L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-6-2014

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THURSDAY, MARCH 6, 2014 L'Italo-Americano GIOVEDÌ 6 MARZO 2014 www.italoamericano.com 14 Domodossola, comune piemontese di 18.449 abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. La città è il centro principale della Val d'Ossola e si trova nella piana del fiume Toce, alla confluenza di Val Bognanco, Val Divedro, Valle Antigorio-Formazza, Valle Isorno e Val Vigezzo. Il geografo greco Claudio Tolomeo (II secolo d.C.) è il primo a citare la città quale probabile capitale dei Leponzi, chiamandola Oscella e Oscela dei Leponzi. Intorno all' XI secolo assume il nome di Domus Oxile, in riferimento alla presenza della chiesa collegiata. Nel XII secolo compaiono Burgus Domi e Burgus Domi Ossule: la dicitura borgo deriva dalla presenza oltre che della chiesa collegiata, anche del castello e del mercato. Il no- me successivamente si trasforma in Domiossola, Duomo d'Ossola (Giovanni Capis), Domo d'Ossola nell'Ottocento e infine l'attuale Domodossola. Il 19 maggio 1906 il re Vittorio Emanuele III inaugura il traforo del Sempione: con quest'opera Domodossola e l'intera valle diventano una delle più importanti vie del traffico internazionale europeo. Il 23 settembre 1910 è teatro del tragico atter- raggio di Jorge Chávez Dartnell, conosciuto come Geo Chávez, primo trasvolatore delle Alpi. L'aviatore peru- viano, sorvola il passo del Sempione, ma l'aereo, in fase di atterraggio, cede e precipita. Gravemente ferito, il pilo- ta muore all'ospedale San Biagio pochi giorni dopo. Durante la Seconda Guerra Mondiale la valle non resta indifferente alla dittatura fascista. I movimenti di libera- zione fanno sì che dal 10 settembre al 23 ottobre 1944 Domodossola diventi capitale della Repubblica partigiana dell'Ossola, proclamatasi indipendente dal dominio ditta- toriale nel corso della Resistenza. Durante i 43 giorni, il territorio liberato viene gestito da una giunta governativa provvisoria che si riunisce presso il Palazzo di Città. In giunta la milanese Gisella Floreanini, nelle vesti di Ministro all'Assistenza: è la prima donna a ricoprire inca- richi governativi in Italia. Esperia, comune laziale di 3.978 abitanti della provin- cia di Frosinone. È uno dei comuni più ampi della pro- vincia ed il più esteso degli Aurunci, raggiungendo le vette montagnose alle spalle della cittadina costiera di Formia. Il suo territorio è per lo più montuoso e boscoso con un'ampia escursione di quota: dai 42 metri ai 1307. Alcuni studiosi fanno risalire i primi insediamenti come conseguenza della distruzione della colonia romana di Interamna Lirenas o all'epoca tardo-antica sul monte Cecubo; certa è invece la creazione di borghi voluta da Montecassino nel X secolo. La popolazione che prima di allora abitava piccoli insediamenti sparsi sul territorio fu fatta convogliare nei pressi di San Pietro e di San Paolo della Foresta, due monasteri benedettini costruiti per sostituire l'antico Santo Stefano, distrutto tra l'817 e l'828 dai musulmani. Il normanno Guglielmo di Blos- seville, nello stesso periodo, fece confluire la popolazione da insediamenti locali nel castrum sul monte Cecubo. Il castello prese il nome di Roccaguglielma e aveva il fine di controllare il passo che permette di raggiungere da Pontecorvo e Aquino, città dei Normanni, Gaeta senza dover passare per Cassino. Nei secoli la collocazione strategica di Roccaguglielma ne fece un territorio conte- so. Il periodo più florido fu tra il XVI e il XVII secolo. Nel 1636 il feudo fu devoluto alla camera regia. Nel 1654, a seguito di un violento terremoto, si ebbe una devastazione. Sotto il governo di Gioacchino Murat, si realizzò una nuova sistemazione amministrativa del terri- torio: Roccaguglielma fu separata dalle attuali frazioni di Esperia inferiore e Monticelli che costituirono il comune di San Pietro in Curulis. Dopo l'Unità d'Italia, nel 1867, Roccaguglielma e San Pietro si fusero e presero il nome di Esperia. Col declino delle opportunità date da un'eco- nomia rurale, Esperia iniziò a spopolarsi progressivamen- te. Esperia si trova lungo quella che fu la linea Gustav durante il secondo conflitto mondiale: il territorio fu più volte bombardato, la popolazione fuggì ma ci furono comunque ingenti perdite. Faicchio, comune campano di 3.762 abitanti della pro- vincia di Benevento. Il nome "Faicchio" deriverebbe dalle fave, coltivazione molto presente nella zona. Infatti il comune era citato nei feudi dei Sanframondo con il nome di "Favicella". Il territorio comunale è stato abitato sin dalla preistoria come testimoniano alcuni reperti rinvenu- ti in zona e che sono attualmente conservati nel museo del Sannio a Benevento. Al VI secolo a.C. risalgono le mura megalitiche osco-sannite che cingono ancora oggi la vetta di monte Acero. Queste mura proteggevano la cosiddetta "Arce di monte Acero", una fortezza usata dai sanniti per avvistare i nemici. Molto probabilmente il monte Acero era l'ultimo avamposto a sud e serviva per difendersi da eventuali attacchi. Probabilmente fu sede di un insediamento romano come testimoniano i resti di un acquedotto romano, di un criptoportico e di un ponte di tale epoca. I longobardi vi fondarono una chiesa dedicata a San Michele in una grotta sul monte Monaco di Gioia. La prima notizia scritta risale al 1151 quando Faicchio era annoverato fra i possedimenti dei Sanframondo, importante famiglia di origine normanna che aveva in feudo tutti i comuni della valle Titernina. Possedettero Faicchio e i suoi casali sino alla metà del Quattrocento. Dal 1479 fu proprietà dei Monsorio per poi passare agli Origlia, ai De Stasio, e nel 1612 a Gabriele De Martino che aveva il titolo di "Barone Duca di Faicchio" e che restaurò il castello trasformandolo in una comoda dimora. Da allora il castello venne chiamato "ducale". Il comune nel XVIII secolo fu al centro di una furiosa lite fra i feu- datari e gli "eletti" dell'Universitas (l'amministrazione comunale dell'epoca). Nel 1729, in pubblico parlamento, i cittadini decisero di presentare ai tribunali superiori di Napoli richieste affinché fosse proibito al duca di interfe- rire nella giurisdizione locale, di arrestare arbitrariamente i cittadini, di portarli nel carcere del castello senza appo- sita autorizzazione dell'autorità giudiziaria e di requisire con la forza cibo e materiali vari. Il centro abitato di Esperia dominato dalla Rocca Il centro storico di Domodossola Il castello ducale di Faicchio La galleria Il Ponte di Firenze inizia il 2014 con la mostra dedi- cata alla giovane artista Zoè Gruni, della quale vengono pre- sentati il progetto Boitatà, nello specifico di una scultura da indossare, alcuni disegni ed il video La Merica 2012 – 2013. Il video "La Merica" nasce nel 2012 a Rio de Janeiro. Le im- magini sono state realizzate pres- so il Parque Lage, un ritaglio di foresta in pieno centro della città. Il sonoro consiste nella canzone "Italia bella mostrati gentile" dell'etnomusicologa e cantante toscana Caterina Bueno. Il testo (concepito nel 1896 da autore sconosciuto durante la grande ondata migratoria di italiani in Brasile) è riportato nel video con traduzione italiano-portoghese. Riprese e montaggio sono stati realizzati con la collaborazione di Lyana Peck. La scultura del Boitatà, leggen- dario serpente di fuoco del Brasile, è fatta di camere d'aria di bicicletta cucite dall'artista stessa, e la gomma viene estratta nella zona Amazzonica a cui la creatura appartiene. Il lavoro dell'artista esplora il fenomeno del terrore, la sen- sazione disorientante di un indi- viduo nella società di oggi che corre contro la solitudine esisten- ziale e la difficoltà di rapportarsi con una realtà che è sempre più appiattita dai riti e di una dimen- sione collettiva legata alla memoria. Zoè Gruni nasce nel 1982 a Pi- stoia. Vive e lavora tra Firenze, Rio de Janeiro e Los Angeles. L'ARTISTA - Dopo il diploma nel 2000 all'Istituto d'Arte di Pistoia, nel 2006 si laurea al- l'Accademia di Belle Arti di Fi- renze dove frequenta la Scuola di Pittura di Andrea Granchi. Qui vince il Premio Studenti Eccel- lenti mostrando il suo lavoro all'Accademia delle Arti del Disegno a Firenze. Durante la ricerca di tesi sul lavoro di Carol Rama, Zoè Gruni si trasferisce a Torino dove incontra di persona l'artista. Nello stesso anno apre lo Spazio d'Arte Contemporanea Studi8 a Pistoia in collaborazione con altri artisti. Attraverso il Centro di Documentazione per l'arte contemporanea di Pistoia mostra i suoi lavori in molte mostre, eventi e open studios nella sua città natale e presenta la sua prima personale Balì Balle Baloo at Palazzo Balì, curata da Silvia Lucchesi. Nel 2010 il suo lavoro viene comprato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e presentato all'interno della mo- stra 1910 – 2010: un secolo d'ar- te a Pistoia, curata da Lara Vinca Masini. Lavora in alcune rappre- sentazioni teatrali e le sue scul- ture diventano l'elemento dram- maturgico della Conversazione con la pietra (Conversation with the stone), uno spettacolo creato in collaborazione con l'attore e musicista Piero Corso e l'attrice Tania Garribba (Festival Via Cava, Roselle 2007). A Firenze lavora al progetto Open Studios 2009 che fa parte del progetto Toscana In Contem- NIcOLETTA cuRRAdI Personale toscana dell'artista Gruni che lavora tra Firenze e Los Angeles poranea, in collaborazione con il Centro d'Arte Luigi Pecci di Prato. Durante il progetto l'artista tiene alcune conferenze per le Università Americane a Firenze. Nel 2010 si trasferisce in Cali- fornia e inizia la collaborazione con la Galleria Fu Xin di Shan- ghai che mostra il suo lavoro per la prima volta a Los Angeles. Tra il 2010 e il 2012 Zoè Gruni sviluppa il progetto Urban Jacklope che, attraverso lo Spa- zio d'Arte F_AIR di Firenze e il Florence University of America curato da Lucia Giardino, coin- volge musicisti e giovani scrit- tori. Partecipa a collettive in Cali- fornia (Los Angeles, Santa Mo- nica, Torrance, Irvine, Santa Ana), è Artista Residente in Progetti Raid a Los Angeles e di- venta artista-membro della co- munità Orange County Center for Contemporary Art in Santa Ana dove prende parte a Ufora, progetto internazionale di arte relazionale. Qui viene invitata come "luminaries artist" ad esi- bire il suo lavoro nella collettiva You First. Il Boitatà di gomma amazzonica dell'artista toscana Zoè Gruni

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