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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 20 MARZO 2014 www.italoamericano.com 18 AVANTI TUTTA Treno Renzi La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani All'Eliseo, al cospetto di Hollande, il Premier Renzi ha ripetuto che l'Italia è tornata in corsa, che le riforme incideranno, che la spending- review sarà compagna necessaria per le prossime stagioni, che il lavoro tornerà e con esso pure i consumi, sostenuti da meno tasse in busta paga. Non trema il Premier nemmeno davanti al Cancelliere Merkel: insomma, la due giorni tra Parigi e Berlino conferma le impressioni. L'Europa che conta - quella che orienta, nolente o volente, i destini di un popolo - pare aver strizzato l'occhio al Premier italiano più giovane della storia. Avanti tutta, strepita Renzi. Davanti ai fotografi e ai giornalisti, a Palazzo Chigi, in Tv, nel salotto buono di Bruno Vespa, salendo su un aereo, tranquillizzando i partners europei di Parigi e Berlino. Avanti tutta: pare un'esortazione anche per coloro che, successivamente allo smacco patito da Letta e dalla fine del Governo da lui guidato, avevano visto come il fumo agli occhi l'avvento a Palazzo Chigi dell'ex-Sindaco di Firenze. Poco importa che una consistente base del Partito Democratico non sfili compatta a Montecitorio, lanciando strali velenosi verso il proprio Segretario. Poco importa che Forza Italia, in molti suoi interpreti significativi, contesti i primi provvedimenti adottati dal Governo Renzi, ufficializzati senza una asserita copertura economica. Fiato alle trombe, pare dire Renzi. Da Palazzo Chigi, da Parigi, dalla casa di Pontassieve, nuovamente da Berlino. La tanto reclamata riforma elettorale pare aver partorito un topolino (è stata toccata solo la Camera), ma Renzi non molla. Sogna l'abolizione del Senato, altri, fondamentali risparmi economici per ridare linfa alle aziende e speranza a chi il lavoro l'ha perso o con esso guadagna davvero poco. Non sarà un problema se saranno gli stessi Senatori - qualora l'iter dell'abolizione degli scranni di Palazzo Madama si dilatasse - a siglare la loro fine, boia di loro stessi. Renzi, nell'intervallo delle visite a Parigi e Berlino, ha pure il tempo per ufficializzare altri risparmi, derivanti dalla vendita di quasi quattrocento caserme. E poi la flotta delle auto blu ministeriali messe all'asta sul web: ancora per risparmiare, ancora per ottenere soldi liquidi per finanziare nuove riforme, magari per abbassare oltremodo il peso fiscale, oggettivamente insostenibile. Pare voler raddoppiare, Renzi, sfidando lo scetticismo di molti, all'interno di Montecitorio, ma non solo: economisti, banchieri, uomini della Confindustria, direttori di giornali che fanno tendenza, ex-Presidenti del Consiglio, ambasciatori, accademici, docenti di Università. Una pattuglia, in ordine sparso, di eminenze grigie, gente che vorrebbe prima toccare con mano e non solo ascoltare soltanto possibili ribaltoni. 'Datemi tempo, prima dell'estate adotteremo riforme storiche', tuona, per nulla immalinconito da un po' di scetticismo serpeggiante, il Premier che da Montecitorio polemizza con i Cinquestelle, sorride al PD, invitando l'opposizione a non alzare barricate a priori, ma di avallare provvedimenti giusti e meritori, se andassero a beneficio della gente comune. Un mese di Governo, l'Esecutivo-Letta pare evaporato in fretta. Il ciclone-Renzi ha stravolto la politica italiana, combattendo vecchi stereotipi. Nessuna tattica d'attesa, i problemi si affrontano subito, a petto in fuori. Nessuno può sapere come vada a finire, ma l'inizio è pirotecnico. Parità di genere in politica? L'Italia è indietro ma fa meglio degli Stati Uniti Se da una parte c'è da essere soddisfatti per il risultato ottenu- to con l'approvazione dell'Itali- cum, la riforma della legge elet- torale passata alla Camera in questi giorni, dall'altra è subito esplosa la polemica sulla boccia- tura delle "quote rosa". L'idea di riservare una quota specifica minima che garantisca alle donne di trovare posto negli organi politici non piace a Mon- tecitorio. Respinti a scrutinio segreto i tre emendamenti che prevedevano l'alternanza di ge- nere nei listini bloccati. In soldo- ni: le liste elettorali dei candidati dovranno garantire la presenza paritaria di uomini e donne al 50%, ma senza alternanza obbli- gatoria. Di rappresentanza femminile si parla ormai da tempo, almeno in Italia. Alcuni tentativi hanno raggiunto risultati non indiffe- renti. Come quando Tina Ansel- mi, esponente della Democrazia Cristiana, riuscì a far introdurre una clausola di genere nella leg- ge elettorale. Era il 1993, era l'Italia della Seconda Repubbli- ca appena nata, un Paese che doveva far dimenticare ai suoi cittadini quel nefasto 1992 con Tangentopoli e i tragici omicidi di Falcone e Borsellino. Alle elezioni politiche del '94 furono indubbiamente elette più donne, ma fin da subito l'idea che la rappresentanza femminile dovesse essere tutelata per legge non piacque a tutti gli schiera- menti politici. Due anni di vita e le quote di genere vennero di- chiarate illegittime dalla Corte Costituzionale. La battaglia delle donne per l'ottenimento di un maggior peso all'interno della vita politica italiana, come emer- so da questo ultimo tentativo fal- lito, non ha raggiunto un risulta- to definitivo. Il premier Matteo Renzi ha comunque assicurato: "Nelle liste democratiche l'alter- nanza sarà assicurata. Ho mante- nuto la parità di genere da presi- dente della Provincia, da sinda- co, da segretario, da Presidente del Consiglio dei Ministri. Non intendo smettere adesso". Se almeno in Italia se ne parla e ci si prova, la stessa cosa non si può dire per gli Stati Uniti. Secondo l'Inter-Parliamentary Union, l'Italia si classifica al 31° posto nella classifica dei Paesi con maggior presenza femminile nella vita politica, gli Usa al- l'83°. Basti considerare alcuni dati sul Parlamento attuale: alla Ca- mera i deputati donna sono 82 su 435, al Senato 20 su 100. Se si cerca di capire le ragioni di que- sta carenza, interessante risulta uno studio del 2012 della profes- soressa Jennifer Lawless e del professor Richard Fox dal titolo "Men rule. The Continued Under-Representation of Wo- men in U.S. Politics". Secondo i due studiosi, che hanno condotto due ricerche, una nel 2001 e una nel 2011, i motivi della sotto rappresentanza femminile sono da attribuire alla scarsa ambizione politica del gentil sesso. Hanno meno possi- bilità di correre per l'elezione perché pensano di non essere abbastanza qualificate, pensiero che le blocca. Temono che la lo- ro vita privata venga sconvolta e pubblicizzata per la campagna elettorale, pensiero che le bloc- ca. Sono di base meno competi- tive, meno sicure di sé e più av- verse al rischio che l'entrata nel- la vita politica comporta. La domanda dunque è: negli Stati Uniti non ci si pone il pro- blema delle "quote rosa" perché si ritiene che la donna sia natu- ralmente meno propensa alla politica o perché è sbagliato pen- sare che serva una legge ad hoc per tutelare il diritto alla rappre- sentanza delle donne? Una risposta potrebbero darla le elezioni presidenziali del 2016: a quanto pare Mrs. Clin- ton potrebbe essere la candidata ideale per invertire la rotta alla Casa Bianca e far sentire final- mente la voce di una donna alla guida di una delle nazioni più potenti al mondo. Donne elette nel Parlamento italiano? In questa legislatura sono appena 82 su 435 deputati alla Camera e al Senato sono solo 20 su 100 FEDERIcA STERzA La parlamentare Tina Anselmi Ci vogliono almeno 350 anni per smaltire una busta di plastica non biodegradabile. Per questo è importante l'approvazione da parte della commissione Ambi- ente e Sanità del Parlamento Ue della legge che prevede di dimez- zare, entro tre anni, l'uso degli shopper tradizionali a favore di quelli superleggeri e compostabili al 100 per cento. Una vittoria per l'Italia, che ha il divieto dal 2011. La rivoluzione del sacchetto di plastica in Italia è però iniziata già nel 2007 con l'introduzione del cosiddetto "contributo ambi- entale" quando educare il cit- tadino ha significato far pagare lo shopper alla cassa sperando in un riutilizzo dello stesso, semplice- mente perché ogni sacchetto in più ha un costo. La Confederazione italiana degli agricoltori commenta positiva- mente l'approvazione a favore di prodotti con bioplastiche. Ora la norma dovrà passare l'esame della plenaria e poi della Commissione Ue, ma per l'Italia è un successo visto che il nostro Paese già dal 2011 ha vietato l'uti- lizzo nei supermercati dei sac- chetti di plastica "usa e getta" non biodegradabili per sostituirli con quelli prodotti con bioplastiche (risultato della lavorazione di amido di mais o di patate, per es- empio), che sono biodegradabili In Ue vince la linea 'green' italiana stop a sacchetti non biodegradabili e anche compostabili (cioè de- componibili in tempi brevi senza l'aggiunta di additivi). Una scelta totalmente "green" che in passato ha comportato due richiami proprio dall'Europa per la violazione della Direttiva Im- ballaggi a causa di un "eccesso" di ecologismo. Oggi invece anche la Ue sembra virare verso soluzioni a basso im- patto ambientale. D'altra parte, non si può dimenticare che solo in Europa si consumano mediamente 100 miliardi di buste di plastica all'anno, che diventano rifiuti in- quinanti e quasi impossibili da smaltire, con effetti devastanti prima di tutto per la fauna marina.