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GIOVEDÌ 10 APRILE 2014 www.italoamericano.com 19 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | FRANcEScO BuccARO Quanti napoletani sono costretti a vedere la propria città da lonta- no per esigenze diverse? Ciò che accomuna chi risiede all'estero è un sentimento di ma- linconia che emerge alla vista di una fotografia che ritrae la città in lontananza. Immaginano quel paesaggio incantevole incastona- to al centro del Mediterraneo che ha stregato milioni di abitanti e visitatori per le sue geometrie perfette, la forma ondeggiata di un imponente vulcano sinonimo di bellezza e di timore contornato da un cielo azzurro variopinto da candide nuvole bianche. Vedono Napoli da lontano, ma la sentono vicina, la amano; con- servano nella memoria i ricordi delle giornate di stagione trascor- se in città: gli amori, le amicizie, le speranze, le paure e le diffi- coltà. La distanza provoca un improvviso senso di nostalgia nell'emigrante che matura un forte legame di appartenenza con la propria terra d'origine. Ma cosa lo lega alla città? A Napoli, il cittadino è immer- so in un luogo che conta straordi- narie bellezze, difficilmente riscontrabili altrove; pochi cono- scono la versione pubblicata dal Bureau du Patrimoine Mondial dell'Unesco per l'inserimento, nel dicembre del 1995, del centro storico di Napoli nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'U- manità. Si tratta di una delle più antiche città d'Europa, il cui tes- suto urbano contemporaneo con- serva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse le conferiscono un valore universa- le senza uguali, che ha esercitato profonda influenza su gran parte dell'Europa e al di là dei confini di questa. Precisamente, l'area del centro storico indicata nel documento, comprende: una parte dei quartieri di Chiaia e Posillipo, una piccola parte del Vomero, i quartieri San Ferdi- nando, Montecalvario e San Giu- seppe, parte del quartiere Avvo- cata, una frazione dei quartieri Stella e San Carlo all'Arena, gran parte del quartiere di San Lorenzo, una delle più grandi strutture settecentesche d'Euro- pa: "L'Albergo dei Poveri", il Corso Vittorio Emanuele (ricono- sciuto come prima vera "tangen- ziale" del XIX secolo), i "quartie- ri spagnoli", le pendici di Posillipo e tanto altro. L'area del centro storico di Na- poli circoscritta dall'Unesco co- pre una superficie di circa 350 mila abitanti, rappresenta quindi una parte viva della città. Il lega- me che si crea tra Napoli ed i suoi abitanti è dovuto anche alle sfumature uniche del suo viver quotidiano. È forse l'unica città d'Europa e del mondo dove con- vivono: religione e superstizione, amuleti scaramantici e figure di santi, sacro e profano. Il legame che si crea tra gli abitanti e la città esiste, perché Napoli è terra di poesia; il suo golfo, come una madre premurosa, abbraccia le sue tre figlie: Capri, Ischia, Pro- cida ed un vulcano suggestivo all'interno del quale ribolle mi- nacciosa la sua lava circondato da un mare che al solo sguardo effonde quiete nell'aria. Il legame che si crea tra Na- poli e i suoi abitanti è dovuto al suo dialetto, ultimamente ricono- sciuto dall'Unesco come lingua a tutti gli effetti ed è oggi conside- rata la seconda lingua ufficiale più parlata dopo l'italiano. La storia, le tradizioni, i riti, la lin- gua e la poesia a Napoli appar- tengono al suo popolo che avver- te la nostalgia di casa quando si trova altrove, percepisce più di ogni altro abitante la lontananza dalla terra d'origine proprio in virtù delle sue insostituibili bel- lezze, usanze, tradizioni tali da rendere la città, unica nel suo genere. Tantissime sono state le canzo- ni che in passato hanno racconta- to il sentimento di malinconia dell'emigrante napoletano, due tra le più celebri sono: "Santa Lucia Luntana", scritta nel 1919 Vedi Napoli e poi muori (di nostalgia) da E. A. Mario e "Lacrime napu- litane" di Bovio - Buongiovanni (1925). In quest'ultima, il tema dell'allontanamento è interpretato con un canto addolorato e malin- conico nel quale il protagonista lascia la famiglia e la sua Patria per cercare lavoro in America: "E nce ne costa lacreme st'America, a nuje Napulitane! Pe' nuje ca ce chiagnimmo 'o cielo 'e Napule, comm'è amaro stu ppane!", tra- dotto: "E ce ne costa lacrime quest'America, a noi Napoletani! Per noi che piangiamo il cielo di Napoli, come è amaro questo pane". Basta soffermarsi sulla balau- stra di San Martino al Vomero ed accostare l'orecchio in direzione della città per sentire vicino il ritmo fluente di vita del suo popolo, l'attività dinamica del suo movimento quotidiano che riempie l'aria di voci, urla, suoni che fanno di Napoli un palcosce- nico d'arte, conservatore di uno spettacolo vivente. Antologica di Staino a Siena: satira e sogni in punta di matita e acquerello Fino al 3 novembre è aperta al pubblico, nelle sale del Santa Maria della Scala in Siena, la prima rassegna "antologica" di Sergio Staino. Nell'esposizione, dall'emble- matico titolo "Satira e Sogni", che evoca le due attitudini prin- cipali che hanno da sempre caratterizzato il lavoro dell'arti- sta, si po-tranno ammirare gli acquarelli e le più recenti opere digitali che hanno reso Sergio Staino uno tra i maggiori prota- gonisti della satira in Italia. Sono esposte in mostra oltre trecento opere, dalle prime stri- sce di Bobo per Linus, che risal- gono ai primi anni Settanta, fino alle più recenti creazioni in digi- tale. Intorno all'anno 2000 l'artista ha dovuto abbandonare per moti- vi di eccessivo degrado della vista il disegno tradizionale fatto a punta di matita o di penna a china, per spostarsi obbligatoria- mente sul digitale. La mostra dunque segue questo passaggio: dai primi disegni nati su Linus nel '79 agli appassio- nati interventi su l'Unità, e poi il cinema e quello che ha significa- to nell'evoluzione del suo dise- gno, fino alle ultime opere dise- gnate a mano e acquerellate in grigio prima dell'addio definiti- vo e il passaggio al digitale. Mescolati tra loro temi politici, dispute familiari, disegni per bambini o di puro gioco, tutti segnati e contraddistinti, da un segno e da una fantasia che, al di là delle tante tecniche usate, ri- mangono completamente sue. Nella mostra si entra attraverso un arco trionfale, sormontato da un Bobo-Rodin pensatore e su- bito ci si imbatterà in una sorta di Pantheon dei nostri giorni: grandi sagome dei personaggi che hanno animato gli ultimi trenta tormentati anni della no- stra vita politica e istituzionale. Nelle prime sale troveranno spazio le memorabili storie degli anni di Linus (Capitan Kid, Moskava, Senza famiglia) e de l'Unità (I funerali di Belinguer, Livorno 1921, A proposito di Arbasino ). Sono gli anni dei di- segni a penna, dell'uso della chi- na e dei pennarelli. La mostra, fortemente voluta dall'Assesso- rato alla Cultura del Comune di Siena e organizzata da Opera Civita Group, sarà parte inte- grante dei sette percorsi museali del Santa Maria della Scala. FABRIzIO DEL BIMBO Sergio Staino Il paesaggio urbano e monumentale di Napoli visto da San Martino (Ph. F.Buccaro)