L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-6-2014

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 6 MARZO 2014 www.italoamericano.com 4 Dalle origini religiose del carnevale alle tipologie regionali delle maschere: la storia buffa e ironica d'Italia L'Italia si colora di coriandoli e stelle filanti, intona divertenti filastrocche, indossa abiti va-rio- pinti, maschere allegre, sfilano e ballano su carri allegorici. È il Carnevale con la sua atmosfera di gioia, buonumore e libertà che percorre la penisola, da nord a sud. LE ORIGINI - Festa celebrata nei Paesi di tradizione cattolica, il termine Carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("elimi- nare la carne") e si riferisce al- questo mascheramento che, nel corso degli anni, si è rinnovato attingendo a fumetti, film e car- toni animati (da Biancaneve a Topolino, da Tom & Jerry a Titti e Gatto Silvestro, da Zorro a Batman, Superman e Spiderman) e ispirandosi a personaggi del mondo dello spettacolo e della politica. MASCHERE REGIONALI - Scavando nel passato della cultu- ra italiana, riscopriamo le ori- gini delle maschere più classiche e popolari di servitori, contadini, mercanti, soldati e dottori che, indossate da attori, hanno preso vita nella Commedia dell'Arte tra XVI e XVIII secolo, per poi essere esportate in tutta Europa. Ancora una volta l'Italia si distingue per una tradizione secolare che caratterizza il pro- prio Carnevale, le cui maschere originarie, sedimentate nel tempo, continuano a costituire costumi e caratteri peculiari e unici alla cui nascita hanno con- tribuito in modo diverso tutte le regioni. PIEMONTE: Gianduja - Dal Piemonte viene Gianduja, maschera popolare di origini astigiane nata nel 1798, il cui nome deriva dall'espressione piemontese "Gioann dla doja" ("Giovanni del boccale"). Origi- nariamente chiamato Gerolamo, il personaggio fu ribattezzato all'inizio dell'800 per evitare allusioni politiche al nome di Gerolamo Bonaparte, parente dell'imperatore. Si distingue per il suo cappello a tricorno, la par- rucca con un codino, un abito di panno color marrone bordato di rosso, un panciotto giallo e un fiocco verde oliva sul collo. Distratto, allegro e amante del buon vino e della buona tavola, è un galantuomo, fedele alla sua compagna Giacometta, dotato di buon senso e coraggio, incline al bene e impegnato in opere di carità. Nella settimana che pre- cede la Quaresima visita ospizi, ricoveri e ospedali per bambini distribuendo caramelle avvolte in un cartoccio esagonale con impresso il suo profilo caratteriz- zato dal tricorno delle armate piemontesi ottocentesche alle quali si deve l'Unità d'Italia. Dal suo nome derivano le specialità torinesi della cioccolata di tipo gianduia e il relativo cioccolati- no gianduiotto. LOMBARDIA: Meneghin, Arlecchino, Brighella e Giop- pino - In Lombardia nasce la maschera milanese di Mene- ghino (in milanese Meneghin), diminutivo del nome Domenico in riferimento al servo che i nobili meno facoltosi potevano permettersi di assumere solo la domenica. Meneghino incarna uno stereotipo di servitore rozzo ma generoso e di buon senso. Si schiera al fianco dei suoi simili, deride i difetti degli aristocratici. Privo di maschera e senza truc- co, con il suo cappello a tre pun- te e la parrucca con codino alla francese, indossa una lunga giac- ca di velluto, calzoni corti e cal- ze a righe rosse e bianche. Bergamo dà i natali a due fa- mosi antagonisti: Arlecchino e indossata, ha il potere di nascon- dere la propria identità e di assu- mere le sembianze di qualcun altro giustificando caratteri e a- zioni bizzarre, al di fuori dell'or- dinario. L'originalità e la briosità della festa carnevalesca è proprio in Il mercante veneto Pantalone Brighella. Caratterizzato dai suoi cento colori, Arlecchino si affer- ma nella Commedia dell'Arte del XVI secolo e nasce dalla conta- minazione tra lo Zanni bergama- sco (versione veneta del nome Gianni molto diffuso tra i servi- tori dei nobili e dei ricchi mer- canti veneziani) e i diabolici per- sonaggi farseschi della tradizione popolare francese. A causa della sua povertà, non può permettersi un abito. Il suo costume è così colorato perchè le altre masche- re, sue amiche, gli regalarono a carnevale un pezzo di stoffa a- vanzata dalle loro vesti cosicché la madre potesse cucirgliene uno. Oggi il personaggio conserva la maschera nera, il berretto bianco, una spatola di legno e, al posto dell'abito rappezzato, un vestito colorato con bande a colori al- terne ben disposte. È pigro, stra- vagante, scapestrato, furbo e pieno di coraggio. È innamorato della serva veneziana Colom- bina. Le sue doti caratteristiche sono l'agilità, la vivacità e la bat- tuta pronta. L'antagonista Brighella, il cui nome ne indica il carattere attac- cabrighe e imbroglione, riveste il ruolo di cuoco, cameriere e capo servitù, al quale piace esercitare il suo potere sui semplici servito- ri. Scaltro e astuto, ossequioso con i potenti e insolente con i deboli, si vanta di indossare la "livrea", simbolo dell'apparte- nenza al padrone: calzoni larghi e giacca bianchi, listati di verde, un mantello bianco con strisce verdi, un berretto a sbuffo e la mezza maschera sul viso. Tra le province di Bergamo e Brescia, compare tra fine '700 e inizio '800 anche il furbo conta- dino Gioppino. Innamoratissimo della moglie Margì, è rude e rozzo, ma di buon cuore. Porta con sé un bastone che usa per difendere poveri e oppressi. Buf- fo e simpatico, ha una risata con- tagiosa; ama il cibo e il buon vino. Indossa un grosso panno verde orlato di rosso, pantaloni scuri da contadino e un cappello rotondo. La sua principale carat- teristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue gra- nate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma come veri e propri gioielli. VENETO: Pantalone e Colombina - Venezia, la città del carnevale italiano per eccel- lenza, ci regala la maschera di Pantalone, il tipico mercante veneziano: un vecchio bronto- lone, testardo, avaro, sempre ner- voso e "rompiscatole" che crede solo nel denaro e nel commercio. Molto spesso sputa sentenze e si inserisce, non invitato, in dispute che non gli competono. Veste sempre in modo semplice: pan- tofole, camicione e calzamaglia rossi, un colletto bianco e un mantello nero, in testa una cuffia Meneghino, servitore rozzo ma generoso e Brighella, l'attaccabrighe ELISA cuOzzO l'antico banchetto che si teneva il martedì grasso, ultimo giorno di festa seguito dal periodo di astinenza e di digiuno della Qua- resima. Al di là del suo significato reli- gioso, le modalità di celebra- zione risalgono a tempi più an- tichi. Durante le feste dionisia- che nell'antica Grecia o i Sa-tur- nali nell'antica Roma, i ruoli e le gerarchie sociali venivano stra- volti e capovolti con il trionfo del caos, dello scherzo e della dissolutezza. Il povero diveniva ricco, lo schiavo padrone in uno stravolgimento simbolico che mirava a ricostituire dal caos un ordine nuovo. Lo stesso rovesciamento della società avviene oggi tramite l'e- lemento distintivo e caratteristico della maschera che, una volta La veneta Colombina, l'unica ma- schera femminile La maschera piemontese Gianduja e quella lombarda di Arlecchino aderente e una maschera sul volto. Sua figlia Rosaura, altra tipica maschera locale, è una gio- vane ragazza innamorata. Le pia- ce chiacchierare con la cameriera Colombina, tramite la quale spe- disce lettere al fidanzato Flo- rindo. Il suo abito è blu decorato con fiocchi e nastri. Colombina è l'unica maschera femminile ad imporsi con il suo forte carattere tra tanti personag- gi maschili. Già presente nella commedia di Plauto la figura continua in pagina 5

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