L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-5-2014

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GIOVEDÌ 5 GIUGNO 2014 www.italoamericano.com 25 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | williaM MolDuCCi Silvia Mezzanotte, la traduttrice dei sentimenti delle donne in musica e voce Silvia Mezzanotte ha esordito nel 1990, partecipando al Festi- val di Sanremo nella categoria giovani, con la canzone "Sarai grande". In seguito ha iniziato la collaborazione con artisti quali Laura Pausini, Francesco De Gregori, Andrea Bocelli e Mia Martini. Nel 1999 entra a far parte dei Matia Bazar, diventandone la front woman, con cui inciderà tre album, partecipando a tre edizio- ni del Festival di Sanremo e vin- cendo quella del 2002 con il brano "Messaggio d'amore". Nel 2006 pubblica il suo primo album da solista intitolato: "Il viaggio". Nello stesso periodo registra con Massimo Ranieri il duetto del brano "Perdere l'amo- re", inserito nell'album "Canto perché non so nuotare". L'anno successivo Ranieri la vuole nelle quattro puntate del suo show televisivo "Tutte donne tranne me". In seguito partecipa alla terza edizione del reality show musicale Music Farm su Rai 2. Nel 2008 pubblica il suo secondo cd: "Lunatica" e inizia un nuovo percorso teatrale con lo spettaco- lo "Regine", un recital nel quale omaggia le grandi interpreti della musica internazionale. Nello spettacolo canta, in sette lingue, le canzoni più belle delle grandi voci italiane e straniere, da Mina a Liza Minnelli. Il 20 settembre 2010 è la data storica della réunion con i Matia Bazar e del ritorno a Sanremo, con il brano "Sei tu", preceduto da un nuovo album: "Conse- guenza logica", con alcuni testi scritti da Adelio Cogliati, paro- liere storico di Eros Ramazzotti. Gli album da solista: "Il viag- gio" e "Lunatica", sono stati molto importanti nella sua car- riera, vuole parlarci di questi due progetti? Questi dischi rappresentano un periodo storico e artistico d'im- portanza sostanziale per la mia crescita. Entrambi mi hanno per- messo di parlare al femminile, raccontando la mia vita e quella delle donne, rendendomi quasi traduttrice dei sentimenti e delle emozioni al femminile. Da sem- pre penso che occorra un inter- prete per tradurre al mondo ma- schile ciò che davvero pensiamo. L'intento era utilizzare le emozio- ni del canto, per far arrivare dritto al cuore concetti non facili da esporre a parole. In particolare credo che "Lunatica" sia un album di straordinaria attualità. Ancora oggi ne sono molto fiera. Oltre all'attività insieme ai Matia Bazar, sta portando in giro "Regine", in cui interpreta, in chiave jazz, i grandi successi "femminili" della musica inter- nazionale, vuole parlarci di questo spettacolo? "Regine" mi dà l'opportunità di raccontarmi attraverso musica e parole. Parlo di me e di tutte le regine che celebro, tra affinità e diversità cercando di porre l'at- tenzione su concetti chiave, co- me la paura del giudizio della gente, l'insicurezza, la pessima necessità di dover dare più valore all'apparenza piuttosto che all'es- senza, tipica del mondo dello spettacolo. Inoltre, cantando in sette lingue, mi dà l'opportunità di continuare a studiare e a speri- mentare con la mia voce. In "Regine" uno dei momenti più emozionanti è quello in cui canta l'Ave Maria di Gounod, di cui ha scritto le parole in ita- liano. Qual è stato il suo ap- proccio nello scrivere questo testo? Ho voluto raccontarmi nella mia spiritualità. Ho cercato di scrivere una preghiera moderna, semplice, che mi permettesse di parlare a Maria senza dover alza- re gli occhi al cielo, ma vedendo- la seduta accanto a me, pronta a supportare il mio cammino, che come quello di tutti è fatto di alti e bassi, di voli altissimi e di cadute. Sanremo, sola o con i Matia, è sempre un'opportunità? Indubbiamente sì. Ma odio il televoto. Trasforma il festival in un reality show, e ancora una volta si vuole vedere il sangue... lo trovo terribile. Sono felice che Fabio Fazio abbia cambiato la formula della gara. E che non abbia chiamato i figli dei talent. Non ho nulla contro di loro, ma attraverso l'esercito di tele-vo- tanti, che trascinavano, riusciva- no sempre a rendere la competi- zione del tutto inefficace. Come si è trovata a lavorare con Massimo Ranieri, e con i grandi interpreti americani Al Jarreau e Michael Bolton? Sono stati tre momenti indi- menticabili. Lavorare in Italia con Ranieri è il top, con gli altri due lo è nel mondo. Si tratta di esperienze che porto nel cuore con emozione straordinaria. Recentemente sono stata in Canada e ho cantato "The pra- yer" in coppia con Michael Bol- ton. La comunità Italo - canadese di Toronto ci ha accolti a braccia aperte, con il cuore in mano e con una generosità encomiabile. L'occasione era rappresentata dalla trasmissione tv di Rai 1 "Una voce per Padre Pio nel mondo", che aveva lo scopo di raccogliere fondi per la "casa sollievo e della sofferenza" di San Giovanni Rotondo. Sapevo di cantare un brano meraviglioso, che ha vinto innu- merevoli premi, ma non ero pronta all'emozione che avrebbe scatenato in me l'unione della mia vocalità a quella di Michael Bolton. Quando abbiamo provato insieme la nostra canzone, è scat- tata quella magia che vince ogni diffidenza, anime che si esplora- no attraverso la voce. Poi final- mente durante l'esibizione, quel- la vera, di fronte alle telecamere e a un pubblico in sala di 5.000 persone, siamo arrivati entrambi, come un fiume in piena, ad un finale da standing ovation. Ecco un'altra delle emozioni della mia vita, che non dimenticherò, mai più. Grazie a Padre Pio e grazie a Michael. Silvia Mezzanotte, ha esordito nel 1990 al Festival di Sanremo Nel 2008 pubblica il suo secondo album, Lunatica L'eredità di Duke Ellington continua a segnare il passo: a Roma la sua meravigliosa Orchestra "In genere, il jazz è sempre stato come il tipo d'uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia". Parola del Duca, Duke Ellington, un uomo, un musicista e un'icona del jazz. Basta questo a dimostrate la portata di un evento come quel- lo tenutosi all'Auditorium Parco della Musica di Roma, sede dell'orchestra di Santa Cecilia, dove, la Duke Ellington Orche- stra si è esibita, ai quaranta anni dalla scomparsa del Duca, rega- lando uno dei più grandi con- certi degli ultimi anni. L'eredità musicale lasciata da Duke Ellington è passata nelle mani di intere generazioni che oggi conoscono, ballano e go- dono dei suoi suoni e delle e- mozioni che ne scaturiscono. In oltre 50 anni di carriera si esibì in ben 20 mila performan- ce, conquistò 13 Grammy Awards, un Premio Pulitzer, la Medaglia d'oro del Presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, la Legione d'Onore francese, oltre ai dottorati hono- ris causa dalle prestigiose Università di Howard e Yale. Un uomo che ebbe l'intelligen- za e la fortuna di circondarsi di talenti che seppe tenere insieme in una grande Orchestra con cui per oltre trent'anni ebbe un'intesa perfetta, ricavandone un sound unico e inconfondibi- le. Il fatto ancora più sorprenden- te è che oggi quell' Orchestra vive ancora; alla sua morte, il figlio Mercer, anche lui compo- sitore, ha saputo mantenerla in vita, e ora il nipote e produttore cinematografico Paul che ha affidato la direzione, secondo la clausola imposta da Mercer, a Tommy James, pianista di quel- la big band e in organico fin dal 1987. I presupposti per trasformare un concerto in un evento storico c'erano tutti, grazie all'estremo talento dei 18 elementi che com- pongono l'Orchestra, i quali hanno incantato una platea com- posta da giovani e meno giova- ni, catapultando i presenti nell'era dello swing, quando il Cotton Club si accendeva con la Duke Ellington con la sua leggendaria Orchestra di jazz La Duke Ellington Orchestra all'Auditorium parco della musica di Roma musica dei neri. Tra i pezzi suonati: It Don't Mean a Thing if it Ain't Got That Swing, Take the A train, Mood Indigo, Satin Doll, Caravan, In A Sentimental Mood e tanti altri… Molto più di un concerto importante. ValeNtiNa CalaBrese

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