L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-6-2014

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GIOVEDÌ 6 MARZO 2014 www.italoamericano.com L'Italo-Americano 5 della furba ancella adulatrice, il nome di Colombina compare per la prima volta nel '500 nel ruolo della servetta dedita ai sotterfugi domestici e amorosi della pa- drona. È l'innamorata di Arlec- chino che, nonostante nelle rap- presentazioni assuma i nomi di- versi di Betta, Franceschina, Diamantina, Marinetta, Coralli- na, Violetta e Arlecchina, è sem- pre la stessa serva dalla parlata veneziana, con un vestito a fiori bianchi e blu, vivace, allegra, bugiarda, maliziosa, chiacchieri- na, furba,fedele alla sua padrona. LIGURIA, Capitan Spaventa - Dalla Liguria giunge Capitan Spaventa o Capitan Fracassa: un capitano sognatore, colto e di buon senso. Ha un vestito a stri- sce gialle e arancioni, un cappel- lo abbellito da piume colorate, ricchi stivali e una lunga spada che trascina facendo rumore. È uno spadaccino che, più che la spada, usa la lingua: discute molto ed è solito prendere in giro gli ufficiali del tempo. EMILIA: Dottor Balanzone, Fagiolino e Sandrone - In Emilia Romagna nasce il bolo- gnese Dottor Balanzone, appar- tenente alla schiera dei "vecchi" della commedia dell'arte. Il suo nome deriva da "balanza" ("bilancia"), allegoria della Giustizia, ed è noto per il suo carattere presuntuoso e sapiento- ne. Elargisce consigli e pareri di nessun valore, e cerca scuse per iniziare discorsi dotti, infarciti di citazioni di un latino macchero- nico, parolone storpiate e senza senso. Sul volto ha lunghi baffi e indossa una maschera che rico- pre solo sopracciglia, occhi e naso. Il suo abito è la tipica divi- sa dei professori dello studio di Bologna: toga nera, colletto e polsini bianchi, gran cappello, giubba e mantello. Romagnolo è anche Fagiolino Fanfani, il cui nome sembra de- rivare da un bruco, che vive sui faggi e che ha nelle zampe poste- riori due appendici che sembrano due bastoncini con cui picchia gli altri bruchi. Armato di basto- ne, Fagiolino è pronto a caricare di randellate chi se lo merita. La sua figura è quella di un giovane bolognese intelligente, forte, pieno di salute, chiacchierone ed ignorante, anche se si crede molto istruito. Ha un neo sulla guancia sinistra, un viso paffuto e sorridente. Indossa sempre un berretto da notte, un grosso fioc- co, una corta giacca e calze bian- che a righe rosse. Dalla Modena del '700 arriva Sandrone, un contadino ignoran- te ma furbo, scaltro e pieno di buon senso in rappresentanza del popolo più umile e maltrattato, che escogita ogni stratagemma per sbarcare il lunario. Veste la foggia dei popolani dell'epoca: giacca di velluto a coste marro- ne, pantaloni al ginocchio, calze a righe bianche e rosse, gilet a fiori e robusti scarponi da conta- dino. Indossa una parrucca con capelli piuttosto lunghi, coperti in parte da una specie di cuffia da notte di lana bianca. Ha una spavaldi di Trastevere: Meo Pa- tacca e Rugantino. Calzoni stretti al ginocchio, una giacca di velluto, una sciarpa colorata per cintura nella quale è nascosto un pugnale, una retina che raccoglie i capelli dalla quale sporge il ciuffo caratteristico. Questo è Meo Patacca, il tipico bullo romano, sfrontato, attacca- brighe, tiratore di fionda, facile alle risse, ma generoso. Il suo nome deriva dalla "patacca", il soldo che costituiva la paga del soldato, e la sua notorietà è do- moglie, Pulonia, e un figlio. L'intera famiglia rappresenta da oltre un secolo il caratteristico carnevale modenese. TOSCANA: Stenterello e Burlamacco - Da Firenze, Stenterello sembra essere l'unica maschera del Carnevale e del Teatro fiorentino e l'ultima della Commedia dell'Arte antica. È il tipico popolano fiorentino chiac- chierone, pauroso ed impulsivo, che, pur oppresso da problemi e avversità, è sempre così ottimista da ridere, scherzare ed affrontare la vita. È anche saggio e inge- gnoso; ha sempre la risposta pronta con battute pungenti espresse in un brioso dialetto fio- rentino. La sua comicità deriva dal contrasto tra la sua prontezza a schierarsi dalla parte del più debole e la sua tremarella. Con un naso prominente, indossa abiti allegri e frizzanti che ricordano il settecento: un tricorno nero, una giacca o giubba a falde di color azzurro chiaro o blu, sopra una sottoveste sgargiante, panciotto giallo canarino, calzoni corti, una parrucca bianca con codino al- l'insù. Ancora in Toscana ha origine Burlamacco, la maschera ufficia- le del carnevale di Viareggio, considerata l'ultima maschera italiana, creata nel 1930 dal pit- gua lunga, ma che non fa male a nessuno, duro a parole, ma pavi- do nei fatti. Il primo Rugantino doveva essere la caricatura di un gendarme, che veniva identifica- to con il capo dei briganti. In se- guito indossa i panni civili del bullo di quartiere. La sua ma- schera lo vede, quindi, vestito in due modi: da sgherro in modo appariscente, vestito di rosso con il cappello a due punte, o da po- vero popolano pieno di baldanza ma con calzoncini logori, fascia intorno alla vita, camicia con casacca e fazzoletto al collo. CAMPANIA: Pulcinella e Tartaglia - In Campania regna la più antica maschera del nostro Paese e una tra le più famose e conosciute in tutto il mondo: Pulcinella (in lingua locale: Pullecenella), creata a Napoli nella seconda metà del '500. Le sue origini, tuttavia, sembrano più antiche. Secondo un'ipotesi discende da "Pulcinello", un pic- colo pulcino dal naso adunco; alcuni lo fanno derivare da Puccio d'Aniello, un contadino di Acerra che nel '600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel paese. Altri lo riconducono alla fine del IV secolo a.C., al perso- naggio del servo Maccus nelle popolari Atellanae romane, vici- no anche per aspetto: naso lungo, faccia bitorzoluta, guance grosse e ventre prominente, camicia larga e bianca. Altri lo fanno risalire ad un'altra maschera delle Fabulae Atellanae: Kikir- rus, il cui nome richiama il verso del gallo, che ricorda più da vici- no la maschera di Pulcinella. Fin dalla sua nascita Pulcinella rap- presenta virtù e vizi del tipico napoletano che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con il sorriso, prendendosi gioco dei potenti pubblicamente, svelandone tutti i retroscena. Pulcinella non ha segreti, è di poche parole, ma quando parla è secco e mordente. I suoi movi- menti sono sempre lenti e goffi. Conosciuto in tutto il mondo, il personaggio arriva ad assorbire le caratteristiche di altri Paesi: in Inghilterra è Punch, corsaro e donnaiolo; in Germania è Pulzi- nella e Ilanswurst ("Giovanni Salsiccia"); in Olanda è Tonel- geek; in Spagna è Don Christo- val Polichinela. Da Napoli giunge anche la maschera di Tartaglia, affine a quella del dottore dalla quale deriva. Goffo e corpulento, il no- me deriva dalle balbuzie da cui è afflitto. La sua comicità è legata alla sua forte miopia. Il costume costituito in origine di un abito e di un mantello verdi a strisce gialle, di un ampio collare bianco e occhiali verdi, varia in seguito nei colori e negli ornamenti. SICILIA: Beppe Nappa - Da Messina arriva Beppe Nappa, maschera simbolo del carnevale Balanzone, la maschera emiliana sapientona e Fagiolino Fanfani Tartaglia, dal carnevale siciliano Il ligure Capitan Fracassa (o Spaventa), il toscano Stenterello e il celebre personaggio campano di Pulcinella Il segreto di Pulcinella: quell'ovvietà nata dalla commedia dell'arte popolata da Dottor Balanzone, Burlamacco e Rugantino tore futurista e grafico viareggi- no Umberto Bonetti. Il nome richiama alla "burla" carnevale- sca e, secondo l'ipotesi più accreditata, deriva dallo pseudo- nimo che Bonetti usava nelle sue opere, oppure da Francesco Bur- lamacchi, uomo politico della Repubblica di Lucca. Il cappello indossato dalla maschera è quel- lo degli ambasciatori lucchesi e i colori di Burlamacco richiamano quelli del comune di Lucca. Con la faccia truccata da clown, deri- va da un insieme delle caratteri- stiche delle altre maschere ita- liane: una tuta a scacchi colorati suggerita dall'abito di Arlecchi- no, un pompon di cipria ripreso dal camicione di Pierrot, un col- letto ampio e bianco rubato a Capitan Spaventa, un copricapo rosso come quello di Rugantino, un mantello nero e svolazzante come quello indossato da Balan- zone. LAZIO: Meo Patacca e Rugantino - Da Roma giungono le maschere dei bulli spacconi e di Sciacca (Agrigento), il cui nome deriva da "nappa", "toppa" in siciliano. È beffardo, pigro, capace di insospettabili salti e danze acrobatiche, goloso e insa- ziabile. Nella commedia dell'arte la sua maschera rappresentava un servitore con un abito ampio di colore azzurro e un berretto di feltro bianco o grigio sopra una calotta bianca. FRANCESISMO - In ultimo, anche se il suo nome è un france- sismo, abbiamo Pierrot, una maschera italiana che nasce alla fine del '500, successivamente esportata in Francia e in Ger- mania. L'utilizzo della maschera di fronte a nuovi pubblici e corti europei portò alle modifiche del suo carattere: il Pierrot francese perde le caratteristiche di astuzia e doppiezza, proprie del servito- re, per diventare il triste mimo innamorato della luna. Il suo abito è ampio e bianco con botto- ni neri e un piccolo cappello nero che contrasta con il volto dipinto di bianco. cui nome deriva dalla parola romanesca "ruganza" ("arrogan- za"). È un provocatore dalla lin- vuta al poema in dialetto ro- manesco del poeta e commedio- grafo Giuseppe Berneri: "Meo Patacca ovvero Roma in feste ne Trionfi di Vienna". Un altro bullo romano, strafot- tente e arrogante, ma in fondo buono e amabile, è Rugantino, il Il laziale Rugantino, spaccone continua dalla pagina 4

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