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GIOVEDÌ 15 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 18 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | TERESA DI FREScO Finalmente! Era ora che i col- lezionisti Franco D'Attardi e Ge- sualdo Adelfio avessero un luo- go in cui esporre in maniera si- stematica e appropriata i loro "tesori". Mi spiego. I due amici da anni raccolgono, meglio colleziona- no, oggetti che fanno parte del passato di chi ha già trascorso un lungo periodo della propria vita. Sulle loro preziose raccolte han- no pure pubblicato due libri di successo e amanti del collezioni- smo e semplici appassionati di antichità ne hanno fatto testi da consultare e da sfogliare con l'a- scuole che partiva l'iniziativa di dare a ciascun bambino un sal- vadanaio trattenendo, però, in banca la chiave, cosicché si era costretti ad aprire un libretto di risparmio per accedere a quanto nel frattempo raccolto inserendo nella fessura le monete o, rara- mente, qualche cartamoneta. Un bell'insegnamento al ri- sparmio, anche se a tutto vantag- gio dell'istituto di credito che ac- quisiva sempre nuovi clienti. Sicuramente alla maggior parte di quelli che in quegli anni furo- no bambini, la vista di questi oggetti affascinanti ha fatto tor- nare alla mente tanti ricordi. Chi, ad esempio, non ha tentato Ogni oggetto una storia e tante se ne potrebbero ascoltare dalla voce dei collezionisti. Oggetti appartenuti alla propria famiglia che hanno il sapore della nostal- gia più forte che per altri appar- tenuti a chissà chi. Nel visitare la mostra non ci si può esimere dal ricercare tra gli oggetti qualcuno che ci sia più familiare perché appartenuto al- l'infanzia, perché magari ha fatto parte di uno spaccato di vita co- nosciuto, condiviso o solo rac- contato quando si era bambini. Le macchinine, i soldatini di piombo, il monopattino – chi non ne ha mai posseduto uno?- e poi ancora il camion dei pompie- ri, il pallottoliere, il cow boy, il macina caffè della nonna o i ventagli dove veniva pubbliciz- zato un prodotto, le scatole di latta o di cartone divenute spesso forzieri per lettere d'amore se- grete. Dove sono andati a finire i ri- cordi? Forse nelle nostre moder- nissime case non troviamo più questi oggetti che fanno ormai parte della storia dei tempi pas- sati ma rivederli è sempre un sollievo per l'anima, anche per chi, data la giovane età, non ne ha mai visti. Sono i giovani che dovrebbero avere la fortuna e il privilegio di rincontrare tutto ciò che fa parte del nostro, del loro passato per- ché possano dare un senso com- piuto al loro presente, per com- prenderlo meglio, per riscoprire il valore delle piccole cose. Il va- lore del "desiderato", del costrui- to con le proprie mani. Tra il fai da te, nella vetrina del cucito, fa bella mostra di sé una camicia da notte ricamata "a punto Rinascimento" appartenu- ta alla madre di Gesualdo Adel- fio che, con orgoglio, ce l'ha mo- strata, ricordandoci che un tem- po erano le fanciulle ad allestire il proprio corredo, a ricamarlo per mostrarlo con orgoglio nei giorni precedenti il matrimonio alla futura suocera e agli invitati. Oggi, ma già da tanto tempo, il corredo, sempre che ancora lo si prepari sin da piccole, lo si ac- quista già confezionato e, maga- ri, "griffato". Che dire poi della rassegna dei calendarietti profumati, i più noti dei quali, quelli dei barbieri per- ché li omaggiavano nei periodi festivi in cambio di una lauta mancia, erano per gli adolescenti Atto dovuto alla memoria storica il primo approccio con la sensua- lità e per il loro genitore una tra- sgressione per vantare con gli amici qualche avventura mai vis- suta, ma solo immaginata o per solitarie illusioni di approcci passionali. Vedere esposte pagine di vec- chi giornali che si stampavano a Palermo, anche nell' '800, "La Forbice", ad esempio, il cui pri- mo numero andò in stampa il 9 maggio 1848, ci mostra una città culturalmente vivacissima ancor prima che la famiglia Florio che diede tanto lustro e tanti stimoli culturali al capoluogo siciliano, nel 1900 mettesse in stampa il giornale "L'Ora" che sopravvisse sino al 1992. Franco D'Attardi racconta a L'Italo Americano come ha a- vuto inizio la sua storia di colle- zionista: "Tutto è cominciato nel 1959, ero studente ginnasiale, e un compagno mi vendette una Pelikan, la famosa marca tedesca di penne stilografiche, di colore verde e nero". Oggi la sua collezione di "sti- lografiche" conta mille esemplari tra i quali c'è una "rouge e noir" acquistata nel 1982 che segnò l'i- nizio della passione per il colle- zionismo. Il corpo realizzato in resina è nero come il cappuccio al cui apice, però, è arancione; il pennino è un simple 20. La prima stilografica, dunque, si chiamò Rouge et Noir e mon- tava un pennino Simplo 20, in seguito la fabbrica fu assorbita dalla Montblanc negli anni '30. Montava un pennino in oro bian- co e giallo Simplo con la scritta 4810. Ancora oggi le Montblanc usano lo stesso pennino con la medesima scritta che fa riferi- mento all'altezza espressa in me- tri del Monte Bianco nelle Alpi Graie. La Montblanc nasce dun- que dalla Rouge et Noir. Un altro racconto che ci sor- prende riguarda i salvadanai. Uno di questi, in ghisa pesan- tissima, soprannominato "man- gia soldi" perché ingoia le mone- te, è rappresentato da un "lepre- schaun", una sorta di gnomo, personaggio della letteratura ir- landese. Questa specie di spa- ventevole folletto tiene tra le gambe un maialino; agendo su una levetta posta dietro le sue spalle, il maialino spinge la mo- neta precedentemente posta sul muso, apre la bocca, esce la lin- gua e ruba la moneta. È datato 1882. Ma la storia non finisce qui perché ogni oggetto della mostra tenuta all'Orto botanico racconta una storia, allegra o triste che sia, ma è lo specchio di altre epoche, di altri mondi che, per fortuna, vivono ancora nei cuori di molti di noi. A noi resta il compito si tramandarli ai posteri, a chi non c'era. Ognuno di noi, più fortunato, che ha vissuto o che comunque ha conosciuto questi fantastici oggetti, potrà dire: "Io c'ero". Grazie allora a Franco D'Attardi e a Gesualdo Adelfio perché hanno fatto e continuano a fare della loro passione la nostra me- moria storica. di tirar fuori qualche monetina dal proprio salvadanaio aiutan- dosi con la lama di una coltello? Quante caramelle mai comprate per l'impossibilità a compiere l'ardua impresa! E quanta nostalgia per gli inge- nui desideri non soddisfatti e quanto sbalordimento per lo sfre- nato consumismo che oggi dila- ga nella società. Il primo numero del giornale La Forbice andò in stampa il 9 maggio del 1848 e racconta di una Palermo culturalmente vivace La collezione di penne, stilografiche e pennini d'epoca di D'Attardi conta mille esemplari Calendarietti profumati, una vera trasgressione retrò Collezione di scatole di prodotti che si commerciav ano nella metà del secolo scorso che fanno parte della collezione di Franco D'Attardi e Gesualdo Adelfio esposta all'Orto Botanico di Palermo more di chi rivede il proprio pas- sato o quello degli antenati, pro- pri e non. L'occasione di esporre ancora una volta le proprie raccolte, e questa volta in apposite bache- che, divise per soggetti e inavvi- cinabili da mani troppo "curio- se", è arrivata dall'Università di Palermo. Sede prestigiosa, dun- que, quella che ha ospitato le collezioni di D'Attardi e Adelfio: il padiglione Tineo dell'Orto Bo- tanico di Palermo. Una cornice di grande prestigio che ha già ri- chiamato un foltissimo numero di appassionati e curiosi. Ben 56 le vetrine colme di og- getti del passato, di "cose d'altri tempi"; ed è con questo nome che la mostra si è proposta al pubblico palermitano e ai turisti. È stato possibile ammirare rac- colte di giocattoli, scatole, mac- chinine, penne biro e stilografi- che, oggetti sacri, giornali paler- mitani a partire dall'800, calen- darietti, carri trionfali, santini, macina caffè. E poi ancora ditali, oggetti per il cucito e il ricamo, ventagli pubblicitari, salvadanai di ogni genere e foggia, anche quelli dati dalle banche per "fidelizzare" clienti in erba; infatti, era dalle