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GIOVEDÌ 5 GIUGNO 2014 www.italoamericano.com 13 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | D-Day, settant'anni dopo l'attacco a sorpresa degli americani che dalle spiagge della Normandia cambiò la storia Il vento frusta la costa. Parole appena sussurrate carezzano le tombe. La sabbia fa incetta di orme. Il cielo distingue promes- se. Il verde vegetale si riflette passeggero sulle gocce sbalzate. A terra, la stella bianca di un carro armato americano squarcia l'orizzonte visivo della memo- ria. Qui, nel nord della Francia, in Normandia, il 6 giugno 1944 prese il via l'Operazione Over- lord, la più grande invasione anfibia della Storia. Obiettivo delle truppe canadesi-anglo- americane, rovesciare il Terzo Reich di Adolf Hitler e stringer- lo in una micidiale morsa di accerchiamento. E così fu. "Il fascino dello sbarco in Normandia, che ne fa ancora og- gi uno dei grandi luoghi della memoria europei e americani, è lo spirito di crociata che lo ani- mò" analizza Marco Mondini, viotrasportati, e credeva non ul- timo lo stesso comandante in ca- po Dwight D. Eisenhower. Nel suo discorso alle truppe prima dell'avvio dell'operazio- ne, disse: Vi state imbarcando per una grande crociata. Gli oc- chi del mondo sono su di voi e le speranze e le preghiere di chiunque ami la libertà vi ac- compagnano. A voi spetta il compito di eliminare la tirannia nazista, liberare i popoli oppres- si d'Europa e donare a tutti noi la sicurezza in un mondo libe- ro". Viaggio nella Francia, costa normanna. Guardare la Manica è vedere materializzata la mattan- za di una guerra che nel solo sbarco costò la vita a migliaia di uomini, alcuni dei quali non riu- scirono nemmeno a toccare terra falciati dal fuoco tedesco. L'impresa fu ardua. Oltre al nemico, bisognava fare i conti anche con la marea e le alte du- Utah Beach, monumento commemorativo del D-Day (Ph. Luca Ferrari) È qualcosa di vivo. Essere qui è sentire qualcosa di vivo. Un luo- go di identificazione. Provo in- consciamente (e timidamente) a carezzare l'aria attorno a me. Negli sguardi degli altri pre- senti ci sono le pagine di un grande libro comune. Nessun varco. Nessun confine. Solo il contagio della pace più totale. Oggi, a settant'anni dall'inizio della fine di una delle più spieta- te dittature della storia dell'uma- nità, qui, in Normandia, il silen- zio esalta la vita. I caduti risor- gono ogni giorno nei racconti tramandati. Parafrasando le parole finali del film generazionale The Crow – Il Corvo (1994, di Alex Proyas): "La guerra brucia, la Sulla Utah Beach sbarcarono le truppe americane (Ph. Luca Ferrari) Cimitero di Colleville, Normandia luCa Ferrari docente di Storia Contempora- nea all'Università di Padova. "L'assalto alla – fortezza Eu- ropa – non era solo una grande battaglia. Era il modo di ingag- giare la lotta finale contro il na- zismo, percepito non solo come un nemico, ma come incarnazio- ne stessa del male. A questa mi- stica della liberazione credevano molti dei soldati imbarcati o a- ne. Passo dopo passo, tra bastio- ni e mezzi d'epoca, i pensieri presenti attingono al variegato passato di foto vis(su)te sui testi scolastici e in tempi più recenti sul web. I documentari, i film. Numerose le strutture museali realizzate lungo e attorno le cin- que spiagge dello sbarco. Partendo da ovest: Utah e Omaha (Usa), Gold (Uk), Juno (Canada) e Sword (Uk). Ma se i luoghi di memoria si assomiglia- no un po' tutti per ciò che viene mostrato, il Juno Beach Centre ha sposato la modernità nel nome della Storia. Il visitatore si ritroverà così catapultato dentro un mezzo di sbarco in perfetta ambientazione bellica. A dir poco toccante poi, il finale del filmato offerto al pubblico. Sulla spiaggia c'è una famiglia che cammina. I "grandi" spiegano ai "piccoli" cosa accadde qui 70 anni fa. Appena dietro di loro, ad ascoltare anch'essi, le anime dei caduti. Tutti insieme. Il viaggio della memoria in Normandia non può prescindere da una visita a Sainte Mère E- glise, nell'entroterra di Utah Be- ach, primo comune francese liberato dopo lo sbarco. Sul campanile dell'omonima chiesa c'è un monumento com- memorativo dedicato al paraca- dutista americano John Steele (1912-1969). Nel lanciarsi dal- l'aereo, la stoffa del tessuto s'im- pigliò sulla guglia. Fingendosi morto, riuscì a evitare di farsi uccidere, quindi continuò la guerra e tornò a casa sano e sal- vo. Se i musei istruiscono, tutt'al- tra "materia" domina i cimiteri militari, visitati da migliaia di persone in ogni stagione dell'an- no. I dati lasciano posto ai senti- menti. Nessuna domanda. Solo noi stessi. A dir poco imponente (70 ettari circa) il cimitero e monumento alla memoria ameri- cano a Colleville-sur-Mer, nei pressi di Omaha Beach. Un luogo, questo, visitato nel corso dei decenni da tutti i presi- denti statunitensi incluso l'attua- le Barack Obama, "sbarcato" qui nel 2009 in occasione del 65° anniversario del D-Day. Alternate alle migliaia di croci cristiane bianche ci sono anche paletti con in cima la stella di David. Ancora oggi dagli Stati Uniti vengono fatti mettere fiori freschi dinnanzi a molte di esse. Ancora oggi gli eroi caduti dello sbarco in Normandia sono nei cuori di chi vive oltreoceano. Sto vagando per il prato. C'è un silenzio differente. Palpabile. Utah Beach, mezzo anfibio usato per lo sbarco (Ph. Luca Ferrari) gente muore, ma la vera memo- ria è per sempre". Airborne Museum St.Mere Eglise, ricorda l'avventura del soldato che rimase impigliato in una guglia della chiesa ma fingendosi morto evitò la fucilazione