L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-30-2014

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GIOVEDÌ 30 GENNAIO 2014 www.italoamericano.com L'Italo-Americano 5 Mese della Memoria. Nei quadri di Eva Fischer, ultima artista della scuola romana del dopoguerra, il dolore dello sterminio Si è inaugurato all'Istituto Ba- lassi-Accademia d'Ungheria di Roma, la mostra "Camminando nella valle dell'ombra", in me- moria della Shoah. Quest'anno si celebra il 70° an- niversario della Shoah in Un- gheria e tra gli artisti presenti non poteva mancare Eva Fischer. Nata nel 1920 nella ex-Jugo- slavia, ma di famiglia ungherese, dall'immediato dopoguerra, Eva Fischer sale alla ribalta della cul- tura mitteleuropea, ma allo stesso tempo italiana. Colorista ed oggi ultima rappresentante della scuo- la romana del dopoguerra, fra le sue tematiche restano celebri le personalizzazioni delle biciclette, i paesaggi mediterranei, i mercati rionali romani, ma anche quel diario tenuto segreto anche ai suoi familiari per quasi 40 anni, con tutta la drammaticità del periodo delle deportazioni, che non l'ha mai abbandonata. La crudeltà nazista strappò ad Eva oltre trenta parenti tra i quali il padre Leopold, rabbino capo e grande talmudista. La mostra è curata da Pál Né- nella ex Jugoslavia da genitori ungheresi, Eva giunse in Italia dopo essere fuggita dalle depor- tazioni naziste (che uccisero suo padre e 33 suoi parenti diretti) e dopo un periodo di detenzione nel campo di concentramento ita- liano dell'Isola di Curzola. Fu un periodo travagliato, fatto di fughe e costellato da privazioni e duri sacrifici nel quale Eva non si sot- traeva al pericolo di dare aiuto e solidarietà ai perseguitati, colla- borando a Bologna, sotto falso nome, con i partigiani, tanto che punto da trait d'union tra alcune antiche nazioni europee, attraver- so la storia dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Ad agosto si era invece tenuta presso il Centro Culturale Alti- nate di Padova, la mostra "E- braicità al femminile", organizza- ta e promossa dalla Comunità Ebraica e dal Comune di Padova. Le opere di otto artiste del No- vecento avevano dato lo spunto per riflettere sullo spazio e sul ruolo della donna nella tradi- zione ebraica e nei contesti cultu- rali italiani ed internazionali. Dodici le opere della pittrice Eva Fischer che hanno affiancato quelle di Paola Consolo, Alis Levi, Gabriella Oreffice, Adriana Pincherle, Charlotte Radnitz, Antonietta Raphael e Silvana Weiller. La scelta di ospitare la Fischer, non è stata casuale. La sua arte è costituita dallo stile, dal tempo e dall'esperienza. La sua produ- zione comprende alcune migliaia di opere tra oli, disegni a carbon- cino, tempera, gouache o pastel- lo, acqueforti e acquetinte, gio- ielli, foulard, ceramiche. è tuttora membro onorario dell'Anpi, l'associazione nazio- nale partigiani d'Italia. Giunta a Roma nel dopoguerra e subito inserita tra gli artisti che vivevano nelle celebri strade del centro (via Margutta, piazza del Popolo, ecc.), piene di vita e di artisti, lungo il suo lungo percor- so ha incontrato i più alti rappre- sentanti della cultura e della società del Novecento, da Picasso a De Chirico, da Dalì a Chagall, da Ungaretti a Pertini, Saragat, Alberto Sordi, Unga- AlAN DAvID BAuMANN retti, Guttuso, Carlo Levi e molti altri. Dal dopoguerra, Eva ha portato la sua espressività, ricca di storia personale e non, e la cultura ita- liana, nel mondo: quasi 130 sono le mostre personali e molteplici sono le opere che fanno parte di collezioni pubbliche e private. Per tali motivazioni il presidente della Repubblica Giorgio Napo- litano l'ha insignita nel 2008 del titolo di "Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Ita- liana" per la sua lunga carriera. "Addio", olio su tela dipinto nel 1949 da Eva Fischer, ultima rappresentante della scuola romana del dopoguerra meth e Francesca Pietracci ed è stata realizzata con il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma e del "Touro University Rome". Fino al 9 marzo verranno mo- strati la testimonianza, il ricordo e le interpretazioni attraverso i quadri, le sculture e le fotografie degli artisti ungheresi Szabolcs Simon e István Papp Sebők, dell'americano Justin Peyser e degli italiani Georges de Canino, Adriano Mordenti ed Eva Fischer, che con la sua fertilissi- ma attività esposta in ogni angolo del mondo, non ultimo lo Yad Vashem, il Museo dell'Olocau- sto di Gerusalemme, funge ap- "Menzogna e Memoria n° 1", olio su tela del 1952 di Eva Fischer Si era scelto di celebrare la Memoria, sempre lucida in colo- ro che hanno vissuto i soprusi delle deportazioni, tematica pre- sente in 3 delle opere esposte, ma si è voluto anche omaggiare Eva Fischer attraverso altri suoi momenti pittorici: dai ricordi di Roma anche attraverso le sue celebri biciclette in un mercato, alle barche, ai paesaggi mediter- ranei, all'ultimo soggetto da lei dipinto delle scuole di ballo, allo scambio culturale con l'amico Ennio Morricone che ha dedicato a Eva un cd con dodici brani ispi- rati alla sua pittura. L'ARTISTA - Nata nel 1920 Samuel Modiano: 'Sono sopravvissuto per raccontare la Shoah, perchè non si ripeta' A Sulmona gli studenti dell'I- stituto di Istruzione Superiore "G. Vico" hanno incontrato Sa- muel Modiano, ebreo sopravvis- suto dal campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, per parlare del "Valore della Memoria". Modiano nel 1943, orfano della madre Diana, aveva 13 anni ed insieme ad altri 2.500 apparte- nenti alla comunità ebraica di Rodi, viene rastrellato e deporta- to in Germania. Arrivò a Bir- kenau con il padre Giacobbe e la sorella Lucia, di tre anni più grande di lui, marchiato con il numero B 7456 sul braccio. Sarà proprio nel campo di concentra- mento che Samuel diventa un uomo dopo il suo "bar mitzvah" (il momento in cui, per la tra- dizione ebraica, un giovane di- venta adulto). "Sono sopravvis- suto per voi – ha ricordato agli studenti dell'Isis che lo ascolta- vano in silenzio - e la morte non mi ha voluto affinché io potessi raccontarvi le atrocità subite per- ché non si ripetano mai più". Dopo la liberazione da parte dei russi del campo di Auschwitz raggiunto a piedi quando era ormai imminente l'arrivo delle truppe e i tedeschi evacuarono di notte il campo di concentramento in cui era recluso, Samuel, a soli 14 anni si trovò solo: la sua fa- miglia era stata completamente distrutta. Oggi è impegnato a raccontare la sua esperienza nella Shoah ai giovani e, per questo, lo scorso 29 novembre 2013 gli è stato conferito il Dottorato Honoris Causa "per l'instancabile impe- gno con cui si dedica a testimo- niare la sua tragica esperienza, segnata dall'espulsione da scuola, a Rodi, all'età di otto anni, ordi- nata in ottemperanza al dettato delle Leggi razziste, e dalla de- portazione ad Auschwitz-Bir- kenau nell'estate del 1944, nella ricorrenza del settantacinquesi- mo anniversario dell'emanazione delle Leggi del 1938, per pro- seguire al più alto livello l'azione di promozione della Memoria e di sostegno alla ricerca storica. Il sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti Samuel Modiano

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