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GIOVEDÌ 29 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com La lingua si evolve nei significati come dimostra la parola affatto: ieri confermava, oggi nega luIGI CASAlE Oggi esordisco con una poesia, il Sonetto di Paradiso da "Cuor morituro (1925-1930)" di Um- berto Saba (1883 - 1957). Mi viene in sogno una bianca casetta, sull'erto colle, dentro un'aria affatto tranquilla; e il verde del colle è compatto e solitario, e l'ora è benedetta. Mi viene in sogno una dolce capretta, che mi sta presso, e mi sogguarda in atto placido uma- no, quasi un muto patto ne le- gasse. Poi pasce ancor l'erbetta. Volge il sole al tramonto; un luccichio cava dai vetri, un dorato splendore, della casetta su in alto romita. E tutto il dolce che c'è nella vita in quel sol punto, in quel solo fulgore s'era congiunto, in quell'ultimo addio. La poesia, per le sue caratteri- stiche formali, estetiche, e com- positive meriterebbe un lungo discorso. Ma non è mia intenzio- ne commentarla qui. Noto, e fac- cio notare, che la prima lettura, cioè la comprensione del testo come semplice atto comunicati- vo (vale a dire: capire ciò di cui si sta parlando) sembre-rebbe alquanto facile. Le parole usate sono tutte pa- role del lessico quotidiano; il registro, a parte l'effetto ritmico, mi pare un registro familiare. Personalmente, rispetto al lessi- co particolare, quello "poco u- sato", trovo solo le parole "erto" e "romita", e forse, l'espressione "ne legasse". Certamente un altro lettore (con lessico persona- le e sintassi differenti dai miei) troverebbe altre parole ed espres- sioni estranee al suo modo di parlare. Ma tutto sommato non dovrebbero essercene più di due o tre. Ma allora perché propongo questa lettura? Ecco. Per parlare dell'avverbio "affatto", argomento di questo mio articolo. Parola al secondo verso della poesia. Molte parole sono generate da locuzioni o espressioni, come "marcia-a-piedi", "arco-baleno", "va-te-la-pesca", oppure "a- fatto", "di-fatti", "in-fatti", o anche "a-punto", "per-ciò", (e in napoletano: "va'-trova", "può- essere" o "può-darsi") le cui componenti poi, una volta agglu- tinatesi (legatesi l'una all'altra), hanno finito con l'essere scritte come unica parola. Ed è proprio ciò che è capitato ad "affatto". Ora le parole elaborate a parti- re dalla parola "fatto" significa- no fondamentalmente "in ma- niera evidente" cioè: "stando ai fatti", e valgono "assolutamen- te", "completamente", "del tut- to" (con valore affermativo); le seconde, composte con "punto" o "mica" significano "per quanto poco" o "per quanto piccolo". Per cui entrambi i tipi di espres- sioni se vengono usati al negati- vo, vanno a significare nel primo caso "per niente" nel secondo "neppure un poco". Ma devono essere accompa- gnate da un elemento negativo chiaramente lessicalizzato. E qui potrei fermarmi. Ma allora, la poesia? Ci arrivo. Qualche anno fa in una classe liceale di fronte all'interpretazio- ne di questo testo poetico della prima metà del secolo scorso, la totalità degli alunni (una trenti- na) sostennero che "affatto" avesse valore di negazione, per cui "affatto tranquilla" per essi valeva "per niente tranquilla"; né si accorgevano che con que- sta interpretazione il se-guito della descrizione non era com- prensibile, in quanto veniva stra- volto il senso della poesia. A parte l'evidente errore di let- tura, i poveri ragazzi non aveva- no tutti i torti. La loro lingua era ancora opaca. Essi usavano segni linguistici secondo la convenzio- ne (sociale) dei loro mo-delli linguistici di riferimento. E oggi la convenzione è che "affatto" sia una negazione. Lo avva-lora la televisione, lo confermano i cronisti radiotelevisivi, qualche giornalista, e addirittura scrittori e qualche professore. E, ormai, già anche i dizionari pubblicati dopo una certa data. Questo mio intervento, perciò, non pretende di modificare la convenzione, cioè il modo d'uso corrente, ma vuole che ognuno si ponga di fronte al problema in maniera critica. Ecco la lingua trasparente! Che, per quanto riguarda que- sto caso, almeno ci consente di leggere, e comprendere, un testo di appena ottanta anni fa. Questo ci fa capire un'altra co- sa, importantissima per la com- prensione del concetto di evo- luzione linguistica. Cioè che, attraverso l'uso che se ne fa, le parole vanno soggette a trasfor- marsi, e se non sempre si trasfor- mano sul piano fonetico o morfo-sintattico, spesso possono farlo su quello semantico (del significato). Cioè cambiano il loro significato. Fino a rovesciar- lo completamente, talvolta. Com'è il caso di "affatto". Che in questo momento storico si trova proprio nella sua fase di incertezza. (C'è chi lo usa in un modo e chi nell'altro). L'appuntamento è a tra una cinquantina d'anni per sapere quale sarà stato il suo esito. Il poeta triestino Umberto Saba