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GIOVEDÌ 1 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 20 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | WILLIAM MOLduCCI Tullio Pizzorno è un composi- tore e autore a 360 gradi, che nel suo percorso ha collaborato con numerosi artisti di primo piano e che ha portato avanti una sua car- riera da solista. L'Italo Ameri- cano lo ha incontrato in occasio- ne dell'uscita di Banca d'Italia, che sono state incise nei suoi album Pappa di latte (1995), Cremona (1996) e Bula Bula (2005), dove è messa in eviden- za l'anima jazz. Com'è nata questa collaborazione? Direi, all'inverso, che proprio una delle sue mille anime, forse quella più funk-jazz, ravvisò nei miei lavori questa incredibile Il chitarrista, compositore e autore di testi casertano Tullio Pizzorno de" circa una ventina di mie can- zoni. Recentemente è uscito il nuovo album di Alberto Ra- dius, dove ha scritto i testi di cinque brani. Questo, dopo la scomparsa di Oscar Avogadro, suo paroliere storico, ha per- messo a Radius di completare un progetto fermo da anni. Conosco Radius dagli inizi de- gli anni novanta, ma lo stimo musicalmente fin dalla mia ado- lescenza, perché amo da sempre Battisti e il mio strumento princi- pale è la chitarra, quindi era nor- male che amassi anche Radius. Poi mi proposi a lui in quanto produttore, e subito scoccò la scintilla di interesse da parte dell'allora nascente Rti music. Quanto all'ultimo lavoro di Ra- dius, ora, dopo vent'anni… mi è venuto naturale trasformare in testi tutto quello che assorbii stando accanto ad Oscar, tanto da dedicargli uno dei brani più belli dell'album ("Faccio finta che ci sei"). In "Dusseldorf" ho immaginato la storia di un manager sempre fuori, in viaggio, che si costruisce una doppia vita all'estero, e in Talent Show mi sono proprio divertito a fare ironia su questi macelli musicali di oggi, e Al- berto era l'unico ad avere il pi- glio adatto per capirlo e rappre- sentarlo: "ho lo stomaco vuoto ma valeva la spesa per il book delle foto". Ho anche un altro brano che è di una sintesi pazzesca: in "Cou- nt Down", in soli tre minuti di canzone, c'è un astronauta che parte, arriva nello spazio, guarda il mondo nella sua piccolezza, poi torna sulla Terra e capisce di essere cambiato. Forse pensavo a Luca Parmitano (astronauta ita- liano n.d.r.). Quindi il vostro rapporto di lavoro risale ai tempi della Rti? In effetti fu proprio da quei provini per la Rti che comin- ciammo a lavorare insieme. Il top mi accadde quando una volta, mentre andava l'ascolto di un mio brano, Alberto venne a chiamarmi dalla stanza accanto allo studio dove c'era una perso- na che voleva sapere di chi fosse quella musica… quando entrai nella stanza e vidi Lucio Battisti, intento a scartabellare fogli,… rimasi di pietra. Lui non alzò nemmeno lo sguardo ma disse a voce bassissima: "Vai, vai… continua". Come ha conosciuto il grande musicista italo-canadese Gino Vannelli? Gino, lo conosco musicalmente da una vita, ed è per me una vera scuola di armonia musicale. Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente nel 2000, grazie al mio caro amico Fabrizio, direttore artistico dell' Eddie Lang Jazz Festival. Ho incontra- to Gino nel pieno del suo "rilan- cio" jazz, ai tempi di Yonder l'ultimo album di Alberto Radius, di cui Tullio ha scritto le parole di cinque brani. La sua disponibi- lità ci ha messi facilmente in con- tatto e questa è stata l'occasione per scoprire un artista e il suo mondo, le sue collaborazioni im- portanti, quella con Mina in pri- mis (Di vista, Musica per lui e La fretta nel vestito), senza dimenti- care le canzoni scritte per Linda e i Collage, la musica da film, il jazz, l'incontro con Gino Van- nelli e il lavoro con Niels Lan Doky. Nel mese di maggio uscirà il suo sesto e nuovo lavoro disco- grafico, intitolato Charisma. Ha scritto canzoni per Mina, Tullio Pizzorno, compositore e autore: dalla musica da film alle collaborazioni con la grande Mina Tree, quando era, tra l'altro, accompagnato pure da due terzi degli Uzeb (storica band jazz fusion); insieme a lui ebbi modo di conoscere Alain Caron e Paul Brochu, ma anche il percussioni- sta Luc Boivin, col quale poi siamo rimasti in contatto. Devo poi a Gino l'incontro con Niels Lan Doky, pianista di gran classe, con uno stile a metà tra Bill Evans e Oscar Peterson. Con Niels ho collaborato alla realizzazione di "Italian ballads", un disco di canzoni classiche ita- liane in versione strumentale, in trio jazz (piano, batteria, contrab- basso). Niels Lan Doky mi chiese una mano a scegliere i brani, ma poi volle includere tra questi classici anche una mia canzone. In prece- denza avevo inciso due provini sulle basi realizzate proprio da Gino e Niels, dove avevo cantato "Close your eyes" e "Parole per mio padre" (entrambe tratte dal- l'album Haitek Haiku di Niels, la seconda col testo di Pino Da- niele). Pizzorno: "Mina possiede una ventina di mie canzoni", incise negli album Pappa di latte, Cremona, Bula Bula identificazione. Mina mi telefonò personalmente quattro anni dopo il mio invio di una cassetta; sten- tavo a credere alle mie orecchie, ma poi mi lesse i titoli di alcuni brani contenuti sul nastro, quindi solo la vera Mina poteva esserne a conoscenza e doveva essere per forza lei. Da lì nacque tutto; mi disse espressamente che le piace- va il mio mondo musicale e mi chiese altro materiale; quindi ini- ziammo a lavorare. È curioso come a tutt'oggi le canzoni, per le quali mi aveva telefonato, che erano sul primo nastro, non le abbia ancora incise. In totale comunque ora "possie- Kitsch e cinema insieme per restituire l'anima partenopea: Song 'e Napule Tanti i film italiani che ogni anno escono e passano quasi inosservati al grande pubblico, poi però, ne arriva uno, che senza alcuna aspettativa sbara- glia la concorrenza e regala quel- la ventata di freschezza che in tanti attendevano. Stiamo parlando del nuovo film dei Manetti Bros, una cop- pia di fratelli che deve tanto alla tv, alla musica e al cinema indi- pendente, dal titolo "Song 'e Napule". Una commedia che trae ispirazione dal genere poliziotte- sco che ha avuto un grande suc- cesso in Italia, pensate ai film di Umberto Lenzi con Tomas Mill- ian, e che, attraverso questa rac- conta una storia comune a Na- poli quella di un neomelodico, Lollo Love, che si ritrova a can- tare al matrimonio della figlia di un camorrista e di Paco Stillo, agente di polizia, infiltrato al matrimonio sotto le vesti del pia- nista della band. Una storia partenopea che a Napoli è stata girata e che deve molto alla città e ai suoi abitanti. Finalmente, due registi (non na- poletani) sono riusciti a riprende- re Napoli, non identificandola con pizza e mandolini, ma nem- meno (solo) Gomorra, pistole e degrado. In Song 'e Napule rie- cheggia il vero spirito della città, l'arte, la bellezza e la musica conosciuti in tutto il mondo. Song 'e Napule è un film gioio- so che nasce da un soggetto del loro attore-feticcio Giampaolo Morelli, napoletano d.o.c. in arte Lollo Love; basterebbe il nome di questo idolo delle ragazzine, delle mamme e delle spose parte- nopee ad assicurare il primo po- sto in classifica. Il videoclip della canzone Cuo- ricina, scritto e realizzato per il film, è già diventato virale in rete e la canzone un tormentone per i vicoli di Napoli e d'Italia. Ecco che kitsch e cinema si u- niscono e danno vita ad uno splendido lavoro, tutto italiano e tutto napoletano. Il merito non va solo ai Manetti e a Morelli, an- che agli altri attori del cast, come Serena Rossi, bellissima attrice e cantante napoletana, ad Alessan- dro Roja, Paolo Sassanelli, Pep- pe Servillo (di recente interprete de La Grande Bellezza) e Carlo Buccirosso . I nostri complimen- ti vanno poi allo straordinario lavoro dei musicisti Pivio e Aldo De Scalzi, imprescindibili colla- boratori dei Manetti. Non perdetevi questo piccolo, ma grande caso cinematografico italiano, che vi farà ancora una volta comprendere che straordi- nario popolo siamo. Giampaolo Morelli, napoletano doc, in arte Lollo Love VALENTINA CALABRESE Giampaolo Morelli con Serena Rossi per Song 'e Napule