la più importante raccolta di opere del movimento macchiaiolo. La Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti ha voluto dare il proprio sostanziale contributo a questo scambio culturale che mette in luce sincronicità del sentire e analogie di ricerca fra artisti francesi e italiani nella seconda metà dell'Ottocento. Due Degas, due Monet, due Cézanne, due Renoir, due Pissarro, un Fantin Latour oltre ad un'opera di Paul Guigou in mostra potrebbero suggerire ulteriori strade di studio tese a mettere in luce possibili contaminazioni tra le culture francese e toscana, che possono aver costituito un punto di riferimento essenziale anche per le esperienze del nostro Novecento. Le opere provenienti dal Museo d'Orsay hanno trovato ad accoglierle due Pissarro: Il taglio della siepe e l'Approssimarsi della bufera, oltre ad un piccolo olio di Alphonse Maureau Sulle rive della Senna, che facevano parte della collezione di Diego Martelli (critico d'arte molto vicino ai pittori macchiaioli nonché uno dei primi sostenitori in Italia dell'Impressionismo) e furono da lui legati al museo con atto testamentario del 1894. Martelli aveva sempre sperato, e lo aveva scritto più volte, di unire queste sue opere ad alcune tele di Fattori, di Gioli e di altri esponenti del movimento macchiaiolo per dimostrare, attraverso un confronto diretto tra le opere, le somiglianze tra i due linguaggi. Due le sezioni: la prima l'En plein air dedicata alle rappresentazioni di esterni: ai paesaggi e al rapporto con la luce e le sue vibrazioni, iniziando da una Lavandaia di Paul Guigou del 1860, uno studio di nudo femminile di Auguste Renoir del 1875-76, per proseguire con Camille Pissarro, Sentiero in mezzo al bosco in estate, del 1877, mentre il L'approssimarsi della bufera, del medesimo anno, è della Galleria d'arte moderna così come Il taglio della siepe del 1878. Sempre di Pissarro Un angolo di giardino all'Hermitage del 1877, mentre di Claude Monet la tavola del 1875 raffigurante Les Tuileries e del 1890 La Senna a Port-Villez. A Palazzo Pitti una mostra sull'impressionismo tra Parigi e la Toscana La seconda sezione, dedicata agli interni, si è aperta con la Lettrice del 1861, per procedere con un interno di natura collettiva e sociale, la Prova di balletto sulla scena del 1874, uno dei capolavori di Edgard Degas, poi con il Ritratto di donna con un vaso di porcellana del 1872 per giungere alle due nature morte di Cèzanne Il vaso blu del 1889-90 e Natura morta con cassetto aperto del 1877-79 e, a conclusione del percorso, un ritratto del 1911 di Augusto Renoir, Gabriella con la rosa. La mostra sugli impressionisti è stata curata, così come il catalogo edito da Sillabe, da Simonella Condemi e Rosanna Morozzi.

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