L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-5-2014

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GIOVEDÌ 5 GIUGNO 2014 www.italoamericano.com 23 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | elisa Cuozzo Alla scoperta dell'Italia medievale: tra i cunicoli stretti e suggestivi che svelano il fascino di Orte Sotterranea Reminiscenze, rovine e usanze dell'Italia medievale: a 62 km da Roma, lontana dalle mete turistiche di massa, sorge la cit- tadina di Orte arroccata su una rupe tufacea che domina la valle del fiume Tevere. Il centro stori- co ha struttura compatta a pianta ellittica adattata alla forma del colle e le case periferiche si im- piantano direttamente sulle pare- ti a picco sulla valle. Luogo strategico per le vie di comunicazione, fin dalle origini Orte fu un importante porto flu- viale che in epoca romana di- venne centro vitale della rete stradale grazie al collegamento con Roma tramite la via Ameri- na. Raggiunse massimo splendo- re nel tardo Medioevo con l'ac- quisizione dello status di "libero comune" e dell'autonomia come sede episcopale, in seguito persa a favore della vicina Civita Ca- stellana. Ancora oggi Orte mantiene un ruolo fondamentale nella linea il noto centro di Orte Scalo. Tuttavia ciò che caratterizza questa cittadina in provincia di Viterbo è la sua storia millena- ria e l'ospitalità dei suoi abitan- ti, gli ortani, che ogni anno accolgono visitatori e gruppi scolastici con tour, visite guida- te e spettacoli in veste medieva- le per far conoscere la città, soprattutto nel suo fascino sot- terraneo. La visita ha inizio dalle co- lombaie: ambienti ipogei, rica- vati dalla rupe affacciata sulla valle del fiume Tevere, che ri- salgono al periodo medievale (a partire dal XII secolo), destinati all'allevamento di piccioni, uti- lizzati come pasto, ma anche come messaggeri. Dopo una breve passeggiata presso il Chiostro e la Chiesa di San Francesco, restaurata dopo la Seconda Guerra Mondiale, si arriva alla piazza principale: la Piazza della Libertà (o "Piazza Santa Maria") dominata dal- l'imponente cattedrale di Santa Maria Assunta, che affianca il basilica medievale, di cui con- serva l'impianto a tre navate, e fu aperta al culto nel 1721. Da Piazza Santa Maria si scen- de nel sottosuolo, in visita ai suggestivi cunicoli stretti e bassi, che attraversano Orte da un'estremità all'altra per 1600 metri. Queste cavità scavate arti- ficialmente nel tufo, pietra vul- canica, friabile, porosa e in grado di filtrare l'acqua, fin dall'epoca etrusca furono conce- pite per convogliare l'acqua pio- vana in cisterne e per soddisfare il fabbisogno idrico della città. I romani utilizzarono il prezio- so lavoro etrusco aggiungendovi un grande acquedotto sotterra- neo che raccoglieva l'acqua in quaranta cisterne, il doppio del necessario alle esigenze idriche degli abitanti. La città di Orte, infatti, si premuniva di un ingente rifornimento d'acqua per resistere a lunghi assedi. Durante la Seconda Guerra Mondiale gli stessi ambienti sot- terranei furono utilizzati come rifugi antibombardamento. In epoca medievale le opere etrusche furono utilizzate anche dalle confraternite, associazioni cristiane promotrici di azioni ed opere benefiche. Tra le confra- ternite ortane, quella di Santa Croce, nata nel 1159, si distinse per la fondazione di ospedali. Oggi conservatesi, le cantine degli ospedali riuniti di Orte fungevano da frigorifero per le derrate alimentari e da cisterne per le risorse idriche necessarie all'assistenza dei malati. In fondo alle cantine ospeda- liere, l'antica struttura del Pozzo di Neve, una delle poche opere di questo genere perfettamente conservata, aveva, a sua volta, la funzione di frigorifero natura- le per conservare cibo e medici- ne grazie alla neve raccolta in blocchi dai monti Cimini. Ritornati in superficie, una passeggiata per i caratteristici vicoli di Orte porta a terrazze che si affacciano sulla valle del Tevere e sulla campagna circo- stante. In piazza del Poggio si può ammirare l'incantevole "Casa di Giuda", antica residen- za di messer Evangelista Pietro Iaco Franceschini, considerato un traditore per aver dato ospi- talità a persone che erano state precedentemente espulse dalla città. Degni di nota sono i festeggia- menti dell'Ottava di Sant'Egidio (il santo patrono di Orte), che iniziano il 30 agosto e raggiun- gono il loro clou il 12 e 13 set- tembre. In occasione delle visite di gruppi scolastici o turistici, Piazza della Libertà si offre co- me scenario di esibizioni festo- se, con tamburi e sbandieratori, e tornei tra "cavalieri" in costu- me medievale organizzati dagli ortani, che coinvolgono gli stu- denti in visita. Le colombaie rupestri, ambienti ipogei per l'allevamento dei piccioni Sbandieratori e corteo storico in costume medievale a Orte stradale e ferroviaria con le fer- rovie Roma – Ancona e Firenze –Roma, dalle quali si è formato palazzo vescovile. L'attuale basilica fu costruita in sostituzione della precedente Le sette arcate del Ponte Buriano che si vedono anche alle spalle della Gioconda di Leonardo da Vinci La casa di Giuda, in piazza del Poggio a Orte Il celebre dipinto della Gioconda svela la geografia aretina: sullo sfondo ecco le sette arcate del Ponte Buriano Si trova sullo sfondo della Gioconda, il famoso dipinto di Leonardo conservato al Louvre di Parigi. Lo avete riconosciuto? Ponte Buriano è un ponte a schiena d'asino di stile romanico che attraversa l'Arno, il più im- portante fiume toscano che in questo tratto non è profondo, ma molto largo per il vicino invaso della Penna e perché la zona è abbastanza pianeggiate. Venne costruito in pieno Medioevo, a metà del 1200, quando Arezzo attraversava un periodo di gran- de prosperità. L'ampio specchio d'acqua sotto Ponte Buriano influisce molto sul fascino di quest'opera architettonica a cui si lavorò quasi quaranta anni, dal 1240 al 1277. Nei vari momenti del giorno e per la conseguente variazione della luce solare, Ponte Buriano appare come "un'opera d'arte mutevole". Leonardo da Vinci conosceva bene quel luogo e lo testimonia una sua mappa della zona con- servata a Windsor. Sopra le sue arcate passava l'antica via Cas- sia che collegava Roma, Chiusi, Arezzo e Firenze. L'intuizione più geniale è che questa zona dell'aretino con il Ponte Buriano è il paesaggio della Gioconda, della enigmatica Monnalisa. Dietro il suo volto sorridente si intravede il ponte a schiena d'asino e ancor più in lontananza ecco apparire i calan- chi del Valdarno, pinnacoli di argilla erosa detti "Balze". È una ulteriore prova che Leonardo aveva bene in mente la geografia di questi luoghi. Poco distante dal ponte l'Arno riceve le acque di un immissario, il canale della Chiana, nel quale confluiscono le acque dell'omo- nima valle. Se si risale il corso di questo canale, andando a ritroso, bisogna superare una serie di meandri e poi ci si infila in una gola, la Gola di Prato Antico. Se si osserva il lato sinistro della Gioconda, si vede un corso d'ac- qua con meandri che si infila in una stretta gola. Oggi tutta l'area rientra in una riserva naturalistica che si svi- luppa per circa 7 km di lunghez- za lungo il corso dell'Arno, dal ponte Buriano fino alla centrale elettrica a valle di una diga.

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