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GIOVEDÌ 10 APRILE 2014 www.italoamericano.com 15 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Dal 'De America' di Piovene il ritratto autentico di Los Angeles, una città nebulosa, dispersiva e centrifuga Guido Piovene, scrittore e gior- nalista vicentino, fu in America tra l'autunno del 1951 e quello dell'anno seguente. Viaggiava a briglie sciolte per gli States, e dal suo viaggiare trasse oltre un centinaio di arti- coli di varia natura, che venivano via via pubblicati sul Corriere della Sera, il quotidiano per il quale faceva il corrispondente que, secondo Piovene, plasma la forma mentis americana. Grandi spazi comportano grandi apertu- re verso il prossimo. Cosa c'è di più lontano dal campanilismo italiano dei bor- ghi e dei rioni, dove sentimenti e passioni sociali si giocano spes- so nello spazio di pochi metri quadrati? Lo scrittore spende due parole anche sul mondo del cinema e dell'arte, vivacissimo a L.A in quegli anni (vivevano allora nel- la metropoli californiana artisti del calibro di Strawinski, Hux- key, Thomas Mann, etc.) come oggi. Piovene resta colpito da come tutti gli artisti, musicisti, scrittori e soprattutto attori, vivessero sparsi nell'immenso circondario di Los Angeles, tutti lontanissi- mi gli uni dagli altri, chiusi nelle loro lussuose ville con piscina. Anche qui, la diversità con l'universo europeo dei "caffè" è notevole; il paragone con la Parigi bohemien di quegli stessi anni, quella raccontata da Miller nel Tropico del Cancro per intenderci, dove tra artisti ci si incontrava tutti i pomeriggi nei bistrò del quartiere latino, è disarmante. "Gli artisti di Los Angeles vi- vono disseminati, ognuno nella sua villetta, e pochi fili conduco- no da uno all'altro". Riflessioni interessanti Piove- ne le dedica anche al mondo del lavoro. La California è lo Stato in cui gli operai percepiscono i salari più alti d'America. Los Angeles, che con tutto il circondario com- prende una mole di persone e lavoratori mastodontica, è la vera forza motrice, la locomoti- va in grado di trainare la California a velocità irraggiungi- bili per tutti gli altri Stati. "Il lavoro è facile in Califor- nia, il maitre del mio albergo viene a congedarsi da me; parte per le vacanze. - E poi torna stenze" e i sospetti tipici degli europei che cadono poco a poco. L'America si fa sempre più reale e vicina, coi suoi miti, le sue pro- messe, le suggestioni dell'imma- ginario collettivo che acquistano finalmente autenti-cità. Se è vero che nessuno co-me uno scrittore straniero riesce a descri- vere e a raccontare un Paese mentre lo attraversa in viaggio (ecco perché, ad esempio, il "Viaggio in Italia" di Go-ethe rimane una delle descri-zioni più belle e profonde del nostro Paese), è di rimando vero che il De America di Piovene riesce a cogliere, con una luci-dità e una sensibilità di analisi rarissime, alcuni aspetti degli Stati Uniti forse ancora nascosti. In "Angolo California", la sezione del libro che raccoglie i pezzi sul Golden State, Piovene regala, dapprincipio, una serie di interessantissime osservazioni su Los Angeles. La chiama "città nebulosa" e "città centrifuga", evocandone le caratteristiche che più la dif- ferenziano dalle tipiche città eu- ropee. La dispersività esasperata di un tessuto urbano che si esten- de per chilometri e chilo-metri quadrati; la tendenza - opposta a quella italiana - di allontanarsi sempre di più dal centro cittadi- no, attraverso un moto, appunto, centrifugo, votato all'espansione sul territorio. Scrive Piovene: "Un centinaio di chilometri è la distanza giornaliera che cia- scuno percorre se vuol far vita mediocremente socievole; per un cocktail, ad esempio, e un pran- zo in due quartieri diversi. […] Qualche cosa di dispersivo, di astratto, di distaccato, entra nei sentimenti; vorrei aggiungere che non è questo un valore sol- tanto negativo, come si ritiene in Europa. L'umore predominante è un misto di solidarietà umana generica ed universale". La struttura urbanistica dun- qui? - Gli chiedo. - No - rispon- de - ho lasciato il posto perché volevo prendere una vacanza lunga; troverò un altro posto quando avrò finito i soldi -. Ho conosciuto un italiano, sbarcato clandestinamente e nascostosi in un ristorante a fare lo sguattero; non usciva mai, Los Angeles gli è rimasta ignota come la luna, e tornerà in Italia da quel lunghis- simo giro come se non avesse lasciato la soglia della propria casa, con una sola immagine in più: una cucina. Ha però rispar- miato cinquemila dollari, quanto gli basta per aprire un piccolo negozio a Genova". Racconta così lo scrittore, e ri- flette ancora su quanto l'incredi- bile vivacità, il rigoglio del job market californiano abbia pla- smato in una certa maniera le menti dei lavoratori. Le corporazioni e i sindacati qui non attecchiscono: nessuno vuole riconoscersi in una classe lavorativa perché aspira a sca- lare quella che c'è sopra. Le- garsi ad una condizione sociale significherebbe imbrigliarsi, tar- parsi le ali e impedirsi sul nasce- re quell'ascesa che ogni buon californiano ha alla sua portata; tanto più che spesso un operaio si trova solidale con le ragioni dei datori di lavori, ai quali sogna presto o tardi di se-dersi a fianco, più che con quelle dei colleghi. Il De America lascia della Ca- lifornia un'immagine vibrante, memorabile e precisa, raccontata con piglio giornalistico da uno dei migliori giornalisti della sto- ria italiana. Piovene chiude il suo resocon- to di viaggio con un elogio dell'internazionalismo america- no, visto soprattutto come pre- supposto per un incontro cultu- rale con la vecchia Europa: "Gli elementi essenziali della civiltà americana sono fatti per fiorire in una civiltà più ampia; devono uscire dai confini per in- tegrarsi e realizzarsi. Prima che un espediente politico il mondo americano-europeo è perciò un ideale di civiltà e di cultura". Guido Piovene, scrittore e giornalista vicentino Nel suo 'De America' Piovene descrisse l'America degli anni '50 DARIO MARcuccI dall'estero. Poi, all'inizio del 1953, tutti gli articoli vennero messi insieme, accorpati in un'opera unica alla quale Pio- vene diede il nome di "De America": un avvincente diario di viaggio che riassumeva tappa per tappa l'esperienza del giorna- lista nel nuovo continente. Da New York al profondo sud, passando per le vie del west, Chicago, i grandi parchi e la Ca- lifornia, nei suoi pezzi Guido Piovene dà un ritratto mutevole degli Usa, che si rinnova ed ar- ricchisce giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro. Come guardando attraverso un cannocchiale, con la messa a fuoco che pian piano si perfe- ziona e ci garantisce un panora- ma sempre più nitido, sempre più preciso, così lo scrittore ci rac- conta il suo viaggio, con le "resi- "Gli artisti di Los Angeles? Vivono disseminati, ognuno nella sua villetta e pochi fili conducono da uno all'altro"